19 Novembre. Prima vittima degli Anni di Piombo. Di Clara Bon

Esattamente 50 anni venne ucciso Antonio, poliziotto 22enne

In data odierna, esattamente 50 anni fa, Milano era in subbuglio a causa delle manifestazioni indotte dall’Unione Comunisti Italiani e dal Movimento Studentesco. Durante gli scontri con le forze dell’ordine, l’agente della Celere, Antonio Annarumma, muore colpito alla testa, presumibilmente dai militanti di estrema destra,  da un tubo d’acciaio. Per molti storici, Annarumma è la prima vittima degli anni di piombo in Italia.

Era il 19 novembre 1969.

Il suo nome non è tra quelli più ricordati quando si evocano gli Anni di Piombo, il periodo tra il 1969 e il 1988, nel quale tensioni sociali, estremismi e terrorismo hanno incendiato la storia italiana. Si contarono 428 morti e 2000 feriti in una stima però non ufficiale. 

Antonio Annarumma, agente delle Guardie di Pubblica Sicurezza -corpo smilitarizzato nel 1981, divenendo Polizia di Stato), un giovane del Sud di quelli che Pasolini difese con fermezza da chi riteneva che chi diventava poliziotto fosse automaticamente ‘servo del padrone’.

Solo 40 anni dopo la sua morte, gli venne assegnata una medaglia d’oro al merito civile, ‘caduto per i più nobili ideali di spirito di servizio’ recita la motivazione del riconoscimento tardivo. Eppure ad oggi, della sua morte, non si conosce il responsabile e la dinamica resta poco chiara. 

Su un unico punto, le indagini e l’autopsia non lasciarono dubbi: quel maledetto giorno Annarumma è stato ucciso da un tubo di acciaio usato come lancia, che lo ha colpito con violenza, sempre secondo la perizia, alla regione parietale destra, poco sopra l’occhio, sfondandogli il cranio.
Eppure, restano ancora molti dubbi sull’accaduto. Qualche secondo prima che Antonio perdesse la vita, infatti, accadde qualcos’altro.

Intorno a mezzogiorno di quel mercoledì 19 novembre, il gippone guidato da Antonio si scontrò con un altro mezzo delle forze dell’ordine.
Esisteva un filmato di questo momento, registrato da una televisione francese, ma non ve né più traccia, come non vi è documentazione fotografica del momento dell’omicidio.

A gennaio dell’anno successivo si aprì un processo a carico di 11 dei 19 manifestanti e la corte fu chiamata a esprimersi solo su resistenza a pubblico ufficiale e per i danni di quella mattinata di violenze di piazza. Non per omicidio.
Le violenze di quella mattina si svilupparono secondo un copione che si ripete ancora oggi: troppi momenti di protesta concentrati in un unico luogo con due caratteristiche.

La molto probabile casualità dell’incidente che innescò lo scontro tra manifestanti e forze dell’ordine- quel giorno infatti, la camionetta durante una manovra colpì un gruppetto di manifestanti e una ragazza cadde a terra- e la presenza all’interno della protesta di facinorosi.
23 giorni dopo la morte di Annarumma, si aprì la stagione del terrore a Piazza Fontana.
Uno dei momenti della storia italiana che è giusto raccontare e ricordare, con la speranza di non tornarvici mai.

               

                                                                                       Clara Bon

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Articolo pubblicato il 19/11/2019