Destra e sinistra: qualche differenza c’è ancora.

Il divario tra destra e sinistra sembra ormai post ideologico, ma forse qualche differenza permane.

La sinistra non c’è più, dicono in molti, pensando alla forbice sociale in continuo aumento e alla precarietà del lavoro cui si affianca un jobs act non troppo convincente.

Renzi è uguale a Berlusconi, lamentano altri, dopo quell’incontro avvenuto tra i due alcuni anni fa con la conseguenza che oggi sta avvenendo la diaspora del Pd.

La dialettica destra sinistra appare a tratti ormai superata, anche se a vedere ciò che è accaduto in questi ultimi anni di governo e di ciò che potrebbe accadere durante la prossima legislatura restano forti dubbi su questa teoria.

Recentemente, il Movimento 5 Stelle e il Pd hanno fatto passare la legge sul biotestamento, argomento su cui si è dibattuto per anni dopo i casi Englaro, Welby e dj Fabo.

Finalmente, anche in Italia, esiste la possibilità di fare testamento per  rifiutare l’accanimento terapeutico nel caso in cui la persona testamentaria si trovi in futuro nella condizione di non potersi più autodeterminare, un eufemismo per dire di ritrovarsi nella triste condizione di vegetare.

Su questa vittoria di libertà e dignità della persona si sono trovati in disaccordo il mondo cattolico e i partiti di centrodestra come Forza Italia e Lega.

Che la Chiesa si rifiuti ti accettare che un uomo sia padrone della propria esistenza (è solo Dio che decide su di noi) ci può anche stare, ma che dire di chi è di destra?

Se la scelta di non avvallare una proposta come quella del biotestamento è legata al timore di perdere parte dell’elettorato cattolico siamo ben lontani da quello Stato laico e quell’approccio post ideologico che dovrebbe contraddistinguere una destra moderna.

Stessa cosa era accaduta più di un anno fa, quando durante il neogoverno  Renzi era stata approvata la legge per poter divorziare dopo sei mesi dalla separazione, come nella maggior parte dei paesi europei, invece degli allora tre anni di attesa.

Secondo alcuni intellettuali del mondo cattolico, bisognava essere prudenti nell’affrettare il divorzio laddove potrebbero esserci dei ravvedimenti da parte dei separati, nascondendo all’opinione pubblica che tra le coppie separate soltanto un esiguo 2% si riappacifica.

Non c’è bisogno di scomodare il “Dio è morto” di Nietzsche o la secolarizzazione in corso con forte calo delle vocazioni  per renderci conto che l’uomo moderno, pur avendo una propria spiritualità, non sia più un timorato di Dio ma rivendichi la propria autodeterminazione e sia padrone della propria esistenza, nonché della propria dignità.

Se poi pensiamo alle unioni civili, allo ius soli in via di discussione, agli 80 euro per i redditi medio bassi, ai 500 euro per la cultura dati ai giovani, al reddito di inclusione, alla progressività delle tasse, contrapposta alla aliquota irpef unica per tutti, ecco che le differenze tra destra e sinistra appaiono ancora in molte circostanze.

In Italia, certamente la presenza dello Stato Vaticano condiziona parecchio la politica, soprattutto quella di centrodestra, ma in questi ultimi anni qualche spinta al cambiamento si è vista, o almeno l’ha vista chi voleva; gli altri continueranno a pensare che destra e sinistra siano simili: confondere le idee e le ideologie è una buona tecnica per disorientare l’elettorato in un periodo storico come il nostro nel quale l’integrazione, la proletarizzazione del ceto medio e la dittatura del capitalismo finanziario in corso rappresentano un forte segnale tra due modi differenti di concepire la politica.


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Articolo pubblicato il 29/12/2017