La cultura è industria

Tutto il mondo dell'impresa lavori a soluzioni nuove nel settore

"C’è questa idea della cultura come ozio, piacere, divertimento, svago, senza sapere che è uno dei motori economici del nostro Paese e per questo va valorizzata.

Qualcuno in Italia disse che “con la cultura non si mangia”. Ma è un’industria che produce valore al pari delle altre industrie. Però servono soluzioni nuove". È Paolo Petrocelli, 33enne manager al Teatro dell'Opera di Roma, a porre così in rilievo la funzione economica del settore cultura, anche nella veste di presidente dell'Unesco Italian Youth Forum, organizzazione che ha riunito circa trecento sui delegati a Matera, da venerdì a ieri.

Un lavoro di confronto e condivisione, quello nella prossimo Capitale Europea della Cultura, che ha prodotto una “Carta” con un elenco di proposte da presentare sulla scrivania del futuro governo.

Proposte che vogliono essere stimolo a concretizzare quelle "soluzioni nuove" per un settore che va davvero visto come una "rilevante industria" per il nostro Paese, che è quello che ha il maggior numero di siti Patrimonio Culturali dell'Umanità Unesco (ben 53).

Secondo il presidente dei "giovani Unesco", la sfida è "vivere il patrimonio, ripensarlo, capire come proiettarlo nel futuro, rendendolo più accessibile, con soluzioni innovative. Prendi un sito archeologico. Non basta tenere in piedi la pietra, bisogna farla vivere".

Un maggior dinamismo: qualunque governo avremo, questo dovrà dimostrare. Sapendo, innanzitutto, costruire sinergie con il privato e il Terzo settore. Vincendo, insieme, tanto la tentazione dell'astratto accademismo quanto quella della brutale mercificazione consumistica.

Il mondo dell'impresa, tutto, non può non considerare e riflettere sull'autot cultura, reale supporto a un ruolo planetario della nostra Italia.

Marco Margrita

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Articolo pubblicato il 26/02/2018