Milano - Il sindaco Sala afferma: non è il far west.
Foto di repertorio

E purtroppo ha ragione.

La città di Milano non può essere paragonata né ad Abilene e tanto meno a Warlock. Nel Texas o nell’Arizona la legge era rappresentata dagli sceriffi e dai loro rangers che, armati di fucili  e di pistole, avevano il compito di mantenere l’ordine nel territorio. Al centro di ognuna di quelle cittadine del west c’era il fabbricato che racchiudeva nelle sue mura, insieme all’ufficio dello sceriffo, un locale guardato a vista e munito di robuste inferriate, adibito a rinchiudere chi violava in qualche modo la legge.

 

Non era stato ancora inventato l’istituto della cauzione, che permetterà in seguito di lasciare liberi gli autori di un delitto fino al momento del processo, perché lo spazio riservato alle celle era sufficiente ad accogliere ed a trattenere in stato di fermo tutti i delinquenti in attesa dell’arrivo del giudice. In molti casi, questi era itinerante e si trasferiva da una cittadina all’altra.

 

Emessa la sentenza, il detenuto veniva trasferito nelle carceri governative dove doveva scontare per intero, e senza alcun sconto, la pena che gli era stata inflitta.

 

Ogni sconosciuto ed ogni gruppo di sconosciuti che entrava in paese a bordo del suo cavallo o con la corriera del servizio postale era segnalato e tenuto costantemente d’occhio.

 

Era proprio il contrario di ciò che accade nella Milano del compagno sindaco Sala e del suo assessore compagno Majorino, tutti i santi giorni. Qui, ogni sconosciuto, da qualsiasi parte del mondo provenga, grazie al loro delirante buonismo, è il benvenuto e può quindi arrivare nella città e stabilirsi liberamente dove vuole.

 

Non sono necessari documenti di identità e tutti possono circolare senza controllo, spacciare ogni genere di droga, insediarsi nelle stazioni ferroviarie e nei parchi cittadini, finanziarsi con scippi e borseggi, occupare, con l’aiuto dei cosiddetti centri sociali, alloggi sfitti ed aree degradate.

 

A differenza delle cittadine del west, chi arriva in Milano non solo non è monitorato e tenuto d’occhio, ma viene addirittura invitato a partecipare a festosi cortei multietnici.

 

Ambedue i compagni si fanno forti del sostegno (ed in passato anche del voto) di quell’insieme di cittadini elitari e radical scic, Imbevuti di culturame sinistrorso, che popolano i quartieri più ricchi del centro della città e che non hanno contatti con le turbe degli immigrati che gravitano nelle  periferie e nei parchi della città.

 

Grazie a questo sostegno, il Sala ed il Maiorino hanno in animo ora di organizzare, con i soldi delle tasse di tutti i cittadini, anche una grande cena multietnica a cui verranno invitati ottocento immigrati giunti da tutti i paesi del mondo.

 

C’è, è vero, qualche piccolo problema, ma i due compagni invitano a non drammatizzare perché per loro “Milano non è il Far West”.

 

In città ci sono decine di rapine e di borseggi ogni giorno ed ogni notte, ci sono molti stupri che non vengono più denunciati, non si può uscire di casa nelle ore notturne, le forze dell’ordine vengono accoltellate, si trovano donne impiccate agli alberi dei viali ed altre uccise nei parchi della città. Si possono trovare ragazze cinesi che, dopo una rapina, muoiono sui binari delle ferrovie, girano per le strade grossi immigrati armati di picconi che piantano nel capo dei cittadini, ci sono giovani asiatici feriti a morte con i coltelli e ci sono peruviani uccisi con l’uso di chiodi o cacciaviti.

 

Una vera città multietnica, con caratteri terzomondisti, che non ha nulla a che fare con il far west, dove l’ordine anche se in modo talvolta sbrigativo, veniva comunque mantenuto.

 

Né il Sala che il suo portaborse, sembrano preoccuparsi del comportamento di alcuni delinquenti marocchini arrestati, che secondo il gip, dimostrano “una personalità violenta e spregiudicata ed il loro comportamento denota una spiccata pericolosità sociale”. Da rimarcare inoltre “l’efferatezza delle aggressioni e la mancanza di remore ad accoltellare le loro vittime.”

 

Nonostante tutto questo, i due compagni del comune continuano a sostenere, come un mantra, che Milano non è il far West. Ed hanno davvero ragione.

 

Perché a Milano come nel resto dell’Italia, grazie al buonismo accogliente delle attuali istituzioni, le conseguenze, a causa del superaffollamento degli istituti carcerari, saranno, anche per i delinquenti schedati e recidivi, sempre le solite: un inutile foglio di espulsione, gli arresti domiciliari o l’affidamento a qualche arterio prete che si illude di ricondurli sulla retta via.

 

Ed anche perchè nel lontano west americano, dove nessuno pensava di indire cortei o festini dedicati ad immigrati sconosciuti, la legalità e l’ordine pubblico erano molto più rispettati che all’interno della città lombarda.

 

Una visione onirica che evoca il passato ci propone l’immagine del grande John Wayne che, appoggiato allo stipite del suo ufficio e con indosso il cinturone con la sua colt, interpreta la figura dello sceriffo Wild Bill ed ammonisce rivolto ai suoi aiutanti:  il nostro compito è quello di fare tutto il possibile evitare che il nostro paese finisca un giorno nelle condizioni in cui si troverà una città del nord Italia chiamata  Milano.

 

 

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Articolo pubblicato il 04/05/2018