The Broken Key

Un prodotto italiano di valore internazionale

Articolo di  Monica N. Mantelli.

Serata unica il 15 novembre a Torino, per l'Anteprima di The Broken Key, pellicola internazionale di produzione e ambientazione squisitamente piemontese, con pezzi attoriali da novanta.

Un film dall' idea e regia coraggiosa, copione serrato, fini effetti scenici da grande schermo, dialoghi e fraseggi tutti da appuntarsi e studiarsi a casa, dettagli e semi codificabili a più livelli di lettura, a seconda del proprio livello di coscienza.

Un pathos riflessivo - anche musicale - in virtù della colonna sonora (intrigante seppur a volte un po' preponderante) -  sul senso della morte e della vita, tanto per citare in chiave ironica un altro film - montyphytoniano questa volta - che ha lanciato alcuni messaggi universali di allarme ecatombale - è il caso di ribadire - già nei primissimi anni Ottanta.

Qui però il cineasta torinese, che ritengo abbia intenzionalmente fuso due o tre film surreali in uno, insiste sui riti di iniziazione e passaggio che abbondano in qualsiasi società, e che avvengono in vari modi nel nostro percorso di esistenza terrena. Anche attraverso gli attacchi di panico quotidiani e gli incontri tra allegorici gironi danteschi, in cui vivono nelle fattezze più svariate - monaci, aristocratici, etc - incarnazioni umane dei peccati Capitali. Le Virtù, purtroppo, non sono più di questo momento storico.



In conferenza stampa di The Broken Key il budget ridottissimo comunicato anche per voce di Piemonte Film Commission fa comprendere il magistrale lavoro di rete messo in piedi coi partner tecnici grazie all'alacre Troupe. E il colophon, che scorre sullo schermo a fine proiezione qualche giorno dopo, lo conferma.

Certo, scrivere una recensione seria su questo lavoro necessiterebbe di ben più tempo, studio e analisi, meglio se rivedendo il film più e più volte. Ci sono da fare decine di altri approfondimenti storici, antroposofici, architettonici, matematici, linguistici, esoterici, alchemici, sciamanici. Ma anche alla scienza, all’arte e alla cultura -  tra cui il riferimento Alto ai codici, dipinti e libri specifici (vedasi ad esempio per i “I Fedeli d’Amore”) e alla contraddittorietà di un mondo – pur a pochi decenni da ora - dove si applica una parossistica Legge sull’eco-sostenibilità, che se da un lato monopolizza l’uso e fruizione della carta in tutte le sue forme, dall’altro non tutela un Elemento di Madre Natura, ovvero l’Uomo, neppure dalla macchina digitale, con tutte le sue belle onde magnetiche e i suoi sregolati consumi pertinenziali.

E poi si dovrebbe entrare nel merito dei Libri Sacri, all’Egittologia, dell’Astronomia, della Tavola Smeraldina, della simbologia dell’Uomo di Vitruvio e della produzione secolare dello stesso artista visionario Hieronymus Bosch, così come dei film contemporanei prodotti tra gli anni Settanta e Novanta, non necessariamente gotici, come Siddhartha, Matrix, Blade Runnen…Insomma, ci sarebbe da scrivere un saggio!



Quindi, in parole povere, andate a vederlo, anche solo per farvi un ripasso tra geografia territoriale e pianificazione architettonica legata agli astri, oltre che agli angeli. Un dono che i saggi sin dall'antichità hanno lasciato a tutti noi, ad oggi purtroppo e per gran parte, eredi inconsapevoli.

Ma oltre ai complimenti al regista torinese Luis Nero, li faccio al co-sceneggiatore e co-produttore Giancarlo Guerreri. E bravissimi tutti coloro che hanno fatto parte di questo progetto mondiale, l'elenco è troppo lungo da fare.

Qualche sbavatura ci sta’, ma nel complesso, un'esperienza di fruizione artistica molto positiva e quasi sgomentante.

Grazie per averci dato questa tavola cinematografica su cui imbandire un ricco pasto intellettuale e spirituale.

Ci voleva in un periodo di carestia come questo.

Monica N. Mantelli

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 17/11/2017