Scompare un'altra bandiera: muore Boniperti

Per insufficienza cardiaca, a quasi 93 anni, ci lascia l'ex giocatore e dirigente della Juventus

A poco più di un mese dall'inizio delle Olimpiadi di Tokyo, non si può non ricordare la celebre affermazione di Le Coubertin secondo cui "l'importante non è vincere, ma partecipare".

Proprio poche ore fa ci ha lasciati Giampiero Boniperti, uno che ebbe la simpatica sfrontatezza di ribaltare quel motto in "vincere non è importante: è la sola cosa che conti".

In effetti Boniperti fu uno che di vittorie ne raggiunse tante con la Juventus, sia come giocatore, con cinque Scudetti e due Coppe Italia, sia come dirigente, in qualità di Presidente Onorario della Società bianconera, nel periodo d'oro di Platinì.

Mosse i sui primi passi da calciatore professionista nel secondo dopoguerra e dal 1946 fece il grande salto in Serie A approdando alla Juventus dove giocò sino al 1961.

Nonostante la militanza in bianconero, in un'unica partita Boniperti vestì la casacca dei cugini granata e precisamente il 26 maggio 1949 quando, per rendere omaggio al Grande Torino i cui giocatori morirono nell'incidente aereo di Superga poche settimane prima, venne organizzata un'amichevole a scopo benefico per aiutare le famiglie delle vittime, e ciò gli rese molto onore.

Boniperti, dunque, fu bandiera della Juventus, e tale rimane ancora oggi nel ricordo dei tifosi, per essere rimasto in maglia bianconera per ben quindici anni, cosa che ai tempi d'oggi può risultare strana e anacronistica, visti i continui cambi di maglia a suon di milioni di euro.

Non si possono non ricordare assieme a lui gli altri due grandi giocatori juventini che costituirono un celebre tridente d'attacco, ossia Sivori e Charles anch'essi bandiere che giocarono assieme a lui per un decennio.

Poco dopo il ritiro da giocatore, Boniperti fu subito contattato dalla famiglia Agnelli per ricoprire un ruolo dirigenziale, venendo successivamente nominato Presidente, carica che mantenne dal 1971 al 1990.

Boniperti ebbe l'intuizione e l'idea di elaborare un progetto caratterizzato dall'introduzione della zona mista, schema tattico che coniugava perfettamente i concetti del calcio totale olandese alla Cruyff con il famigerato catenaccio all'italiana, andando a supervisionare e selezionare quelli che sarebbero divenuti dei grandi giocatori, quali Giuseppe Furino, Roberto Bettega, Paolo Rossi, Gaetano Scirea, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Marco Tardelli e Franco Causio, portando la sua Juventus a vincere Scudetti e soprattutto la Coppa Campioni e la Coppa Intercontinentale.

Di Boniperti, oggi, resta il ricordo di un uomo che in fondo era un po' come Gianni Agnelli, geniale, innovativo e pronto alla battuta, un uomo di garbo, ironia, quell'ironia che lo portava a dire "Perché la Juve è così antipatica? L'invidia rappresenta una medaglia al valore" e il suo valore da calciatore e da dirigente non si discute.

 

 

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Articolo pubblicato il 19/06/2021