8 agosto 1902: nasce a Torino il giurista Mario Allara

Il più giovane Rettore dell’Ateneo torinese tiene questa carica per più di un quarto di secolo – ideatore di Palazzo Nuovo, come nuova sede delle Facoltà umanistiche

Mario Allara nasce a Torino, l’8 agosto 1902 da una famiglia originaria di Murisengo (Alessandria). Si laurea in giurisprudenza a Palermo, poi insegna nelle Università di Camerino, Parma, Venezia e Genova, fino al 1935 quando è chiamato alla cattedra di diritto civile della Facoltà giuridica di Torino, dove tiene anche, per incarico, l’insegnamento di istituzioni di diritto privato. Per quei tempi una eccezionale carriera.

Mi ha fatto uno strano effetto parlare del professor Allara che nel 1969, quando mi sono iscritto all’Università, era il Magnifico Rettore: non ne avevo nessun preciso ricordo ma soltanto vaghe reminiscenze. Per questo ricordo ho consultato il Dizionario Biografico degli Italiani dove sono documentate le tappe della sua carriera con il poco allettante elenco delle pubblicazioni e che permette eventuali approfondimenti. È stata più fruttuosa la consultazione dell’archivio de “La Stampa” on line ed è risultato provvidenziale il ritrovamento in rete del vissuto articolo del professor Pier Franco Quaglieni “Allara, un Magnifico giurista” che mi ha permesso un inquadramento dell’illustre docente nell’ambito accademico torinese evidenziandone anche aspetti caratteriali altrimenti ormai sconosciuti.

Il professor Giuseppe Grosso, nella sua commemorazione pubblicata su “La Stampa” al momento della morte scrive che Allara, «in tempo di dittatura più volte aveva saputo con coraggio prendere posizione in difesa dell’Università e della serietà della scienza e della scuola». Sempre di severità inflessibile, boccia i federali fascisti di Imperia e di Bari e il massimo gerarca del partito di Alessandria deve ripresentarsi più volte all’esame.

Sempre secondo il professor Grosso, nel periodo resistenziale, Allara partecipa attivamente alla lotta. È rappresentante del PLI (Partito Liberale Italiano) nel CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Murisengo. Al Referendum è fautore della monarchia e successivamente è candidato, mai eletto, del PLI poi della DC (Democrazia Cristiana).

Nell’immediato dopoguerra Allara è nominato prorettore dell’Università di Torino per coadiuvare il rettore Luigi Einaudi, divenuto governatore della Banca d’Italia. Dal 1° novembre 1945 è eletto Rettore dell’Ateneo torinese, il più giovane. Verrà riconfermato in questa carica ogni triennio per oltre un quarto di secolo. Deve affrontare i problemi della ricostruzione dell’Università confrontandosi con grandi difficoltà di natura finanziaria e burocratiche. Il discusso Palazzo Nuovo di via via Sant’Ottavio, nuova sede delle Facoltà umanistiche, è una delle soluzioni da lui ideate.

Allara prosegue nell’insegnamento di diritto civile all’Università di Torino fino alla morte (1973) e assume una certa fama fra i giuristi italiani.

Per conoscere la sua attività di docente ricorriamo alla rievocazione di Franco Piccinelli: […] Mario Allara aveva una bella chioma bruna con qualche civetteria bianca, portava abiti in prevalenza blu e la giacca a doppio petto. Dai polsini si evidenziava un orologio d’acciaio, forse un Omega, forse un Longines, o magari un meno pretenzioso Tissot. Non alto, di pelle scura, il suo testo d’Istituzioni di diritto civile era quanto di più ostico si presentasse alla mente umana. Potevi magari sapere alla lettera le ottocento e passa pagine, che di anno in anno crescevano, delle sue dispense pubblicate con sadico piacere da Giappichelli, ma se ti era sfuggita una Nota, su quella Nota ripetevi l’esame.

Una severità d’altri tempi anche per quei tempi. Ma lo ricordo con affetto e rispetto (Franco Piccinelli, Allara una severità d’altri tempi, Stampa Sera, 9 settembre 1991).

Un ricordo affettuoso e rispettoso che non è poi largamente condiviso.

Anche nel turbolento periodo del Sessantotto, Allara mantiene la sua severità inflessibile. Come ricorda Quaglieni, «si oppose con coraggio e con fermezza alla contestazione […] Ricordo personalmente di averlo visto passare sorridente, direi indifferente, tra due ali di studenti che lo insultavano alzando il pugno chiuso, dimostrando una calma olimpica, quasi non li sentisse e non li vedesse». Allara riceve lettere di minaccia. Nella notte del 25-26 febbraio 1968, esplode una bomba in via Casteggio n. 11, in borgata Crimea, a poca distanza dalla sua casa, in via Cosseria n. 11.

Quaglieni che lo definisce «vero gentiluomo piemontese» e «autentico maestro», ricorda che «Allara, per il suo carattere cristallino e intransigente e a volte implacabilmente ironico e sferzante, lasciò infatti dietro di sé molti nemici» e parla di una negativa «vulgata creata da parte dei suoi studenti».

Guido Viale, leader dell’occupazione a Palazzo Campana, rievoca in un suo scritto i «professori da zero in condotta» tra i quali Mario Allara, titolare della cattedra di diritto privato, che scarabocchiava l’intera pagina del libretto mentre altri lo lanciavano sul fondo dell’Aula Magna. Queste affermazioni sono riprese da Alberto Papuzzi su “La Stampa” del 29 aprile 1998.

Questo atteggiamento è così definito da Quaglieni: «… per molti anni la sua persona era stata oggetto di attacchi ingenerosi anche da parte di molti suoi colleghi universitari, per non dire delle campagne di stampa volte a demolirne la figura».

Forse in questo clima è nata la leggenda metropolitana di un suo arresto operato una sera dal mitico maresciallo Gerardo Rizzo della Questura torinese. Qualcuno sosteneva che il poliziotto aveva rischiato un trasferimento punitivo… Questa diceria è stata ricordata anche in occasione della morte di Rizzo: «Intorno a lui è fiorita una fitta aneddotica. “Si dice anche - scherzava tra il divertito e l’imbarazzato - che io abbia fermato, una notte, il rettore magnifico dell’Università, Allara”. E non si è mai riusciti a capire se fosse una smentita o una conferma». (“Stampa Sera”, 15 ottobre 1988).

L’attività di Rettore di Allara, iniziata dal 1° novembre 1945 viene troncata da una indagine giudiziaria che lo vede imputato di concorso in peculato con quattordici professori di Medicina, direttori di cliniche universitarie, accusati di non versare alla cassa universitaria quanto incassavano dai pazienti o ricevevano tramite gli ospedali a norma delle convenzioni. Gli inquirenti riconoscono esplicitamente che Allara non ha ricavato vantaggi materiali ma lo considerano correo. Viene sospeso dalla carica di Rettore, il 3 ottobre 1971, ma non dall’insegnamento.

Questa accusa, come scrive Quaglieni, costituisce un «grave torto che un uomo integro come lui subì […] fiero della sua totale innocenza, si rifiutò persino di nominare un avvocato di fiducia e si avvalse del difensore d’ufficio».

Le sue condizioni di salute peggiorano, dai primi di dicembre 1972 per quello che al tempo si definisce “un male incurabile” viene ricoverato all’Ospedale delle Molinette di Torino dove muore il 7 giugno 1973 assistito dal fratello.

La morte non gli permette di dimostrare appieno la sua innocenza anche se al processo, come ricorda Quaglieni, «gran parte dei clinici indagati venne assolto e i restanti vennero riconosciuti innocenti in appello». Già il professor Grosso, nel suo necrologio, aveva ricordato che, secondo l’articolo 27 della Costituzione, non si è colpevole fino a condanna definitiva.

Nella primavera 2002 – ricorda Quaglieni - l’Università di Torino ha ricordato il centenario della nascita di Allara con un convegno e l’intitolazione di una sala importante del Rettorato ma i giornali non hanno dato rilievo alla notizia e questo centenario è passato quasi del tutto inosservato: «… dal killeraggio nei confronti di Allara si passò al silenzio di norma riservato a chi è scomodo anche dopo morto».

Questo mio modestissimo ricordo, per forza di cose basato su dati bibliografici, non cambierà certo questa deplorevole situazione ma ho voluto comunque scriverlo pensando che, senza la prematura morte del professor Allara, oggi avrei la sua firma sul mio diploma di laurea.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 08/08/2019