L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : Dopoguerra, capitolo (o capitolazione) 4: pro-esodo

Come un migrante africano vedrebbe la Terra Promessa d’Europa, miraggio di fuga e salvezza dal deserto di rovine dei conflitti globali: viaggio dall’inferno al purgatorio?

Ci vorrebbe un gran coraggio a tirarsi indietro adesso!…

 

Sempre che i poliziotti o miliziani (chiamateli come vi pare), che ci scortano all’imbarco, non mi sparino alle spalle mentre tento di allontanarmi.

 

Sì, ci vorrebbe proprio un gran coraggio.

 

Dopo la dolorosa via crucis della quaresimale traversata del deserto. Fra inascoltate voces clamantes di disgraziati, menati “in caldo e ’n gelo”, giorno e notte, spesso costretti ad illudersi nel miraggio della speranza di fuggire dall’inferno per raggiungere l’immaginario paradiso di salvezza d’una Terra Promessa o Penisola Semifelice che probabilmente non c’è, molti restati sepolti sotto quella sabbia rovente. E voi che vi lamentate della canicola estiva, soffiata dall’anticiclone Lucifero col vento algerino, ironia della sorte!…

 

Dopo la simpatica ospitata presso l’affollato “prigionalbergo” libico, con ingresso gratuito (obbligato), uscita a pagamento (o in orizzontale) e “trattamenti speciali” inclusi nel prezzo.

 

Dopo i soldi spesi. Un buon smartphone satellitare per comunicare coi tuoi cari e con i mediatori e per disporre le transazioni pecuniarie necessarie. Centinaia o migliaia di dollari da donare o lasciarsi rubare - a colpi di accerchiamenti e botte-da-orbi nell’accecante solarità delle tenebre sahariane - ad ogni tappa del percorso. Risparmi dell’intero clan. Vagli a dire che li ho persi, sprecati, e ritorno a casa con la coda fra le gambe! Rammenterebbe la barzelletta del pazzo evaso che, avendo superato le sette alte recinzioni del carcere, arrivato all’ultima da scavalcare, “no, mo’ son troppo stanco, non reggo più!”, esclama, “rientro in cella e riprovo domani”. O magari - meglio - la storiella del tizio che, precipitando dal grattacielo, man mano che nella caduta passa da un piano all’altro, si ripete, per incoraggiarsi, “fin qui tutto bene, fin qui tutto bene…” (citazione del film L'odio, 1995, di Mathieu Kassovitz).

 

Non che la mia zona della nazione africana (il cui nome nessun saprà, onde evitare di facilitare un indesiderato rimpatrio all’alba) fosse afflitta da gravi belligeranze, persecuzioni o catastrofi. Semmai l’usuale decina di bibliche piaghette egizie. E i ratti della Raggi. Niente prospettive per un giovane, però. E La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, nonché d’Indipendenza Americana, non sostiene forse l’inviolabile prerogativa dell’individuo di cercare la realizzazione personale - e/o la felicità - spaziando liberamente in qualunque landa del Pianeta?

 

Bisogna aver fegato anche per salire al buio su ’sto gommone floscio. Stracolmo. Senza motore. “Tanto abbiamo già allertato i soccorritori, che vi vengono a prelevare non lontano dalla costa, non preoccupatevi, soddisfatti o rimborsati, ah, ah, ah!”, ci rassicurano gli umanissimi, scafati tour-operator della WhoMan Transport & Trading Co., Ltd. Dai fondali, le silenti masse di navigatori-galeotti, che riposano indisturbati in perpetuo domicilio-coatto nell’immenso cimitero del nostro mostro Mar dei Morti, nell’al-di-là tra Scilla, Cariddi e le Colonne d’Ercole, non possono smentire.

 

Una spintarella… e un tuffo nel liquido nulla. Nero. Bianco d’occhi ch’ondeggiano nei riflessi lunari. Stelline di schermi digitali illuminati.

 

Fortuna che, al termine d’un’attesa di parecchie ore orribili di incertezza e panico (con gente che manco era capace di nuotare), ci hanno geolocalizzati, trovati e caricati a bordo della nave-tra-ghetto di un’angelica ong, appena prima che ci rovesciassimo.

 

Approdo Italia.

 

Perché appunto il Belpaese, “dove ‘l sì suona”? Secondo vaghe notizie in rete, esso costituirebbe il ventre-molle del Vecchio (in)Continente; e l’amorevole, pacifica, spalancata Lampedusa sarebbe il suo “ombelico ribassato” (o l’aperto “Arschloch” - si confronti la traduzione -, per i nazi-volgarotti di madrelingua teutonico-austroungarica). Una futura legge sulla cittadinanza ai neonati ammalierebbe fanciulle incinte.

 

In sintonia con le risme d’armaioli, delinquenti, emiri, intrallazzatori, sfruttatori mondiali (si scelgano a piacimento le virgole e l’ordine) e in accordo alla disunione dell’Ue, gli amichevoli compaesani vostri che stan sulla collinetta d’élite hanno aggiornato la famosa esortazione mussoliniana, da “armiamoci e partite!” a “accogliamoli e ospitateli!”. Insomma, in prevalenza dimoreremo bivaccando nei quartieri periferici, sulle croste dei miseri autoctoni che lì abitano e soffrono, protestando inascoltati, innescando una guerra-tra-poveri, che rode “quei ch’un muro e una fossa serra”.

 

Il motivo? Noi migranti serviamo, transitivamente e intransitivamente, assai: sembra che forniamo fresche risorse boldriniane (?!?) per il sistema pensionistico demograficamente anzianotto (vigente il metodo contributivo, boh…) e calmieriamo i costi dei salari-elemosina che gli im-prenditori largiscono generosamente ai lavoratori fissi o precari; le onlus lucrano talvolta, rarissimamente, sui finanziamenti ad-hoc; la criminalità-organizzata (la sola cosa davvero organizzata che abbiate edificato, dunque non appellatela mafia in senso dispregiativo, per carità!) ci arruola quali schiavi-raccoglitori, spacciatori, calciatori eccetera (alle ragazze tocca di peggio, relazioni stradali); quando il “problema-emergenza” fosse risolto, alcuni gruppi parlamentari nemmeno figurerebbero, o dovrebbero di nuovo additare i napoletani.

 

Le pie formazioni ipercattoliche pro-famiglia hanno stimolato la concessione di agevolazioni economico-assistenziali e di graduatoria nel welfare ai coniugi con numerosi figli. Peccato che - ad onta degli scopi degli ideatori - a goderne specialmente risulteranno i prolifici maomettani e non le coppie cristiane, per niente devote al dio della procreazione Ogino-Knaus.

 

Presto, insh-Allah, i fratelli mussulmani saranno la maggioranza in Europa e applicheranno le regole coraniche pure ai miscredenti, precipuamente alle donne occidentali, che girano quasi svestite e sono sfrenatamente licenziose. Al momento, invece, essi essendo inurbati, stipati e sputati in putride banlieu dickensiane, non stupitevi poi se un tipo tranquillo e irreligioso d’acchito s’imbarbarisce e radicalizza, gli scattano i nervi e salta alle conclusioni, fiondandosi ad incassare una settantina di vergini.


Quanto scritto nel presente editoriale è pura finzione letteraria.

 


Enrico S. Laterza

(o chi per lui)


 

 

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Articolo pubblicato il 06/08/2017