L'angolo della satira del Prof. Giancarlo Pavetto - Politicanti vicini e lontani

Non solo le belle famiglie Renzi e Boschi

Mario Draghi ha detto: l’euro è irrevocabile. Ma non ha detto: se l’euro viene abolito, si dilegua la mia poltrona  ed il posto che occupo….

Circola furtivo nella “provincia granda” uno strano individuo. Ex bancario, segugio di Monti in scelta civica e parlamentare di quella miseria  che resta di quel movimento. Racconta di avere infarcito tutti i paesi del cuneese di buoni africani. Ma teme di essere riconosciuto e per questo ogni volta che prende parte ad un talk show si mimetizza. In principio era senza barba. Poi si è dotato di una barbetta. Poi per dimostrare la sua vicinanza  per gli immigrati, specie se musulmani, si è fatto crescere una barba da IMAM. Qualcuno negli ultimi tempi deve averlo riconosciuto. Ed allora si è munito di due enormi baffi scuri che lo rendono più simile a Giuseppe Vissarianovic detto Stalin che al suo mentore Mario Monti. Non si rende conto che lo chiamano in televisione perché lui porta voti all’opposizione populista. Si chiama Rabino Mariano.

Le dinasty italiane.  Un illustre esempio di nepotismo liberale a Mondovì. Il genitore che dopo aver fatto e disfatto i resti di un partito cosiddetto liberale, saltando da un partito all’altro, è diventato ministro della sanità nel primo governo Berlusconi. Come tale, ha dichiarato guerra senza quartiere al parto cesareo. Senza sapere, lui avvocato, quali conseguenze può portare al neonato un parto distocico.

Il figliolo, covato in famiglia, è comparso nell’agone politico come “figlio di”. Ha scalato un partito, poi non contento del livello raggiunto, ha fatto il profugo (è detto il profugo di Mondovì) ed è arrivato alla poltrona in una cricca di suoi simili. Di lui si può ricordare solo il blocco, con degli oscuri cavilli, della legge sull’eccesso di legittima difesa. Ora la legge giace e gli italiani hanno il divieto da parte dei giudici di difendersi dai delinquenti.  Lui intanto viaggia con la scorta.

Si chiama Enrico Costa, e l’hanno eletto nella “provincia granda”.

Un’altra discussa dinastia. Sono padre e figlia. Il padre Pier Carlo Padoan è un segugio di Renzi. Appare spesso nei telegiornali con la sua espressione di rospetto contrito. Il suo compito, da ministro, è quello di raccogliere soldi da spendere per salvare banche del PD, accogliere e sistemare neri africani, poter consentire a Renzi di dare mance e mancette. Aumenta tasse ed accise ma afferma di continuo che le diminuisce. Dice senza scomporsi che lo spread è “sgarbato”. Nostro signore deve aver perso la pazienza se gli ha messo in famiglia la figlia Veronica. Che dopo avere aizzato, contro il governo di cui fa parte suo padre, torme di immigrati, ha condotto a scontrarsi con la polizia, capeggiandoli, munita di megafono, quelli più violenti ed esagitati. Ottima dinastia davvero.

La bontà del ministro Marco Minniti è ormai nota e forse superiore a quella di papa Bergoglio, che viene oramai contestato da tutte le parti. Sia RAI che Mediaset ora alleati lo hanno concelebrato per la sua ardita riforma del problema dell’immigrazione. In primis ha abolito i CIE e li ha sostituiti   con i CPR che sono la stessa cosa. Accoglieranno milleseicento immigrati in tutto. Sta pensando cosa fare del restante mezzo milione di “risorse” e di come convincerle a pagarci le pensioni, come assicurano nei talk show tutte le ragazzotte renziane. Per Intanto, il buon Minniti dice che gli immigrati dovranno lavorare, Gratis naturalmente. Non saranno pagati. Gli sarà solo corrisposta quella che il  Minniti chiama indennità di tirocinio, di soli 450 euro. Lui sostiene che si tratta di euro anomali che come tali non verranno sottratti agli italiani.

Marco Minniti, secondo il Gerardo, che con voce imperiosa e gracidante dirige al mattino su RAI3 Agorà, è senza dubbio l’uomo della provvidenza nel campo dell’immigrazione. Il ministro, dotato di acume e di intelligenza superiore a tutti quelli del suo partito, pare abbia varato tre decisivi provvedimenti. Innanzitutto ha cambiato nome ai CIE trasformandoli, lui dice, in CPR o centri permanenti per il rimpatrio. Poi ha deciso di applicare lo SPRAR distribuendo con serietà gli immigrati in tutti gli ottomila comuni del paese. Lui è certo che lì troveranno lavoro e potranno soddisfare il loro bisogno di “affetto” con le donne italiane. Infine il provvedimento principe, celebrato ogni mattina dal Gerardo: il DASPO che i sindaci potranno intimare ai cattivoni. I quali, convocati in comune, riceveranno dalle mani del sindaco un foglio su cui c’è scritto che devono andare a delinquere in un altro comune.

 

 

    

 

 

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Articolo pubblicato il 17/02/2017