La pandemia dell’influenza “spagnola” nella Torino del 1918

Uno spaccato dell’evento attraverso la documentazione giornalistica dell’epoca (seconda parte)

Leggere qui la prima parte dell'articolo.

 

L’Italia e Torino

Gli italiani contagiati furono circa 4 milioni e mezzo (intorno al 12% della popolazione), i morti stimati fino a 650.000; a Torino in ottobre del 1918 i morti arrivarono a 400 al giorno (4).

Sui giornali, come detto, le notizie ridotte al minimo indispensabile.

Tra quelle rintracciate su La Stampa, 1918, si riporta di seguito una serie di estratti. Si precisa che i numeri di La Stampa sono stati consultati in rete tramite http://www.archiviolastampa.it/. La qualità delle scansioni, causa lo stato di conservazione degli originali è tale da non permettere sempre una adeguata interpretazione e lettura.

La Stampa - Lunedì 22 luglio, pagina 2: “NOTIZIARIO ESTERO - L’istituto sieroterapico di Copenaghen ha accertato che il bacillo che caratterizza la cosiddetta malattia spagnola è identico al bacillo dell’influenza. L’epidemia continua a fare stragi. Gran numero di medici e infermiere ne sono colpiti”.

La Stampa - Martedì 24 settembre, pagina 2: lunga lettera di un medico, del quale non è riportato il nominativo, dal titolo “In tema d’influenza e di dissenteria”. Dopo una dissertazione generale sui sintomi dell’influenza, passa ad analizzare perché sia, nell’anno in corso, particolarmente grave: prima causa “in gran parte ai numerosi agglomeramenti, militari e operai”.

Il fatto che poi si sia diffusa notevolmente in una stagione inusuale è dovuto alla lunga siccità e alla sua diretta conseguenza: la polvere. “Polvere nelle contrade, polvere sui corsi, sotto i portici, sulle scale, negli appartamenti, sollevata a dense nuvole o subdolamente insinuantesi, visibile od invisibile …” per azione sia meccanica sia delle porcherie che trascina lesionerebbe ed infetterebbe le vie respiratorie.

Nell’attesa della pioggia “innaffiare, innaffiare, innaffiare generosamente, frequentemente, e poi spazzare non solo le contrade principali ed i corsi più centrali, ma anche gli angoli remoti …”, ricorrendo per ciò anche all’uso dei militari. Vietata la scopatura a secco.

Quanto alle precauzioni individuali, le solite: “vita regolata in tutto, astenersi dai convegni affollati, respirare il più che possibile soltanto per le nari, non trattenersi, senza vera necessità, nelle camere dei malati d’influenza, la più scrupolosa pulizia personale, con riguardo speciale pei fazzoletti, ecc., ecc.”, fiduciosi che l’infezione “sarà presto passata”.

La Stampa - Venerdì 4 ottobre, pagina 3: dal sindaco di Torino è emanato un decalogo comportamentale.

Cronaca Cittadina

Norme d’igiene individuale

Il sindaco ha fatto pubblicare il seguente manifesto contenete alcune norme da osservarsi particolarmente in questi giorni.

1.            Tenere il proprio tenore di vita. Inutili le pratiche per premunirsi ingoiando rimedi, pastiglie, od altre sostanze. Inutile (se non dannoso) il tenersi purgati se il corpo funziona regolarmente. Non intraprendere, senza necessità; lunghi viaggi in ferrovia.

2.            Tenere pulita la persona. Lavarsi sovente le mani e prendere bagni senza ricorrere a disinfettanti: il sapone e l’acqua sono i migliori detersivi della pelle. Portare unghie corte, lavarsi la bocca fregando con lo spazzolino i denti mattina e sera e risciacquala con acqua, meglio ossigenata. Potendo, non portare a casa gli abiti del lavoro. La lana e la biancheria a contatto la pelle siano ricambiate di sovente.

3.            Curare la nettezza dell’alloggio, tenerlo ventilato. In casa non si deve avvertire alcun odore. La cucina e la latrina siano i locali più puliti. Scopare e spolverare a umido. Nettarsi le scarpe prima di entrare in casa. Battere e spolverare i panni verso il cortile e nelle ore consentite dai regolamenti.

4.            Mangiare cibi, per quanto possibile, semplici e cotti. Far bollire il latte. Lavare accuratamente la frutta e la verdura. Evitare eccessi nel mangiare e nel bere. I bevitori resistono poco alle malattie infettive.

5.            Astenersi, se non per necessità, dal visitare malati, convalescenti o morti. Evitare gli agglomeramenti delle persone, per le strade, sui veicoli e nei locali chiusi, per non trovarsi a contatto con convalescenti i quali parlando, tossendo o sternutando, possono diffondere i germi dell’influenza.

6.            Evitare di esporsi a correnti d’aria col corpo sudato. Non tenere il collo soverchiamente avvolto, né coprirsi oltre il necessario (anche a letto) a scopo di precauzione.

7.            Nelle officine, nei laboratori, negli uffici, ecc. ciascuno concorra al mantenimento della nettezza e della ventilazione di tutti i locali, specialmente degli spogliatoi, dei refettori e delle latrine. Non si sputi sui pavimenti, nelle scale, ecc. Chi dirige sorvegli sull’igiene interna e metta a disposizione dei dipendenti, vestaglie, scope, segatura umida, sputacchiere, maschere, ecc.

8.            Non si sciupi il denaro nell’acquisto di disinfettanti, specialmente di quelli che emanano odore (ipoclorito, solfo, creoline, lisoformi e simili), poiché non hanno alcun potere disinfettante. Dovendo disinfettare locali troppo affollati (sale d’aspetto, sportelli d’ufficio, spogliatoi, refettori, ambulacri, ecc.) si lavino le pareti, gli assiti, le panche, i pavimenti con soluzione di sublimato al cinque per mille, ricordando che il sublimato è un potente veleno e che quindi deve essere affidato a persona che dia affidamento di serietà nell’uso.

9.            Chi avverte mal di capo, mal di gola, dolori articolari, malessere generale, brividi, di freddo, ecc., non persista a lavorare, ma si corichi e chiegga [chieda N.d.R.] tosto il medico. Chi è guarito non abbia fretta di alzarsi o di uscire di casa, potendo ricadere, con gravi conseguenze.

10.          Durante la malattia si tenga la camera ventilata giorno e notte. Le biancherie personali e da letto usate siano immerse in un mastello contenente sublimato al due per mille, da tenersi nella stessa stanza del malato; quivi sia pure un catino con sublimato (5) all’uno per mille per lavarsi le mani il medico e le persone di assistenza; queste ultime siano limitate al puro necessario e indossino una vestaglia. Non ammettere parenti o amici a visitare, senza plausibile ragione, gli infermi. A malattia finita, coperte, materassi, guanciali, ecc., siano esposti all’aria libera e la stanza ampiamente ventilata per alcuni giorni anche durante la notte.

Nei casi gravi, o se in casa non v’è comodità di assistenza, si ricorra agli ospedali, dove si curano tanto i ricchi quanto i poveri.

L’Ufficio d’Igiene è a disposizione per eventuali istruzioni. Per soccorsi d’urgenza diurni e notturni rivolgersi alla Guardia medica municipale (Telefono 12.31).

Giorgio Ponzio

(Fine seconda parte - continua)

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Articolo pubblicato il 17/04/2020