Sherlock Holmes e la Sindone

Un libro di Rino Cammilleri presenta l’infallibile investigatore privato della Londra vittoriana a Torino, per indagare sul furto della Sindone

Esiste una sterminata produzione di “apocrifi” di Sherlock Holmes cioè libri che hanno come protagonista questo investigatore privato della Londra vittoriana ma che non sono stati scritti dal suo inventore Arthur Conan Doyle. Sono molti anche gli apocrifi scritti da autori italiani e, fra questi, vogliamo ricordare “Sherlock Holmes e il misterioso caso di Ippolito Nievo” perché ci presenta Sherlock Holmes che indaga a Torino sul furto della Sindone.

 

Questo libro è di Rino Cammilleri, è apparso nel 2000 per le edizioni San Paolo, e descrive Holmes coinvolto in una indagine che gli fa incontrare Don Giovanni Bosco a Torino.

 

C’è di mezzo il furto della Sindone e una congiura borbonica, con complicate deviazioni massoniche, un’antica setta rediviva e un lugubre culto pagano emerso dalla notte dei tempi.

 

Non si tratta di un apocrifo “tradizionale” che ricalca la linea narrativa di Arthur Conan Doyle (l’insieme dei suoi romanzi e racconti holmesiani, che viene indicato come “Canone”) ma appartiene a quel filone di apocrifi definiti come “sperimentali”, perché chi li scrive forza l’assetto del Canone, pur tentando di mantenersi entro le sue tematiche, aggiorna la figura di Holmes e propone la sua opera, convinto di continuare l’opera di Arthur Conan Doyle.

 

Nel caso dell’apocrifo di Cammilleri, è presente un ulteriore livello di lettura oltre a quello poliziesco: l’autore, infatti, ha dichiarato di voler mettere a confronto il positivismo ottocentesco, rappresentato da Holmes, e il pensiero cattolico, rappresentato da Don Bosco.

 

In questo senso il libro è stato apprezzato in alcuni ambienti cattolici.

 

Ma poiché si presenta come un apocrifo holmesiano, tanto più che nel 2014 è stato ripubblicato da Mondadori come un “giallo”, la valutazione del libro di Cammilleri deve essere fatta in prevalenza sui suoi aspetti di romanzo poliziesco che ha come protagonista Sherlock Holmes.

 

Sherlock Holmes e il misterioso caso di Ippolito Nievo”, alla sua comparsa nel 2000, non sembrava aver incontrato il gusto degli holmesiani. Dure critiche erano venute da Luca Martinelli, uno dei più insigni cultori italiani di Sherlock Holmes. Martinelli spiegava che la vicenda si svolge nel 1892, quando Holmes era all’estero e creduto morto, che Watson parla in modo irriverente della regina Vittoria, che i due amici sono descritti come pieni di debiti tanto da non poter pagare l’affitto alla signora Hudson da due anni.

 

Non si tratterebbe quindi di un apocrifo ma di un falso, concludeva Martinelli dichiarando di essersi fermato alla lettura del primo capitolo.

 

Nel recensire l’edizione Mondadori del 2014, Martinelli afferma di aver completato la lettura ma di aver provato «Una gran delusione», tanto più che «questa avventura […] non spiega il mistero della misteriosa morte di Ippolito Nievo e […] narra invece del furto della Sindone, di massoneria, di Beati Paoli e altre sette discorrendo».

 

Dopo aver ricordato questa curiosa connessione tra Sherlock Holmes e la Sindone, non è il caso di dilungarsi in ulteriori considerazioni, tanto più che - se a qualcuno può interessare – concordo col giudizio di Martinelli: personalmente apprezzo molto Cammilleri ma giudico questo suo libro poco avvincente e pochissimo holmesiano, anche se è sicuramente molto dotto, ben documentato, sapientemente polemico e sostiene idee revisioniste risorgimentali spesso condivisibili.

 

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Articolo pubblicato il 22/06/2019