La Nigeria annega nel sangue

Altri due attacchi compiuti da Boko Haram aggravano la disperata situazione del popolo nigeriano.

 

Con l'Europa ancora sconvolta dal dramma dell'Hebdo e dai suoi sviluppi, in Africa si susseguono una serie di episodi che delineano una tragedia umanitaria sconvolgente. Protagonisti della vicenda sono ancora i guerriglieri di Boko Haram, l'organizzazione terroristica di matrice jihadista che continua a imperversare nei territori dell'Africa centro occidentale. Spesso privi di un vero addestramento militare e paramilitare, i miliziani stanno continuando a perpetrare barbari abusi e terrificanti eccidi ai danni delle popolazioni locali, prendendo come pretesto il nome della religione musulmana, ancora una volta distorta per giustificare le azioni omicide delle cellule jihadiste.

 

La furia assassina, questa volta, ha colpito la Nigeria, con due episodi che poche volte hanno trovato precedenti di pari entità.

 

Il primo episodio, quattro giorni fa, è stata un'avanzata militare che ha lasciato dietro di se una violenta striscia di morte e distruzione. L'obbiettivo era la conquista di Baga, una città prossima al confine nordorientale dello stato. I guerriglieri, dirigendosi verso l'agglomerato, hanno distrutto sedici villaggi, uccidendone gli abitanti e bruciandone le abitazioni, riservando lo stesso trattamento alla città, conquistata per poi essere rasa al suolo, fatta eccezione una base militare caduta quindi nel controllo dei terroristi. Il bilancio finale è devastante: si parla di più di duemila vittime, oltre ad un numero imprecisato -ma probabilmente alto, secondo le peggiori tradizioni di Boko Haram- di persone rapite dalla mano miliziana.

 

Il secondo episodio, meno pesante per numero di vittime ma ugualmente agghiacciante per il modus operandi, è avvenuto due giorni fa, nella stessa regione di Bama -il Borno, recentemente preso fortemente di mira di jihadisti. Nel mercato di Maiduguri, la capitale della regione, una bambina di dieci anni imbottita di esplosivo è saltata in aria dopo essere stata fermata per un controllo dagli agenti di polizia. La detonazione è avvenuta probabilmente mediate l'attivazione a lunga distanza dell'ordigno, azionato da un terzo soggetto con un telecomando una volta che la piccola ha raggiunto il luogo “adatto”. La deflagrazione è stata violentissima e ha trascinato via con se la vita di venti persone. Basti pensare che la parte superiore del corpo della bimba è stato ritrovato a circa mezzo chilometro di distanza.

 

Mentre, insomma, gli occhi del mondo guardano alla tragedia di Parigi, alle guerre medio orientali e all'“emergenza profughi”, nel cuore dell'Africa continua a perpetrarsi una guerra sanguinaria, combattuta tra le fazioni jihadiste e le truppe governative. Una guerra in cui le vittime civili cadono senza fare rumore.

 

Tra i tanti motivi che hanno portato alla scelta della Francia come obbiettivo di un attentato, si annovera anche la funzione strategica che questa ha avuto nella regione. I terroristi, infatti, non hanno colpito a Parigi esclusivamente per il suo ruolo simbolico di patria europea dell'integrazione e del multiculturalismo, ma anche a causa dell'impegno militare francese nelle regioni africane sconvolte dall'azione degli eserciti terroristi, si veda, ad esempio, il recente intervento in Mali.

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Articolo pubblicato il 12/01/2015