Il “servan” di via Cesana, a Torino

I decori di un palazzo del Borgo San Paolo evocano questo folletto dei boschi della tradizione piemontese

A Torino, in Borgo San Paolo, in via Cesana angolo via Vigone, si trova un palazzo con decori di qualche interesse. Realizzato in mattoni di paramano, bisognoso di una bella ripulita, questo edificio presenta un piano terra con negozi, portoni e portine prive di interesse perché privi di particolarità degna di nota. I decori, di ispirazione liberty, sono realizzati in litocemento e appaiono limitati alla riquadratura delle finestre. Non sono troppo elaborati e consistono, al primo piano, in una mazzo di fiori un po’ scolastici, sui quali senza esitazioni è stato anche disposto un cavo elettrico.


Al secondo piano, più elaborati, consistono in due teste di leone laterali con al centro un mascherone grottesco che ricorda una maschera del teatro romano, collegati da un mazzo di fiori.


I decori più interessanti sono quelli del terzo piano: un volto un po’ mefistofelico, con barbetta caprina e strane corna, mentre due serti di fiori gli fuoriescono dalle orecchie.


Quest’ultima figura ricorda un “servan”, personaggio della mitologia popolare piemontese in particolare delle Valli Occitane, del Monregalese e delle Langhe, che lo studioso Guido Araldo così definisce: «Un tempo si diceva che i servan fossero gli spiriti dei boschi, sovente dispettosi, qualcosa di simile ai folletti delle tradizioni nordiche. Ai tempi dei romani antichi i servan erano i custodi del “genius loci”…». Simili ai folletti, i “servan” del Piemonte davano talora prova di grande capacità nell’improvvisare dispetti e autentiche birichinate.


Sempre secondo Guido Araldo, rappresentazioni dei “servan” si trovano in capitelli della sacra di San Michele e della chiesa di Saliceto con caratteristiche simili a quelle del decoro di via Cesana: un volto che ricorda quello caprino del dio Pan, con due serti di fiori che gli fuoriescono dalle orecchie o dalla bocca. Araldo lo interpreta come simbolo  della vittoria della Natura malgrado gli sforzi degli uomini per dominarla.


Foto di Manfredo Cicolin. 

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Articolo pubblicato il 27/06/2017