Eventi climatici nuovi o che si ripresentano regolarmente?

Il passato ci offre tragiche realtà per riflettere

Il 2017 sarà ricordato dalla statistica climatologica come un anno particolarmente caratterizzato da eventi negativi estremi quali siccità, incendi naturali e dolosi, danni rilevanti alla produzione agricolo-alimentare, agli allevamenti animali, all’ambiente in generale.

In sintesi un anno che ha penalizzato l’economia italiana (e anche europea) con relative ricadute in campo socio-economico non trascurabili.

La sensazione comune, supportata da analisi scientifico-meteorologiche, è che si stia entrando in un’era di sconvolgimenti globali inarrestabili a cui l’attività umana ha contribuito ad accelerare, ma che ora la stessa si dimostra spaventosamente incapace e impotente nel controllare e gestire il fenomeno in atto.

I tentativi di trovare accordi internazionali sulle emissioni di gas serra (CO2 ed altri inquinanti) seguono copioni di recita tragicomica, la cui conclusione conferma la miopia dei governi degli Stati che maggiormente hanno contribuito ad alimentare questo fenomeno climatico (USA, Cina, India, Brasile, ecc.).

L’aspetto deludente è che davanti a un’ “opinione pubblica mondiale”, sempre più consapevole e informata della imminente catastrofe a cui il pianeta è ineluttabilmente avviato, non ha la possibilità materiale di farsi sentire concretamente e di imporre un cambio di rotta.

Un paradosso della pseudo-democrazia rappresentativa, in cui una maggioranza mondiale di cittadini, distribuita in un sistema di stati nazionali diffidenti e inclini al proprio egoistico “particulare”, resta passiva e impotente, dove in un “cupio dissolvi” i poteri forti del sistema economico-finanziario-industriale non intendono rinunciare ai profitti, in prospettiva illusori, consentiti da un sistema produttivo non più compatibile, salvo rare eccezioni, con la sopravvivenza ecologica del pianeta.

Tutto sommato l’umanità vive una realtà assurda dove una maggioranza mondiale pretenderebbe un razionale cambio di direzione, ma una minoranza estrema, detentrice del vero potere economico–politico, impone con il ricatto occupazionale e con la subdola controinformazione, di proseguire cinicamente verso il baratro.

Una conferma evidente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, della forza della “dittatura economico-finanziaria incontrollata” sui destini della storia dell’umanità.

Tuttavia se questa è la realtà attuale con cui dobbiamo fare i conti, è anche doveroso chiederci se nel recente passato non si siano manifestate situazioni climatiche analoghe, al fine di capire se l’era dei grandi sconvolgimenti meteorologici presenterebbe una fase temporale geologica oppure se il fenomeno in atto avrebbe un’origine recente.

Ebbene un episodio significativo in merito ce lo offre il volume “Accadde nel 1861Cronache, indiscrezioni e retroscena dell’Unità d’Italia” di Maurizio Lupo - La Stampa - Edizioni del Capricorno, che riporto integralmente.


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La siccità allontana la guerra


“ … La siccità prolungata della calda estate del 1861 ha bruciato raccolti, sconvolto le economie contadine della penisola italiana, ma almeno allontana la guerra.

Il clima non è favorevole al conflitto che l’Austria mediterebbe di scatenare contro il regno d’Italia.

Costerebbe troppo. Anche sul fronte insurrezionale borbonico nel Mezzogiorno la cappa di caldo pesa. Le campagne sono arse. Re Francesco II di Napoli, che sognava un’ “offensiva decisiva” per settembre, fa i conti con la realtà.

Le operazioni richiedono uomini in forze e la carestia ha reso infruttuoso anche l’eventuale saccheggio bellico. Pure il neonato esercito italiano stringe la cinghia e riscontra disequilibri negli arruolamenti.

Affronta diserzioni alla leva là dove le famiglie reclamano i figli come forza lavoro. Ma nelle località dove la stagione è stata ancora più avara ci sarebbe esuberanza di coscritti, perché i genitori sperano così di risparmiare sul vitto della recluta. Affidano il suo appetito allo Stato, che stenta a soddisfarlo.

E’ quanto riferiscono martedì 3 settembre le autorità militari italiane al governo di Torino.

L’Italia ha fame e sete e chiede lavoro. I cantieri per l’imminente fiera di Firenze sono un sostegno per l’economia della città. Anche le opere per i tracciati ferroviari della riviera ligure e per la tratta da Napoli ad Ancona richiamano braccia che altrimenti non troverebbero ingaggio sui campi.

La vita rincara. La nuova minaccia sono i rischi di scontro sociale. …”


Il flash storico- giornalistico del 1861, sopra esposto, ci riporta alla nostra attualità dove i disastri climatici, le relative ripercussioni sociali ed economiche, gli eventi bellici, ecc., confermano il melanconico filo di continuità con il disagio e le difficoltà esistenziali della nostra società contemporanea.

Sconfortante a dirsi, ma non c’è proprio nulla di nuovo sotto il sole.

 

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Articolo pubblicato il 03/09/2017