Regione Piemonte. NO all'abbassamento delle tasse sugli immobili

Respinto in Consiglio un Ordine del Giorno presentato dalla Lega Nord.

É ahimè noto (alla cittadinanza ma, evidentemente, non a tutta la classe politica…) come la casa, concepita-agognata e (soprattutto) sudata da almeno due generazioni di Italiani quale bene rifugio per eccellenza, sia ormai divenuta rifugio solo per voraci predatori di Stato, vieppiù desiderosi di sedersi al desco imbandito dalla piccola proprietà immobiliare, con la convinzione (sbagliata) che essa abbia sempre apparecchiato un banchetto pantagruelico. Eppure i mattoni non si mangiano: al massimo si può mangiare con la rendita da essi eventualmente scaturente…

Nel corso della seduta pomeridiana di Giovedì 1° Febbraio, anche il Consiglio Regionale del Piemonte ha purtroppo ricusato di por rimedio, per quanto di sua competenza, a un gravame fiscale divenuto oggettivamente insostenibile, respingendo un’interessante e dettagliata proposta di detassazione degli immobili avanzata dalla Lega Nord.

Il Consigliere Gianna Gancia, capogruppo e oratore in Aula, ha infatti palesato come a partire dall’anno d’introduzione dell’IMU (2011) la patrimoniale sugli immobili (perché di patrimoniale – ancorché ufficiosa – si tratta, con buona pace di tutti gli alfieri del paupero-egualitarismo) sia passata da 9 a 25 miliardi di euro, cui vanno aggiunti altri 20 miliardi di euro derivanti da imposta reddituale.

Oltre all’evidente bisticcio semantico della TASI che, pur essendo legata al godimento di servizi sul territorio ove è ubicato il bene, risulta a carico “non già dell’utilizzatore effettivo dell’immobile (quindi, nel caso di locazione, del conduttore) bensì del proprietario”, Gianna Gancia ha posto altresì l’accento sull’indigesto accanimento nei confronti delle case sfitte (o comunque vuote), soggette a una parte di prelievo Irpef pur non producendo reddito alcuno. Per esse era stato chiesto alla Giunta di intervenire presso il Governo affinché venisse giustappunto soppressa la quota di imposta reddituale illogicamente gravante su immobili non produttivi e, come l’IMU e la TASI, di fatto assolvente al ruolo di ulteriore aggravio di natura patrimoniale. Peraltro in sfregio – come ricordato all’emiciclo dalla già Presidente della Provincia di Cuneo –  del principio costituzionale per cui occorre “tassare il reddito e non il patrimonio.

A quanti, vomitando sentenze con animo saccente, bollano come vergognoso ed esecrabile il significativo numero di immobili non occupati (oltre 7 milioni di unità sparse su tutto il territorio nazionale, di cui quasi 600 000 in Piemonte), Gianna Gancia ha obiettato come “la minor disponibilità di beni immobili da locare sia ascrivibile a un generale sentimento di sfiducia verso questa forma di investimento” considerate, oltre a un carico fiscale soverchiante e iniquo, anche le spese connesse a eventuali situazioni di morosità. All’uopo, per cercare di favorire nei proprietari il recupero di una più diffusa propensione all’affitto, l’Ordine del Giorno caldeggiava altresì l’introduzione (previa modifica della Legge regionale) di nuove e più generali misure di compensazione fiscale, finalizzate al ristoro delle ingenti perdite subite dalla proprietà in termini di mancato pagamento degli oneri (riscaldamento, luce, acqua, spese condominiali etc.) spettanti alla parte conduttrice.

Un altro capitolo dirimente del documento presentato in Consiglio dalla Lega Nord è consistito nella tematica degli immobili cosiddetti collabenti, ovvero interessati da gravi carenze manutentive. Per questi ultimi, cresciuti notevolmente in termini numerici (+ 60.6% nel 2015 rispetto al dato ante IMU del 2011), Gianna Gancia ha vanamente fatto appello alla necessità di un intervento anche in sede di Governo centrale affinché, a tutti i livelli,  si prevedano sgravi fiscali volti a incentivare la ristrutturazione di detti immobili.

Non ci si scordi, inoltre, di come l’abbandono e il degrado caratterizzanti questi edifici determinino un ulteriore effetto negativo sul territorio, venendo infatti meno la loro fondamentale funzione di presidio contro la desertificazione commerciale e il conseguente possibile insorgere di situazioni di illegalità e di vandalismo urbano. Oltre, ovviamente, a sottrarre sedi potenzialmente utili per l’impianto di nuove realtà produttive.

Nell’ambito di un secondo Ordine del Giorno, presentato dalla Lega Nord ma ancora in attesa di discussione, la Regione Piemonte viene altresì invitata a sollecitare il Governo affinché estenda l’opzione fiscale di cedolare secca anche alle locazioni commerciali, al momento escluse. Ciò intervenendo al contempo sulle addizionali Irpef regionali, le più alte fra quelle applicate dalle regioni ordinarie del Nord Italia.

Rispetto a tale questione, il compianto statista piemontese Luigi Einaudi (eletto Presidente della Repubblica giustappunto settant’anni or sono), nella sua strenua, rigorosa e scientifica ricerca di un equo e ponderato tributo, sottolineava fulgidamente come “le imposte devono essere poche, semplici, senza addizionali, senza imbrogli”. Purtroppo tali intendimenti, imperniati nel rispetto della più genuina tradizione liberale, contrastano con il cacofonico stridore della realtà presente. Basti infatti pensare, in aggiunta a quanto sovra esposto, come i ben 7 tributi gravanti sugli immobili commerciali concessi in locazione arrivino, oggi, a erodere fino all’80% del canone percepito.

Procedendo di questo passo, il settore (e con esso, probabilmente, il Paese) sono condannati a una ancor più rapida e infelice decrescita, sia economica sia morale.

Infatti, a furia di abbuffarsi svergognatamente alla tavola delle operose formiche, depredandone quella solida dispensa conquistata dopo anni di risparmi, lavoro e sacrifici, si finirà con lo scoprire tristemente come non solo non ci siano più derrate in cambusa ma, addirittura, soggetti in grado di tornare a rimpinguarla.

E quando la formica sarà defunta, alla porta di chi busserà l’improvvida cicala canterina?

 

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Articolo pubblicato il 06/02/2018