Pamparato (CN) - La Scuola Violinistica Piemontese

Il Festival dei Saraceni rende omaggio ai grandi violinisti piemontesi del XVIII secolo con un raffinato concerto dell’Accademia del Santo Spirito

Periodo ricchissimo di musica a Pamparato, che questa settimana oltre ai Corsi di Musica Antica – giunti come il Festival dei Saraceni alla cinquantaduesima edizione – ospita ben tre concerti, quello dell’ensemble Didone abbandonata, di cui si è dato ampio spazio in un precedente articolo, quello dedicato alla scuola violinistica piemontese che vedrà protagonista l’Accademia del Santo Spirito, realtà storica della musica antica torinese, giovedì 18 luglio alle ore 21 nell’Oratorio di Sant’Antonio, e il meraviglioso King Arthur di Henry Purcell, che chiuderà in gloria la settimana sabato 20 nella Chiesa di San Biagio.

 

Il firmamento musicale dell’Italia rinascimentale e barocca venne illuminato non solo dagli astri luminosissimi di Napoli, Roma e Venezia, ma anche da un gran numero di stelle più piccole, ma non per questo meno affascinanti come la Mantova dei Gonzaga, la Ferrara degli Este, la Parma dei Farnese e molte altre, che ospitarono le corti raffinate di alcuni dei più grandi mecenati delle arti di tutti i tempi.

 In questa lista manca spesso il nome di Torino, che ebbe la sfortuna di trovarsi in una posizione troppo periferica, che per giunta la vide spesso coinvolta dal passaggio degli eserciti che per oltre tre secoli si diedero battaglia per il predominio sul nostro paese, dalle guerre d’Italia del XVI secolo fino all’epopea napoleonica.

 

Questa posizione permise però alla capitale sabauda di diventare un importante trait d’union con il regno di Francia, un fatto che in ambito musicale si concretizzò nello sviluppo di una fiorente scuola violinistica, che si sarebbe affermata a livello europeo nel corso del XIX secolo con Giovanni Battista Viotti, impareggiabile virtuoso originario di Fontanetto Po, Giovanni Battista Polledro, violinista che ebbe l’onore di esibirsi addirittura con Ludwig van Beethoven, e la saviglianese Teresa Milanollo, che prima di sposare il generale Parmentier ottenne una serie di clamorosi successi presso l’esigente pubblico parigino.

 

Questo concerto prende in esame la generazione precedente di questa scuola non ancora apprezzata secondo il suo reale valore, partendo anzi da quello che fu il maestro indiscusso di tutti i compositori attivi nella prima metà del XVIII secolo, vale a dire Arcangelo Corelli.

 

Dopo essere giunto a Roma, Corelli si dedicò alacremente all’insegnamento e alla composizione, ponendo l’accento – a differenza della quasi totalità dei grandi compositori barocchi – più sulla qualità che sulla quantità. Da questa maniacale ricerca della perfezione derivarono in settant’anni di vita appena sei numeri d’opera, corrispondenti a 72 sonate e concerti, ai quali bisogna ancora aggiungere un pugno di altri brani, che si pongono in netto contrasto con le centinaia (in alcuni casi come Telemann addirittura migliaia) di opere degli autori suoi contemporanei.

 

Date alle stampe nel 1685, le Sonate a tre op. 2 sono strutturate secondo il modello della sonata da camera, con un preludio dal carattere astratto seguito da una serie di danze dal carattere contrastante come l’allemanda, la corrente, la sarabanda, la gavotta e la giga, una regola a cui fa eccezione l’ultima opera della racconta, la Sonata n. 12 in sol maggiore, un brano strutturato in un solo movimento, una ciaccona ricca di personalità, diventata giustamente uno dei capisaldi della letteratura violinistica settecentesca.

 

Tra gli innumerevoli allievi di Corelli si distinse il torinese Giovanni Battista Somis, fratello maggiore di Giovanni Lorenzo, anch’egli violinista e compositore di buon talento.

 

Il maggiore dei Somis viene ricordato oggi soprattutto per essere stato nel 1740 uno dei maggiori protagonisti dell’inaugurazione del Teatro Regio di Torino, avendo diretto l’orchestra nel sontuoso allestimento dell’Arsace di Francesco Feo, al quale prese parte anche Giovanni Carestini, castrato ormai sulla strada del tramonto, che nella prima fase della sua carriera aveva avuto l’onore di tenere a battesimo a Londra alcune delle opere più famose di Händel, come Ariodante e Alcina.

 

Spesso però si tende a dimenticare che Somis fu anche un compositore molto prolifico, come dimostrano i suoi oltre 150 concerti per violino e ben otto raccolte a stampa di sonate da camera, tra le quali spicca l’opera 4, pubblicata nel 1726 a Parigi e dedicata al cardinale Pietro Ottoboni, nella quale il compositore torinese diede prova della sua capacità di fare coesistere gli apparentemente inconciliabili stili francese e italiano (un obiettivo che più o meno negli stessi anni veniva vagheggiato da François Couperin ne Les goût réunis) in una scrittura brillante e – sotto molti punti di vista – molto originale e innovativa.

 

Per finire, da un italiano in Francia come Somis, passiamo a un francese in Italia, ossia Jean-Marie Leclair, virtuoso di sbalorditivo talento originario di Lione, che si trasferì ancora molto giovane a Torino, dove conobbe tra gli altri Giovanni Battista Somis ed ebbe modo di apprezzare lo stimolante ambiente musicale torinese. Penalizzato da un carattere bizzoso e molto difficile, che talvolta sconfinò nella più cupa misantropia, Leclair è passato alla storia per il fatto di essere morto da solo, dimenticato ed evitato da tutti.

 

Quando il suo corpo venne ritrovato, si scoprì che negli estremi spasimi dell’agonia il compositore aveva stretto a sé il suo unico vero affetto, uno Stradivari rosso, sul quale era rimasta una incancellabile macchia scura, lasciata dalla sua mano. Per un insondabile gioco del destino, dopo lunghe peregrinazioni questo prezioso strumento ha fatto ritorno nel Piemonte in cui aveva vissuto per anni il suo primo proprietario e oggi appartiene al violinista saluzzese Guido Rimonda, attuale direttore della Camerata Ducale di Vercelli.

 

 

IL PROGRAMMA

 

Arcangelo Corelli (1653-1713)

Sonata in re maggiore per due violini e basso continuo op. II n. 1

Allemanda Adagio – Corrente Allegro – Giga Allegro

 

Giovanni Battista Somis (1686-1763)

Sonata in do maggiore per violino e basso continuo op. IV n. 4

Adagio – Allegro – Allegro assai

 

Jean-Marie Leclair (1697-1764)

Première récréation de musique d'une execution facile in re maggiore op. 6

Ouverture Gravement Vivement – Gracieusemente Sans Lenteur – Forlane – Menuet I e II – Gavotte Tendrement – Passepied I e II – Sarabande Sans Lenteur – Chaconne

 

Giovanni Battista Somis

Sonata in do maggiore per violino e basso continuo op. IV n. 7

Largo – Allegro – Allegro assai

 

Arcangelo Corelli

Sonata in sol maggiore per due violini e basso continuo op. II n. 12

Ciaccona

 

 

GLI INTERPRETI

 

Ensemble strumentale dell’Accademia del Santo Spirito

 

Alessandro Conrado, Paola Nervi, violini

Massimo Barrera, violoncello

Andrea Banaudi, clavicembalo

 

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Articolo pubblicato il 17/07/2019