Alla Reggia di Venaria "Easy Ryder" motociclette ed emozioni in bellissima mostra "d'arte"

Imperdibile luogo di pellegrinaggio per ogni motociclista & per ogni amante delle sperimentazioni culturali

Sapientemente ambientata tra le prestigiose sale barocche della Reggia di Venaria, la mostra “Easy Rider, il mito della motocicletta come arte” è quell’evento culturale odor di nostalgia e olio di ricino che l’ammalato di passione per le due ruote, davvero non si aspetta.

Forse non è un caso che la mostra sia stata allestita nella galleria delle Scuderie Juvarriane. Motociclette e puledri hanno molto in comune, per non parlare dei cavalli, tanti racchiusi nei motori da corsa d’altri tempi e in quelli più moderni che si scoprono spostando le tende, avanzando di sala in sala.

Ma andando per ordine, la mostra Easy Rider non solo accelera il battito del visitatore con la sapiente esposizione di rari modelli e di altri che appartengono ai nostri ricordi, sorprende, offre molto di più. La poesia dell'arte applicata al rombante fascino onirico che da sempre suscita la motocicletta.

Ligabue sulla moto Guzzi

Passando da un locale all’altro ci si imbatte in romantiche fotografie, inediti reperti dell'artista torinese Gianni Piacentino. Sfilata di campioni, molti piemontesi, eroi della montagna e della pista d’un tempo in bianco e nero. Nomi dimenticati, ma allora leggendari e che solo gli intenditori riconoscono. Un tributo a un passato neppure tanto lontano, un tributo che si rinnova nella sala seguente, cambiando ogni volta regime di giri.

Ed ecco il settore dedicato a quelle belle maximoto degli anni 70, subito dopo le fuoristrada della Parigi Dakar, e nella sala seguente, alcuni bolidi da gran premio accuratamente selezionati. Motociclette dei campioni del mondo, dalla Mv Agusta del grande Agostini, alla Yamaha 800 di Valentino, alla Ducati di Stoner, alla Gilera quattro cilindri pluri vittoriosa negli anni 50, alle due tempi degli anni 80. Il desiderio ne vorrebbe vedere molte di più.

Trema il mento nell’immaginare quello che hanno visto e fatto quelle cavalcature tra le mani dei loro campioni, ora pazienti e silenti, che si lasciano accarezzare, toccare sulle leve di freni e frizioni senza protestare.

La sala delle regine dei gran premi

E poi, una stanza dedicata a quelle moto inglesi che furono mito degli anni 50 e 60; le Triumph, le Norton, le BSA, le Egli Vincent, alcune davvero sorprendenti rarità scovate in fortunate collezioni private. Non è da perdere questa occasione di meccanica eredità lasciata agli occhi posteri che si aggirano qua e là.

Piccole cilindrate piene di personalità, un’ Husqvarna 500 rossa; gloriosa svedese da cross che fu di Ostorero… e un po’ più in là un’opera d’arte, una moto di rame, una scultura azzardata, cubismo e motore.

Un autoritratto di Ligabue sopra un rosso Falcone! Fotografie, frasi di grandi campioni che scorrono, sono dichiarazioni d’amore per le loro cavalcature. Poltrone, uno schermo, intriganti filmati catturano l’attenzione. E loro sempre là, motociclette nella penombra, ombre e profili, cromature che scintillano alla luce dei fari. Modelli di tipi assortiti. Ne manca qualcuno, peccato però, si poteva osare di più, non si è mai contenti! Mentre ci si avvicina a una sorpresa che non ti aspetti.

Le regine dei film: la Kawasaki 900 di “Top Gun” che fu il caccia terrestre per  Tom Cruise, in arte l’indimenticabile Maverik. La Ossa di Terence Hill con la quale scalciava in “Altrimenti ci arrabbiamo”, le Triumph di Marlon Brando e di Steve McQueen, icone hollywoodiane rispettivamente ne “il selvaggio” & “La grande fuga”. E tra alcune altre miss a due ruote, una su tutte: il chopper più famoso del mondo, l’Harley Davidson 1200 di Peter Fonda a cui la mostra rende omaggio nell’omonimo titolo dell’indimenticabile film: “Easy Rider”, per l’appunto.

Come le altre, è proprio lei! Toccarla con gli occhi vuol dire penetrare in un mondo perduto; hippy, America dai lunghi tramonti, terra bella e crudele, caleidoscopica storia di amicizia e di libertà fin nella morte.

Motociclette, oggetti misteriosi che suscitano emozioni ancestrali, sapientemente raccolte e ben ordinate tra le sale della reggia di Venaria, non se ne ha mai abbastanza.

Tra una Morini, una Ducati e una moto Guzzi ancora belle adesso, tante storie e tanta strada, sensazioni di un tempo più veloce e più lento, forse passato del tutto mai. Capita guardandola, quella compagna a due ruote, quanta strada ho fatto con lei!

Pensieri e filosofia col contagiri, sensazioni di gente che queste cose le sente dentro. Eravamo in tre vecchi amici a razzolare tra i cavalli di ferro nelle anziane scuderie. Stessa passione, qualche rimpianto, molti ricordi, tante cose da rinverdire. Un pomeriggio speso bene per una mostra a due passi da Torino che non smentisce il suo sottotitolo: “il mito della motocicletta come arte”

L’esposizione è iniziata il 18 luglio 2018, ma non è possibile perderla, continuerà fino al 24 febbraio 2019. C’è rischio di aver voglia di tornare a vederla.

 

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Articolo pubblicato il 07/10/2018