Fazio si dimette dall’Ordine dei giornalisti per spot Tim, ma quelli precedenti non contano?

Fabio Fazio è stato segnalato all’ordine dopo la messa in onda dello spot e ora, probabilmente per evitare sanzioni, si è dimesso dall’ordine. Il conduttore però era già stato protagonista di molti spot

In seguito alle polemiche che l’hanno visto coinvolto, Fabio Fazio ha deciso ieri di dimettersi dall’ordine dei giornalisti pubblicisti – in realtà molti si sono chiesti “ah, perché era un giornalista?” – in cui era iscritto: quello della Liguria.

Per quale ragione? Perché il conduttore ha prestato la sua immagine per uno spot della Tim, percependo un lauto compenso: un’azione vietata ai giornalisti, che possono prestare il loro volto solo per iniziative senza scopo di lucro, di beneficenza al massimo.

Contro Fabio Fazio, in seguito alla sua scelta di apparire nello spot, è piovuto un esposto, arrivato da “Giornalisti Italiani su Facebook” e che ha scatenato la polemica dei telespettatori e degli internauti, giornalisti e non.

Non sembra tuttavia che la maggioranza delle persone ricordi che in realtà Fazio aveva già precedentemente prestato la sua immagine per degli spot: dal 1993 al 1994 per Dash, pubblicità nella quale il popolare conduttore si presentava davanti alla porta di ignare massaie a chiedere loro di mostrargli un capo bianco lavato con quel detersivo; dal 1998 fino al 2003 è stato protagonista delle pubblicità per Il Gioco del Lotto, perché “vincere è un gioco” – e a quanto pare non solo quello aggiungiamo noi – ma ridicolmente, all’epoca di San Remo, si schierò contro le slot che la stessa società installa.  

Povero Fazio, magari è solo un uomo molto confuso.

La decisione di dimettersi, Fazio l’ha comunicata con una lettera a Paganini, direttore dell’Ordine della Liguria, bloccando così l’iter del Consiglio di Disciplina, che quasi certamente lo avrebbe sanzionato. A detta del conduttore però, l’Ordine dei giornalisti era già informato della questione: Fazio avrebbe infatti scritto una lettera al Consiglio chiedendo se potesse partecipare allo spot, sostenendo che, in caso di risposta negativa avrebbe abbandonato l’Ordine.

Non abbiamo la certezza che le parole del conduttore siano fondate, ma anche lo fossero, non sarebbe certamente giustificato, le Carte Deontologiche parlano chiaro: “il protocollo d'intesa, firmato il 14 aprile 1988 da giornalisti, agenzie di pubblicità e associazioni di pubbliche relazioni, chiarisce il ruolo del giornalista dinanzi al problema degli inserti, degli annunci, degli spot e stabilisce che i messaggi pubblicitari devono essere sempre e comunque distinguibili dai testi giornalistici. Al giornalista è vietato fare pubblicità, a meno che non sia a titolo gratuito e nell’ambito di iniziative che non abbiano carattere speculativo”.

Inutile quindi scrivere all’Ordine per chiedere un simile “strappo” alla regola.

Viene lecito in ogni caso, porsi delle domande sull’operatività e funzionalità dell’Ordine stesso, dati i precedenti di Fazio e visti quanti “giornalisti” iscritti all’Ordine sono inattivi da anni oppure non rispettano le regole previste: non tutti i “giornalisti” comunque si chiamano Fabio Fazio e hanno fama nazionale, ma sarebbe comunque buona consuetudine (ovviamente segnalare questi giornalisti), controllarli e quando necessario sanzionarli. Tuttavia sarebbero tante le buone consuetudini che sempre più appaiono dimenticate dall’Odg o perché non dirlo, anche mai praticate, ma questa sarebbe un’altra lunga storia e un altro (sicuramente più lungo) articolo.

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Articolo pubblicato il 21/01/2016