A pič dei monti: La chiesina di Pian Castagna in Germagnano (TO)

Di Alessandro Mella

Ai piedi delle Valli di Lanzo, quasi ne fosse porta più del comune illustre che ha dato nome alle valli stesse, sorge la comunità di Germagnano.

Il capoluogo è ben distribuito lungo l’arteria principale, ma vanta alcune caratteristiche frazioni:

Sul principio del secolo XIII Germagnano, separandosi da Lanzo, si eresse in comune autonomo. Nel 1621 già si trova con gli altri comuni delle Valli nell'atto in cui il marchese d'Este fa ad essi importanti concessioni. Il capoluogo trovasi a m. 485 sul livello del mare e dista km. 34 da Torino (...). Oltre il Capoluogo, il comune conta le seguenti frazioni: Pian Castagno, Pian Bausano, Castagnole, situate sulla destra della Stura verso la Valle di Viù, Funghera sulla sinistra della Stura. (1)

Lasciando alle spalle il capoluogo, passando la Stura sul ponte che funge da lato sinistro del bivio tra la Val di Viù e quella d’Ala, si scorge una piccola via a ridosso del secondo tornante e questa conduce nella frazione oggi detta Pian Castagna.

Un nome che non stupisce data l’abbondanza di castagni i quali, per molti secoli, ebbero un ruolo fondamentale nei fragili equilibri alimentari alpestri.

Il gruppo di case si trova in posizione assai felice ed è ragionevole ritenere che anticamente vi vivessero molte più persone e che ciò unitamente ai disagi, inevitabili in specie nel periodo invernale, per raggiungere il capoluogo avessero spinto gli abitanti ad erigervi una cappella ove potersi dedicare alla preghiera in un tempo in cui la fede aveva un ruolo molto importante nella vita personale e sociale.

Si sa per certo che la chiesa esisteva nel 1764, anno indicato sulla facciata a memoria della sua edificazione o forse del restauro di una costruzione precedente. Di certo il barocco settecentesco piemontese influenzò i costruttori. Fu dedicata a sant’Antonio ed a san Pancrazio.

In occasione della visita pastorale del 1° ottobre 1769 il mons. Rorengo di Rorà relazionò di come gli interni fossero ancora in attesa d’essere ultimati. Notizia che farebbe propendere verso la costruzione ex novo dell’edificio cinque anni prima.

Di essa diede cenno il sindaco (maire) al Prefetto del Dipartimento del Po in una lettera del 7 dicembre 1813 al tempo in cui il Piemonte era stato annesso all’Impero Francese di Napoleone I. (2)

Sul finire del XIX secolo sotto la copertura a lato della pianta principale fu installato un interessante torchio latino, o torchio di Catone, che probabilmente veniva utilizzato dai residenti per la produzione di vino poiché la zona era l’unica, nelle Valli di Lanzo, a produrne e ad essere munita di terrazzamenti per la viticultura.

La piccola chiesa si affaccia alla strada e cattura lo sguardo con il suo vivace colore giallo, il bel tetto in lòse ed il piccolo campanile frontale. Sulla facciata principale, ben restaurati e tutelati, si vedono una meridiana, il dipinto con le effigi dei santi patroni ed il motto “Suspice  caelum ut agricola” (Guarda il cielo come il contadino).

Si tratta di un edificio religioso di modeste dimensioni ma di grande fascino e bellezza e la cui armoniosa presenza viene amplificata dalle preziose cure e dalle generose attenzioni degli abitanti desiderosi di proteggere un bene secolare, pieno di storia, testimone di un passato romantico e pieno di passione e fede dei loro antenati. Non a caso, ogni anno a gennaio, vi si tengono celebrazioni in onore di sant’Antonio. Un modo importante per tenere vivo un prezioso frammento del passato dei nostri monti!

Alessandro Mella

NOTE

1) Notizie delle Valli di Lanzo, Giovanni e Pasquale Milone, Tipografia Palatina, Torino, 1911, p. 196.

2) Molte notizie sono tratte dal pannello esplicativo posto a ridosso dell’opera.

 

 

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Articolo pubblicato il 14/02/2024