"Intreccio"
La trama dei colori è fitta,
come quella di un arcobaleno ripiegato su se stesso
per avvolgere il cielo,
come la mattina trafitta
dai colori dell'aurora,
quando l'oro del carro di Febo
sostituisce il diafano argento
della corrugata Selene.
E l'altro carro
libera a uno a uno i suoi sette cavalli siderei,
lasciandoli,
puntini,
scomparire liberi nel dilagante celeste del giorno.
Dove il tenue vermiglio annega in rosee strisce di cielo.
Non c'è divisione che separi le linee:
alla vista esse si susseguono
come le seriche braccia di un bosco ombroso,
che dall'intrico del contorto fondo
si apra agli spazi ariosi della radura.
Lì la luce investe l'ombra
e la dipinge con i colori accesi di un frutto maturo.
Lo sbuffo dell'intreccio
è la velocità dello sguardo,
e dei pensieri
che il movimento cromatico porta con sé.
È una Musica che risuona,
perenne
nelle salite e discese dei timbri.
E i silenzi non esistono,
perché anche le pause sono canto.
L'amalgama colorata
corrisponde all'ansa sinuosa di un fiume
di parole:
che di nuovo raccoglie a monte
le schegge di cuore
ammassate a valle
rotolando.
La fine è l'inizio di una onda
che affonda nei colorati abissi
dell'anima,
dove i guizzanti pensieri
fioriscono
in una primavera senza fine.
Come la Poesia.
Come questa poesia,
che non è finita
ma solo abbandonata.
Sara Garino
(Copertina: fotografia)
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Articolo pubblicato il 05/09/2018