Torino, La dignità negata. Anziani legati nei luoghi di cura

Riconoscere la figura del Caregiver familiare. Una proposta della presidente Gianna Gancia

La contenzione fisica meccanica, anche se finalizzata alla protezione dell’individuo, rappresenta un’evidente privazione della libertà personale e costituisce reato. Questo è uno dei temi discusso in un recente convegno organizzato dal consiglio regionale del Piemonte e dal Difensore civico regionale

Una pratica che continua, però, a essere diffusa nelle strutture sanitarie e nelle case di cura per anziani. Spesso giustificata, secondo chi la adotta, dall’esigenza di preservare l’incolumità del paziente.

Obiettivo dell’incontro è stato innanzitutto quello di far emergere un fenomeno sottaciuto, così come è stato definito dal Comitato nazionale di bioetica, sensibilizzando l’opinione pubblica, a partire dal mondo della politica e da quello dei medici e degli operatori socio-sanitari, affinché si individuino possibili soluzioni.

“Le cause di un fenomeno così difficilmente quantificabile sono numerose: la scarsa o nulla formazione universitaria e post-universitaria, l’incremento ormai esponenziale delle persone anziane, l’aumento dei soggetti con deficit cognitivi, il tema della responsabilità medica sotto il profilo legale e assicurativo”, ha affermato in apertura dei lavori Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato regionale per i diritti umani.

“Ma sullo sfondo, non dimentichiamolo, vi è la profonda crisi del modello sociale che ha retto il nucleo centrale della famiglia fino a pochi anni fa. Se gli anziani sempre più spesso vanno “ospiti” nelle strutture protette è semplicemente perché o sono rimasti soli o non esiste più un familiare di riferimento. Le difficoltà economiche fanno il resto. L’approfondimento del tema della contenzione costituisce dunque una scommessa in primo luogo con noi stessi e poi con la Società che, nel bene e nel male, rappresentiamo tutti”.

“Si tratta di un tema complesso, che richiede di trovare un punto di incontro fra le ragioni di tipo medico e quelle di tipo etico”, afferma l’avvocato Augusto Fierro. “La necessità di preservare i pazienti da rischi determinati da eventi accidentali o di autolesionismo deve comunque sempre confrontarsi con una considerazione più ampia del benessere del paziente e della sua qualità di vita.

Una delle vie percorribili, per cercare di porre rimedio, almeno parziale a questa triste realtà, sarebbe quella di riconoscere e tutelare la figura dei Caregiver familiari.

In tale senso la presidente del gruppo Lega Nord al consiglio regionale Gianna Gancia, ha presentato un ordine del giorno affinché «La Giunta sostenga il riconoscimento della figura del caregiver familiare, sollecitando l’iter parlamentare del disegno di legge 2128/XVII che giace in senato dal novembre 2015».

«Il caregiver familiare – spiega Gancia – è colui che, volontariamente e gratuitamente in funzione di un legame affettivo, si prende cura di una persona cara con gravi disabilità. Il caregiver fa, dunque, una precisa scelta d’amore, che deve necessariamente essere valorizzata e sostenuta dallo stato».

 «Chi decide di dedicarsi totalmente ad un familiare non autosufficiente è spesso vittima di un forte stress psicologico e vive in una quasi completa abnegazione, compromettendo, di fatto, i propri bisogni fondamentali. Per queste ragioni, conclude Gancia, chiediamo al Consiglio di attivarsi in favore dei caregiver familiari, a cui vanno riconosciute al più presto tutele adeguate».

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Articolo pubblicato il 02/10/2017