Fulcanelli e il ponte Morandi: il metallo invecchia e muore, come tutto ciò che si trova sul pianeta. Una considerazione antica, ma non troppo, da tenere in debita considerazione.

La recente disgrazia del crollo del ponte Morandi a Genova, ci deve far riflettere su quali siano i potenziali pericoli cui potremo andare incontro nel prossimo futuro, se non verranno presi alcuni opportuni provvedimenti atti a verificare l’integrità delle strutture e sanare eventuali e, molto probabili, manifestazioni di usura evidenziabili dal personale specializzato.

Storicamente, il cemento armato è stato considerato molto robusto e assai resistente nel tempo. Sebbene questa affermazione sia in linea di massima veritiera, occorre tenere presente che l'ambiente in cui si trova inserita la struttura, a sua volta influenzato da macro e micro clima locali, costituirà inevitabilmente uno dei fattori determinanti nella riduzione della aspettativa di vita del cemento armato. Questo potrà determinarne l’instabilità e la fragilità di fronte ad eventi altamente impattanti come violenti temporali o scosse, sia pure leggere di terremoto. Il cemento e il metallo in esso contenuto sono infatti sottoposti all’invecchiamento ed alla sua conseguente fragilità con lo stesso meccanismo che rende gli uominisempre più fragili, man mano che gli anni passano.

A proposito dell’invecchiamento del metallo, questo concetto è sintetizzato in maniera magistrale da Fulcanelli, l’Alchimista scomparso misteriosamente nel secolo scorso. Ecco quanto scrive nel suo testo “Le Dimore Filosofali” (ed.Mediterranee):

….Sotto l’influenza di speciali condizioni climatiche, il metallo invecchia rapi-damente, assai presto; perde l'elasticità, la malleabilità, la resistenza; la tenacia e la coesione ne sembrano tanto indebolite da renderlo secco e fragile. Del resto, questa degenerazione metallica non è limitata unicamente alle rotaie; ma diffonde la sua opera di distruzione anche sulle piastre blindate delle navi corazzate; queste piastre, in genere, sono poste fuori servizio soltanto dopo qualche mese di uso. Se vengono provate, ci si sorprende nel vederle spezzarsi in piú pezzi per l'urto d'una semplice macchina a sfera oscillante per la demolizione della ghisa. L'indebolimento dell'energia vitale, fase normale e caratteristica di decrepitudine, di senilità del metallo, è proprio il segno precursore della sua morte prossima. Ora, poiché la morte, corollario della vita, è la diretta conseguenza della nascita, se ne deduce che i metalli ed i minerali manifestano la loro sottomissione alla legge di predestinazione che regola tutti gli esseri creati. Nascere, vivere, morire o trasformarsi sono i tre stadi d'un unico periodo che abbraccia tutta l'attività fisica.”….

Tutto, sul pianeta, è dunque sottoposto al medesimo ciclo: nascita-vita-invecchiamento e morte, di conseguenza anche il metallo ed il cemento realizzato con criteri moderni sono destinati a soccombere. Di questo è necessario tenere in debito conto quando si ammirano opere monumentali ricordando che, nonostante la loro imponente e muta manifestazione di forza, nascondono una intrinseca fragilità, come la recente cronaca ci ha dimostrato. Possono tuttavia esistere opere costruite dall’uomo con criteri differenti, che manifestano una maggiore stabilità; strutture risalenti ad epoche ormai lontane, in grado di presentarsi a noi apparentemente intatte, pur non potendo nascondere i segni del tempo cui sono inevitabilmente sottoposte. Il segreto di tanta resistenza, è celato nei materiali impiegati per costruirli; questi hanno una “costituzione” differente, assai più robusta, nei confronti del moderno cemento armato.

 Pensando ad un tipo di cemento durevole, in questi giorni è stato più volte citato  dai media il Pantheon di Roma. Questa struttura è in piedi da oltre 2000 anni. Se il cemento romano offre la prova di poter durare per secoli, sicuramente i materiali da costruzione attuali dovrebbero essere progettati per avere una vita di almeno circa 50 o 100 anni, pensando alla possibilità di poter operare più facilmente la manutenzione e le inevitabili sostituzioni di alcune delle loro parti.

In un certo senso, le ipotesi sulla durabilità dei materiali possono aver influenzato le specifiche iniziali, che pare abbiano più difficoltà a garantire le adeguate prestazioni materiali nel tempo. Man mano che la nostra tecnologia avanza, è lecito senza dubbio aspettarsi maggiori prestazioni dai materiali impiegati, ma anche una maggiore cura nei loro confronti, la stessa destinata alla nostra salute, per evitare indebolimenti di opere costruite dall’uomo che, al pari suo, invecchiano, si indeboliscono e devono essere messe a riposo e sostituite con altre più giovani ed efficienti per evitare drammi della portata di quello vissuto dai poveretti che lo stavano attraversando e di tutte le altre persone coinvolte da un disastroso quanto, forse, prevedibile crollo.

 

 

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Articolo pubblicato il 24/08/2018