La “tassa AirBnB” respinta

Si riparta dal confronto

Da rivedere la tassa sugli affitti brevi (meno di 30 giorni), la cosiddetta “tassa AirBnB”, cedolare secca al 21%, introdotta con la manovra di primavera (legge 96/2017).

Secondo l'Antitrust “appare potenzialmente idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute negative sui consumatori finali dei servizi di locazione breve”. Pertanto nel breve termine il Tar del Lazio dovrà programmare un’udienza per valutare le questioni sollevate da Airbnb Ireland Unlimited Company e Airbnb Payments Uk Limited

Il public policy manager della società in Italia Alessandro Tommasi osserva che “ora tocca al Governo cogliere forte e chiaro il messaggio arrivato dal Tribunale e dall’Authority, prendendo definitivamente atto che il testo così com’è non funziona e che cerotti messi all’ultimo minuto non faranno che peggiorare la situazione. Si riparta dal confronto: quella attuale è una legge approvata dopo una riformulazione notturna e frettolosa; si eviti di ripetere l’errore e la si ripensi integralmente. Siamo come sempre disponibili a fare la nostra parte in questo processo”.

Insiste sulla vicenda anche l’Antitrust: il “potenziale minor ricorso delle piattaforme telematiche a forme digitali di pagamento nell'ambito delle locazioni brevi potrebbe penalizzare i consumatori finali conducendo a una minore ampiezza e varietà dell'offerta, nonché avere un possibile impatto negativo sulla domanda stessa”.

Suggerendo poi di rivedere la normativa, prevedendo “misure meno onerose per i soggetti coinvolti”.

Diventa complicato riuscire a bilanciare equamente le istanze dei concorrenti non digitali da chi invece si muove e prospera grazie al Web. Per quanto sia doveroso normare tali settori, occorre elaborare una legge che non vada a sopprimere la concorrenza, in un senso o nell’altro, ma possa altresì incentivare l’investimento.

L.V.C.

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Articolo pubblicato il 15/12/2017