17 febbraio 1851: nasce a Torino Alberto Viriglio

Ricordiamo lo scrittore, poeta e giornalista torinese con il suo studio «Il Diavolo nel dialetto di Torino» pubblicato nel 1900

Alberto Viriglio nasce a Torino, il 17 febbraio 1851.

Viriglio emerge fra gli scrittori piemontesi del suo tempo, indicati come la generassion dël Birichin, (la generazione del Birichin) perché fanno riferimento al giornale torinese «’L Birichin», pubblicato tra il 1884 e il 1928. Più che come poeta, Viriglio è più noto come storico e divulgatore. Svolge anche una rilevante attività di giornalista, soprattutto per «La Voce del Popolo».

Muore a Torino il 22 agosto 1913, nella stessa via Roma dove era nato.

A distanza di più di un secolo e mezzo dalla nascita di Alberto Viriglio, mi è sembrato simpatico ricordarlo ai Lettori di “Civico 20 News” con questo suo breve studio, intitolato «Il Diavolo nel Dialetto di Torino», apparso nel 1900 nell’«Archivio per lo Studio delle Tradizioni Popolari», prestigiosa rivista diretta da G. Pitrè e S. Salomone Marino.

Scrive Alberto Viriglio:

Il Diavolo nel Dialetto di Torino

Il popolino non ama nominare schiettamente il «diavolo». Dice che ad ogni volta che si pronuncia questo nome, l’amico si avvicina di sette passi verso chi l’ha nominato. Usa piuttosto dei sinonimi: Bërgniff; Bërlica fôiot, Lecca-tegami; Braie bleu, Calzoni azzurri; Ciapin, Ferro di cavallo; Bale curte, Palle corte; Quindes da taroch, XV di tarocco; Fôrmentin, Formentino; Barba rustì, Zio arrostito.

Non pochi tra i modi di dire, ed assai comuni, hanno per base il re dell’inferno. Eccone qualche esempio, senza tener conto, ben inteso, di quelli che hanno esatta corrispondenza nella lingua italiana:

’L Diaô a mena la fômna ’n carossa, Il Diavolo conduce la moglie in carrozza; e lo si dice quando tuona.

Chi mangia ‘l Diaô, mangia j corn, Chi ha mangiato il Diavolo, mangi le corna.

Chi dà e chi pïa, ‘l Diaô porta via, Chi ripiglia ciò che ha dato, il Diavolo lo porta via.

‘Nt ‘l spec a j è l’ Diaô, Nello specchio vi è il Diavolo.

Fé vede ‘l Diaô ‘nt l’ àmola, Fa vedere il Diavolo nell’ampolla.

L’ônestà a sta ben fin a ca del Diaô, La discrezione sta bene anche a casa del Diavolo.

‘L Diaô a caga barote, Il Diavolo caca castagne lesse; e si dice quando tutto va alla rovescia.

Quand so Diaô a ndasï a scola il mé a tornava a ca, Quando il suo Diavolo andava alla scuola, il mio ne ritornava; cioè: io ne so più di lui.

Daie dëi ti al Diaô e buttlo fora d’ ca, Dà del tu al Diavolo e mettilo fuori di casa.

Alberto Viriglio.

 

Archivio per lo Studio delle Tradizioni Popolari, Vol. XIX, gennaio-marzo 1900, Rivista diretta da G. Pitrè e S. Salomone Marino, Palermo-Torino, Carlo Clausen, 1900.

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Articolo pubblicato il 17/02/2020