Sindacati di filiera

Il recente Rapporto del Censis indica una strada glocal alle rappresentanze d'impresa (che vale anche per i sindacati)

In un'ampia e puntuale disamina sullo stato di salute dei corpi intermedi ai tempi della disintermediazione, ieri sul Corsera, Dario Di Vico fa parlare ancora Giuseppe De Rita sui temi del recente Rapporto Censis.
 
Il sociologo richiama quanto già sostenuto: " i corpi intermedi italiani sono stati legati sempre all’orizzontalità, le categorie marciavano di pari passo con i sistemi locali. Oggi i processi di mercato esaltano invece la verticalità, la globalizzazione, la spinta ad esportare".
 
Evoca, quindi, una prospettiva di filiera, con un esempio che parte da un caso piemontese: "chi produce peperoni a Carmagnola non ha più interesse a dialogare con gli altri produttori locali ma vuole parlare con gli uomini della logistica, con i manager dell’export, con lo chef che userà i peperoni per lanciare ricette creative. E’ tutto un movimento che va in verticale. E questo processo scava molto più della disintermediazione di Renzi o di Salvini. Per sopravvivere i corpi intermedi dovranno ripensarsi e diventare dei sindacati di filiera". 
 
Non più simile con il simile o il ripiegamento sul territorio, piuttosto l'esplorazione di metodi che determinano sviluppo e rappresentanza nella connessione tra il globale e il locale.
 
Questa strategia è sicuramente decisiva per l'Italia "comunità di comunità", non solo per le associazioni datoriali ma anche per i sindacati (soggetti cui è chiesto di ritrovarsi in un "patto dei produttori" che dia peso specifico al "Sistema Paese"). Percorsi come questi, almeno tentativamente, hanno visto impegnato Dai Impresa con opportuna trasversalità.
 
La filiera è il processo da innescare anche per ricostruire una democrazia del e nel lavoro.
 
D.C.
 
(Immagine in copertina tratta da Assomais)

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Articolo pubblicato il 17/12/2018