I ricercatori del MIT hanno “hackerato” le cellule viventi: tra le applicazioni la cura del cancro e delle malattie delle piante

Una conquista che potrebbe ridimensionare e cambiare totalmente le nostre concezioni della medicina. Il primo batterio trattato è il famoso e diffusissimo Escherichia coli

Il 2016 potrebbe già essere un altro grande anno per la scienza: i ricercatori del MIT (Massachusetts Istitute of Technology) di Boston sono riusciti a “hackerare” le cellule viventi.

Questo comporta il poterle riprogrammare in modo da farle svolgere ciò che si desidera, non portarci una limonata ovviamente, ma magari curare il cancro. Gli straordinari risultati di questa ricerca sono stati pubblicati su Science.

In pratica sono riusciti a fare qualcosa che fino a non troppi anni fa si pensava impossibile, come riscrivere il codice genetico di batteri, cambiando le loro funzioni, un po’ come fossero computer.

Christopher Voigt, docente di Ingegneria biologica al MIT ha spiegato che “si utilizza un linguaggio basato su testo, proprio come quelli usati in informatica, lo si compila e si trasforma in una sequenza di Dna, che poi si inserisce nella cellula. Le istruzioni contenute verranno eseguite all'interno della cellula”.

A quanto spiegato dal ricercatore, si tratta di un linguaggio molto semplice da utilizzare. Al punto che potrebbe anche essere “usato anche da uno studente di liceo: basta premere un tasto e si realizza una sequenza di Dna e i nostri risultati sono una tappa importante nelle ricerche in materia”, sostiene lo scienziato e non abbiamo dubbi, aggiungiamo noi.

Il primo batterio riprogrammato dagli scienziati è il noto Escherichia coli: cui, nello specifico, sono stati finora programmati 60 circuiti con diverse funzioni.

Esse protrebbero trovare applicazione persino in campo in ambientale nella lotta alle malattie delle piante, con batteri che rilasciano sostanze insetticide quando queste siano attaccate da parassiti o insetti.

Insomma sentiremo ancora molto parlare di questo studio, nel frattempo auguriamo buon lavoro a questi e a tutti i ricercatori italiani e stranieri, veri eroi dell’epoca contemporanea.

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Articolo pubblicato il 28/04/2016