Incitatus, il cavallo di Caligola nominato senatore: allegoria che trova ancora riscontro nell’epoca attuale
Caligola e il suo cavallo Incitatus

I mali incorreggibili dei rappresentanti del popolo

“Incitatus” chi era costui? Il dubbio sull’identità di questa fantomatica figura si scioglie subito: era il cavallo dell’imperatore Caligola, nominato senatore.

Incredibile ma vero, in quanto lo conferma la storia, anche se questa lascia il sospetto che  fosse solo una proposta.

Tuttavia cosa spinse l’imperatore Caligola (31 agosto 12–24 gennaio 41 d.C.) a nominare il suo cavallo senatore e addirittura a proporlo console?

Sempre la storia  (da le “Vite dei dodici Cesari” di Gaio Svetonio Tranquillo e da l’ “Historia romana” di Cassio Dione) ci offre la narrazione secondo cui l’Imperatore Caligola detestasse l’arroganza, l’avidità, il conservatorismo, la grettezza della classe senatoriale, sempre troppo intenta a difendere i propri privilegi e a sabotare i tentativi di riforma per alleviare le condizioni di vita delle classi popolari.

In pratica un potente  “potere senatoriale”, agiva in costante contrapposizione contro un potere superiore, rappresentato dalla volontà insindacabile dell’Imperatore. In pratica si era creato un conflitto di poteri che l’Imperatore considerava di “lesa Maestà”.

Pertanto il desiderio di umiliare definitivamente la casta senatoriale, in modo originale, feroce e provocatorio, era talmente forte e incontenibile da concepire questa sorprendente proposta.

Proposta che nella sua clamorosa bizzarria aveva una sua logica e finalità politica. Il cavallo di Caligola, di carattere mite, generoso nel suo comportamento e ubbidiente ai comandi, non avrebbe mai pensato e attuato iniziative che avrebbero potuto penalizzare altri suoi simili, altri animali e ne tantomeno il popolo.

L’inevitabile paragone pertanto mirava ad evidenziare il fatto che la “casta senatoriale” era molto più arretrata, cinica e malvagia rispetto al cavallo dell’Imperatore  e che pertanto  un “Senato”, rappresentato metaforicamente da cavalli simili al campione “Incitatus”, avrebbe reso questa somma istituzione decisamente più produttiva e funzionale all’interesse comune.

Ovviamente l’imperatore Caligola, come la storia ci ricorda, non era uno stinco di santo e di sicuro non privo di decisioni e di comportamenti scellerati e crudeli. In sintesi una personalità complessa, sanguinaria, con evidenti segni di disturbi mentali, che oscillava costantemente tra la normalità e la patologia.

Tuttavia in questa circostanza ci interessa cogliere il significato politico-istituzionale di questo confronto, dove la figura del cavallo “Incitatus”, ormai umanizzato, voleva rappresentare allegoricamente la concezione del “bene”, con i contorni della moderazione, umanità e tolleranza, verso un concentrato di “potere senatoriale” che manifestava sovente aspetti di malvagità, di egoismo, ancorato a una visione conservatrice.

Elementi questi che frenavano ogni tentativo di progresso di quei ceti popolari indigenti ed emarginati, che tuttavia costituivano la maggioranza della società romana del tempo.

Probabilmente, come ultimo obiettivo, Caligola mirava a evidenziare l’infimo livello morale ed etico della “classe senatoriale”, per giustificare e recuperare  la sua indiscussa “autorità e supremazia istituzionale”.

Domanda: quanto sopra riportato potrebbe ancora avere qualche riferimento nella nostra epoca.  

La risposta sembra scontata: purtroppo sì! Sono passati secoli, ma la classe politica di questi anni non è certamente migliorata rispetto ai “fondamentali” dell’epoca di Caligola, in quanto continua a rappresentare lo spaccato dell’attuale società, con i suoi mali e le sue grandi contraddizioni.

Se nel parlamento si riproducono le tensioni, le legittime aspettative della società italiana, al fine di trovare soluzioni ai grandi e urgenti problemi che incombono sulla Nazione, questo non esclude che la “classe politico-partitica”  riproduca i comportamenti deleteri che dovrebbero essere sanzionati dall’articolo 54 della Costituzione della Repubblica Italiana, che recita: “…. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Quante volte abbiamo assistito alla transumanza di questi “rappresentanti del popolo” da un gruppo politico all’altro per motivazioni di puro interesse personale, in evidente contrasto con ogni motivazione ideale. Peggio ancora quando i singoli o gruppi organizzati hanno e continuano a mantenere rapporti di connivenza con la  criminalità organizzata, che in Italia abbonda e che spadroneggia in troppi settori in modo intollerabile e pericoloso.

Cosa dire dello spettacolo indecoroso delle “risse” da stadio calcistico, che i facinorosi della politica (in mancanza di vere motivazioni) devono ostentare per dimostrare che “esistono”.

Infatti sono costoro che nella continua scalata al potere, nei rispettivi partiti, si dimostrano scaltri, attenti a cogliere ogni opportunità e sempre  pronti a cannibalizzare i potenziali concorrenti. In questo “girone dantesco” la motivazione politica resta esclusivamente uno specchietto per le allodole, uno straccio di vessillo, talmente sbiadito da essere sempre disponibile per nuove e promettenti aggregazioni correntizie.

Non manca anche la vocazione all’ossequio adulatorio e servile al “capo branco” di turno, ma sempre vigili e pronti a defilarsi se il suddetto dovesse dare segni di incipiente disgrazia.

In sostanza nulla di nuovo sotto il sole: ieri come oggi si conferma lo stesso comportamento meschino e opportunistico, in quanto i limiti dell’uomo moderno e antico sono ancora ugualmente soggetti a condizionamenti antropologici ancestrali, così radicati che le ideologie tutte si sono dimostrate, alla verifica del tempo, come una irrilevante cosmesi superficiale.

Esistono possibili vie d’uscita da questa realtà poco edificante?

Non sembra e lo spettacolo pertanto può continuare, confermando che l’allegoria del cavallo di Caligola, non ha mai  stimolato significative emulazioni convinte. In fondo c’era da aspettarselo!

Troppo bello sarebbe stato immaginare  “rappresentanti ideali”, dove al posto di troppi “contenitori vuoti”, massa anonima di zelanti esecutori del voto a comando, ci fossero generosi “Incitatus” che, almeno nella trasparenza e nella semplicità, rappresentassero in modo genuino le vere esigenze della società civile, mai come ora stremata e con poche speranze nel futuro.

La realtà purtroppo è un’altra, lontanissima anni luce dalle fantasie e desideri sopra auspicati. Pertanto, da quelle “alte istituzioni del potere”, dovremo ancora abituarci a  non sentire gioiosi ”nitriti”, ma bensì fastidiosi e insopportabili “ragli”, in contraddizione totale con il tanto inflazionato slogan della “politica del buonsenso”.

 

Immagine di copertina da: www.lavalledeitempli.nnet; Caligola da: Wikipedia; Rissa in Parlamento da: www.ilpost.it

 

 

 

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Articolo pubblicato il 10/05/2019