Torino. L’apogeo del Classicismo
Enrico Casazza

Undicesimo e ultimo concerto della tredicesima edizione di Regie Sinfonie, la stagione di musica antica e barocca organizzata dai Musici di Santa Pelagia.

Venerdì 14 giugno 2019 alle ore 21 nella Chiesa di Santa Pelagia di Via San Massimo 21 Regie Sinfonie chiuderà la sua tredicesima edizione e darà l’appuntamento al suo pubblico al prossimo mese di novembre con l’ultimo dei quattro concerti dei Giovani dell’Academia Montis Regalis, la prestigiosa formazione di strumenti originali con sede a Mondovì, che questa volta sarà guidata da Enrico Casazza, unanimemente considerato dalla stampa specializzata tra più autorevoli interpreti del repertorio preromantico, che può vantare al suo attivo prestigiose collaborazioni presso alcune delle istituzioni musicali più importanti del mondo.

Il programma è interamente imperniato sulla produzione di Wolfgang Amadeus Mozart, proponendo tre belle opere della prima maturità del grande compositore salisburghese.

Dopo il brillante Divertimento in re maggiore K.136, l’ensemble monregalese eseguirà il famoso Concerto in la maggiore per violino e orchestra K.219, l’ultimo dei cinque scritti da Mozart, che vedrà esibirsi in veste solistica lo stesso Casazza, e l’incantevole Sinfonia n. 29 K.201, una pagina intrisa di una meravigliosa freschezza, che esprime nella maniera migliore lo spirito del Classicismo viennese. 

 

Programma della serata

 

L’APOGEO DEL CLASSICISMO

 

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)

Divertimento in re maggiore per archi K.136 (Sinfonia di Salisburgo n. 1)

Allegro – Andante – Presto

 

Concerto in la maggiore per violino e orchestra K.219

Allegro aperto – Adagio – Rondò. Tempo di Minuetto

 

Sinfonia n. 29 in la maggiore K.201

Allegro moderato – Andante –Minuetto – Allegro con spirito

 

I Giovani dell’Academia Montis Regalis

 

Enrico Casazza, violino e direzione

 

Il prezzo dei biglietti è di 10 euro (ridotti 6 euro). Per avere ulteriori informazioni, si può inviare una mail all’indirizzo info@musicidisantapelagia.com

 

Nota di Sala

 

La storia della musica comprende alcuni compositori dotati di un tale carisma da segnare per sempre un periodo, al punto di farlo quasi identificare con loro stessi. In molti casi questi colossi portarono la musica a un livello talmente alto da rendere impossibile proseguire sullo stesso stile, come avvenne nel caso di Giovanni Pierluigi da Palestrina, la cui produzione sacra concluse di fatto l’epoca rinascimentale, e Johann Sebastian Bach, che con i suoi irraggiungibili capolavori fece letteralmente il vuoto intorno a sé, obbligando gli autori delle generazioni successive a ripartire da altre basi.

 

A questa schiera di geni universali appartiene di diritto anche Wolfgang Amadeus Mozart, che – a dispetto della breve durata della sua esistenza – con la vertiginosa doppia fuga del Finale della Jupiter condusse il Classicismo viennese a una assoluta perfezione sia sotto il profilo formale sia sotto l’aspetto dei contenuti.

Nel corso degli anni molti critici e appassionati si sono chiesti quali risultati avrebbe potuto raggiungere il grande Salisburghese se gli fosse stato concesso di vivere più dei suoi 35 anni. Si tratta di una domanda a cui è impossibile dare una risposta, in quanto con il suo genio cristallino avrebbe potuto rivoluzionare completamente la musica, oppure esaurire la sua ispirazione e ritirarsi a vita privata come fece in seguito Rossini.

 

Ci rimane così il dubbio di cosa avrebbe potuto essere ma non è stato, ma – per fare in modo che tutto questo non resti un esercizio retorico fine a se stesso – si può provare ad ascoltare con rinnovata attenzione le opere della sua giovinezza e della prima maturità, per entrare nel suo laboratorio privato e cercare di intuirne gli sviluppi futuri. In questo modo, queste opere assumono una valenza maggiore di quella che molti tendono ad attribuirle oggi, come semplici “gradini” di una scala al cui vertice stanno le ultime sinfonie, il Requiem e le opere su libretto di Da Ponte.

 

Composto nel 1772, il Divertimento K.136 è l’opera sorprendentemente matura di un Mozart appena sedicenne, un lavoro forse non appariscente come altri, nella sua scrittura per soli archi, ma con una conduzione brillante e ormai del tutto matura e un piglio che procede con briosa agilità, senza perdersi in eccessi verbosi. In realtà, più che di un divertimento – genere “leggero” per antonomasia, composto da un gran numero di movimenti – si tratta di una sinfonia in miniatura, scritta nell’imminenza del terzo viaggio in Italia, che all’occorrenza avrebbe potuto essere sviluppata senza sforzo con l’aggiunta dei fiati nei movimenti estremi.

 

Questa ipotesi sembra venire avvalorata dallo stile molto vicino a quello delle coeve sinfonie d’opera italiane, strutturate in tre movimenti dal carattere contrastante. Più in particolare, l’Allegro iniziale è pervaso da una coinvolgente allure virtuosistica, che fa pendant con la vitalità quasi concitata del Finale, mentre nell’Andante centrale si può riconoscere l’aggraziato lirismo dei capolavori successivi, una contemplazione serena e distesa, ancora priva del sottile senso di inquietudine del futuro.

 

Portato a termine sul finire del 1775, il Concerto K.219 è il quinto e ultimo concerto per violino e orchestra scritto da Mozart e una delle opere di maggiore riferimento di questo genere, almeno fino all’avvento della generazione romantica. Strutturato in forma-sonata, l’Allegro aperto iniziale rivela uno slancio fresco e corroborante, che si espande in una molteplicità di affascinanti idee melodiche.

 

Dopo l’introduzione orchestrale, per l’ingresso dello strumento solista Mozart non si limitò a una semplice ripresa di uno dei temi proposti in precedenza, ma inserì un Adagio di sei battute di straordinaria intensità e dal carattere quasi improvvisatorio. Si tratta di una scelta del tutto al di fuori dagli schemi, che dimostra come il diciannovenne compositore fosse ormai pronto a misurarsi con le convenzioni accademiche dell’epoca.

 Da quel punto in avanti, il movimento procede con il consueto brio, come se nulla fosse, confermando la forte personalità dell’autore (chissà cosa avrà pensato papà Leopold?).

 

Il successivo Adagio presenta una storia interessante, in quanto venne giudicato da Antonio Brunetti, primo violino dell’orchestra di Salisburgo, troppo ricercato (quasi fosse un difetto), un fatto che spinse Mozart a scriverne un altro, l’Adagio K.261, un brano indipendente che può costituirne di fatto una versione alternativa.

 

Nell’Adagio originale Mozart crea un’atmosfera raccolta e dal delicato intimismo, mantenendosi sempre su toni misurati, che nulla concedono a melensaggini e svenevolezze.

Il movimento conclusivo si ricollega a quel gusto per le “turcherie” che stava affermandosi come uno dei temi più alla moda dell’epoca e che aveva già trovato proseliti in Franz Joseph Haydn e Christoph Willibald Gluck.

 

 È bene sottolineare che la “musica turca” di Mozart non ha nessun riferimento con il vero mondo orientale, ma è un frutto dell’immaginazione dell’autore salisburghese, che – magari basandosi sul folklore ungherese e balcanico – volle ricreare in questo modo l’atmosfera chiassosa e festaiola su cui sarebbe tornato in seguito oltre che nel Ratto dal serraglio anche nel celebre Rondò della Sonata per pianoforte K.331.

 

Academia Montis Regalis

 

La Fondazione Academia Montis Regalis è un’istituzione piemontese impegnata da vent’anni nella diffusione della musica antica, nel 1994 ha dato vita a un’orchestra barocca e classica con l’intento di promuovere il repertorio sei-settecentesco secondo criteri storici e con l’utilizzo di strumenti originali.

 

È nata così l’Academia Montis Regalis, che fin dall’inizio della propria attività è stata diretta dai più importanti specialisti internazionali nel campo della musica antica tra cui Ton Koopman, Jordi Savall, Christopher Hogwood, Reinhard Goebel, Monica Huggett, Luigi Mangiocavallo, Enrico Gatti, Alessandro De Marchi e molti altri.

Negli anni successivi l’Orchestra ha iniziato un importante sodalizio discografico con la casa francese OPUS 111 ed è stata invitata dall’Unione Musicale di Torino a collaborare alla realizzazione della rassegna concertistica l’Altro Suono, dedicata interamente alla musica antica. Queste collaborazioni hanno dato prestigio e visibilità all’Orchestra, divenuta una realtà professionale tra le più apprezzate a livello nazionale e internazionale, con presenze regolari presso alcune istituzioni concertistiche e festival di grande importanza.

 

Molti sono inoltre i riconoscimenti ottenuti in campo internazionale per quanto concerne l'attività discografica: Diapason d’Or, Choc Musique, Gramophone Choice. Da alcuni anni l’Academia Montis Regalis ha affidato il ruolo di direttore stabile ad Alessandro De Marchi, affermato direttore d’orchestra italiano con il quale l’orchestra ha partecipato a un importante progetto discografico, la Vivaldi Edition, che ha come scopo l’incisione di tutti i manoscritti vivaldiani conservati presso la Biblioteca Nazionale di Torino.

 

Il primo CD della collezione, la Juditha Triumphans, realizzato dall'Academia Montis Regalis ha riscosso un successo straordinario in tutto il mondo. A questa prima incisione se ne sono aggiunte altre quattro fra cui l’opera teatrale Orlando finto pazzo e una serie di concerti per violino e archi realizzati con Enrico Onofri. In seguito l’orchestra ha registrato per l’etichetta inglese Hyperion il Trionfo del Tempo e del Disinganno di Händel,Giovanni Battista di Alessandro Stradella e il Davidis pugna et victoria di Alessandro Scarlatti. Dal 2010 l’Academia Montis Regalis è il gruppo residente presso il prestigioso Festival Innsbrucker Festwochen dove ogni anno mette in scena un'opera barocca e realizza progetti cameristici. Le quattro opere eseguite fino a ora, l’Olimpiade di Pergolesi, il Flavius Bertaridus di Telemann, la Stellidaura Vendicante di Provenzale e La Clemenza di Tito di Mozart, sono state accolte trionfalmente dalla critica internazionale e sono state registrate dal vivo da Sony Classic.

 

Nel corso del 2013 l’Academia Montis Regalis ha inciso due CD con i controtenori David Hansen e Franco Fagioli, rispettivamente con le case discografiche Sony Classic e Naïve. È stata ospite del Festival di Potsdam Sans-Souci e nel mese di ottobre eseguirà un'opera di Provenzale presso il Theater an der Wien di Vienna. Nel 2005 l'Academia Montis Regalis ha conseguito il Premio Abbiati per l'attività artistica svolta nel settore della musica antica.

 

Enrico Casazza

Adriese, compie gli studi musicali presso il Conservatorio della sua città, diplomandosi in violino con il massimo dei voti sotto la guida di Andrea Vio. Nel 1984 e 1985 vince due borse di studio quale migliore allievo dello stesso Conservatorio.

Ha conseguito il perfezionamento con i maestri Carlo Chiarappa, Pavel Vernikov, Dino Asciolla, Franco Gulli e Giuliano Carmignola. Nel 1985 vince il Concorso Internazionale di Stresa e il Concorso Nazionale di Cento di Ferrara. Dà inizio a una brillante carriera concertistica, specializzandosi nel repertorio con strumenti antichi e suonando con musicisti quali Fabio Biondi, Rinaldo Alessandrini, Giovanni Guglielmo, Enrico Gatti, Andreas Scholl, Sandrine Piau, Ian Bostridge, Alan Curtis, Kenneth Gilbert, Ottavio Dantone e sotto la direzione di Christopher Hogwood, Luciano Berio, Piero Bellugi e Peter Maag.

Ha eseguito e inciso per la casa discografica Denon i duetti per due violini di Luciano Berio con il violinista Carlo Chiarappa. Primo violino e direttore dell’Ensemble La Magnifica Comunità, ha collaborato con numerose formazioni orchestrali e da camera, tra cui Accademia Bizantina (con la quale ha effettuato registrazioni per la RAI e la casa discografica Frequenz) e nel ruolo di violino di spalla e concertatore con l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra Filarmonia Veneta, I Virtuosi Italiani, l’Orchestra Milano Classica, l’Ensemble Matheus, l’Arte dell’Arco, Modo Antiquo, Europa Galante (con la quale ha inciso numerosi CD per le etichette Opus 111 ed EMI).

Specializzatosi in violino barocco e prassi esecutiva antica con Giuliano Carmignola, Fabio Biondi ed Elisabeth Wallfisch, ha intrapreso un’intensa attività didattica che lo vede impegnato nella veste di docente nei corsi speciali per il Biennio di secondo livello presso i Conservatori “Antonio Buzzolla” di Adria e “Giuseppe Tartini” di Trieste. Recentemente è stato invitato a tenere una masterclass di musica antica presso il Vasser College di Hammond negli Stati Uniti e corsi di alto perfezionamento a San Marino, San Raffaele Cimena (Torino) e Cles (Trento).

 

 

 

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Articolo pubblicato il 11/06/2019