AI e robot: una sfida per la Politica

L'Intelligenza Artificiale e le sue implicazioni sugli attuali modelli sociali ed economici

Sicuramente qualcuno potrebbe parlare di una moderna forma di millenarismo, ma gli allarmi lanciati all’indirizzo della robotizzazione del lavoro e dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale vanno colti e affrontati. Osserva Cosimo Accoto del Mit “uomo e macchina non esistono in sé, ma si ridefiniscono nella relazione”. È chiaro che esista un rapporto dinamico tra l’Uomo e il lavoro e nel momento in cui questo viene profondamente mutato dall’AI, non può che avere ripercussioni anche sull’umano e sulla società.

Per quanto le fotografie del prossimo futuro sull’occupazione e sulla robotizzazione sfumino dalla più nefasta alla più ottimistica, pare esserci un minimo comune denominatore: la perdita di posti lavoro. Infatti, secondo l’indagine ESDE (Employment and Social Developments in Europe) 2018, oggi l’ammontare dei robot impiegati nell’industria manifatturiera europea è di circa 430 mila unità. In Germania in 25 anni il numero è quadruplicato e “una percentuale che oscilla tra il 37% e il 69% dei lavori potrebbe essere parzialmente automatizzata nel prossimo futuro”. In base a un’altra indagine, Uk Economic Outlook, di PricewaterhouseCoopers (Pwc) a beneficiare dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, capace di estrapolare le proprie regole dai dati, sarà l’ambito sanitario: nei prossimi 20 anni nel Regno Unito questo ambito vedrà un aumento del 22% cui ne seguirà un analogo crollo nei campi manifatturiero e trasporti.

Ad avviso di chi scrive è difficile credere che a un così rapido sviluppo della tecnologia corrisponda un altrettanto veloce riposizionamento della mappa dei lavori tale da assorbire la disoccupazione prodotta dall’automazione.

In questi tempi si è sentito parlare di tassa sui robot. In Corea del Sud, nazione all’avanguardia sotto questo punto di vista, si è deciso di ridurre le agevolazioni per le aziende che hanno investito molto sulla robotica: una sorta di tassa all’inverso. Diventa quindi evidente che la sfida dei prossimi anni per la Politica è dare un indirizzo a questo fenomeno, distinguendo così, secondo una nota analisi, il Politico che pensa solo alle prossime elezioni dallo Statista che pensa a decadi avvenire.

 

L.V.C.

(Immagine di copertina tratta da BiMag)

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Articolo pubblicato il 08/08/2018