Sempre meno botteghe. E CGIA Mestre lancia l'allarme, ricordando che i dieci anni di crisi (ma anche i cambiamenti di stile di vita) hanno portato alla chiusura di oltre 165 mila attività.
“Se tra il 2017 e il 2018 la truppa di imprese artigiane si è assottigliata di oltre 16.300 unità (-1,2%), negli ultimi 10 anni la contrazione è stata pesantissima: -165.500 attività (-11,3%)”. Lo ha recentemente denunciato, dopo aver approntano uno studio ad hoc,
Due sostanzialmente i fattori che rischiano di rendere sempre più rare le botteghe: la crisi economica e il cambiamento degli stili di vita degli Italiani. Secondo Paolo Zabeo, il coordinatore dell'Ufficio studi della CGIA, infatti, "la caduta dei consumi delle famiglie e la loro lenta ripresa, l’aumento della pressione fiscale e l’esplosione del costo degli affitti hanno spinto fuori mercato molte attività" e "l’avvento delle nuove tecnologie e delle produzioni in serie hanno relegato in posizioni di marginalità molte professioni caratterizzate da un’elevata capacità manuale".
Tra i settori più in crisi, oltre tutti quelli che approcciano materiali e beni meno in uso, anche il settore degli autotrasporti. Un settore che è certamente vittima dell’incremento dei costi dei carburanti (già gravati dalle accise, che nemmeno il nuovo Governo è intervenuto a ridurre).
Al danno economico per le imprese direttamente coinvolte e i loro lavoranti, si affianca un'altra criticità: c’è "un aspetto sociale molto preoccupante da segnalare: quando chiude definitivamente la saracinesca una bottega artigiana, si perdono conoscenze e cultura del lavoro difficilmente recuperabili e la qualità della vita di quel quartiere peggiora notevolmente. Altresì, c’è meno sicurezza, più degrado e il rischio di un concreto impoverimento del tessuto sociale".
D.C.
(Immagine in copertina tratta da Sivemp Veneto)
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Articolo pubblicato il 04/02/2019