Coltivare il futuro. I giovani scelgono l'agricoltura per costruire impresa

Un dato di sicuro interesse destinato a crescere

Sono oltre 10mila i giovani che hanno scelto di mettersi in gioco, con la creazione d'impresa, nell'agricoltura. Questo è uno dei dati più interessanti diffusi, nelle settimane scorse, tracciando un bilancio sullo stato dell'imprenditoria e del lavoro in Italia nell'anno appena archiviato, dalla Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi.

Si può parlare di un boom, in termini generali e nei vari settori, dell’imprenditoria giovanile. Nel 2017, sono sorte circa 300 imprese giovanili al giorno lungo tutta la penisola (circa 110mila), pari al 30,5% di tutte le imprese iscritte.

Il numero dei giovani che fanno impresa in Italia, questo è un numero che ha un valore che porta a evidenziarlo, supera quello di coloro che lasciano il Paese: “Stando agli ultimi dati Istat disponibili - riferiscono dalla Camera di Commercio - nel 2016, sono stati circa 61mila i giovani emigrati, tra 18 e 39 anni, che hanno trasferito la propria residenza all’estero, mentre si contano circa 114mila imprese giovanili (18 – 34 anni) che hanno aperto un’attività in proprio nel 2016″.

I territori con il maggior numero di imprese giovani iscritte nel 2017 sono: Roma (8.276), Napoli (7.073), Milano (5.594) e Torino (3.312).

In questo quadro complessivo, l'agricoltura gioca la parte del leone: è il settore che ha fatto registrare l’incremento maggiore , come confermano anche i dati di Coldiretti.

Da un’analisi condotta dall’associazione, infatti, emerge infatti che l’Italia con 53.475 imprese agricole italiane condotte da under 35 è al vertice in Europa nel numero di giovani in agricoltura, con un aumento del 9% nel terzo trimestre 2017.

“Le aziende agricole dei giovani – spiega Coldiretti – possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più.

Si tratta di che stanno puntando su quelle caratteristiche di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina e che hanno permesso all’export agroalimentare italiano di toccare la storica soglia di 41 miliardi di euro nell’ultimo anno”.

Per coltivare il futuro, insomma, i giovani si rivolgono non secondariamente all'agricoltura.

Marco Margrita

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Articolo pubblicato il 16/02/2018