L'infinito bisogno della Poesia

"La danza"

La spiaggia

è un liscio tappeto di silice

che striscia

gentile

l’onda del mare.

 

L’acqua tutto ricopre,

con la cadenza di un respiro,

indurendo quel soffice manto

ove nessuna impronta è eterna.

 

Neanche gli schiaffi di Poseidone,

resi impetuosi dagli alti scogli paurosi,

lasciano,

scrosciando,

traccia.

 

Zefiro gonfia la vela vicina

e un bianco lenzuolo

si distende verso il porto sicuro.

 

Più candido della sabbia,

che riflette l’immoto pallore lunare.

E il vento sussurra…

E il mare con lui…

 

Sei volte

la più corta onda del tempo

deve far sentire la sua voce,

prima che la danza finisca,

e il mare torni a sedere

in platea

accanto alla terra.

 

Così come al cielo

anche alla terra

tendono le nostre vite,

mentre gli acerbi pensieri

di un riposo ombroso

vengono interrotti

dal fatale cammino

di un frutto maturo.

 

E noi ci aggrappiamo alla terra,

con il lento scivolare

del piede

che massaggia la sabbia.

 

Mentre attorcigliati gomitoli di alghe

rotolano nella luce,

parendo più leggeri

del turbinio che le fa danzare.

 

Si guardano due gabbiani,

ballerini muti

nel loro tumultuoso sbattere d’ali per volare.

 

Ancora posati su di una mattonella,

dello stesso colore della terra carnosa:

alzando lo sguardo

al loro celeste giaciglio di stelle.

 

 

di Sara Garino

 

(Copertina: Marc Chagall, La paix, 1947)

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Articolo pubblicato il 17/09/2018