La Ninna Nanna De La Guerra.

Civico20News propone una storica poesia di Trilussa contro la guerra, mai come oggi attuale, seppur datata 1914

 

A pochi è dato saper far poesia e al contempo parlare dei mali che affligono i popoli. Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri (1871-1950), ha avuto questo dono. Lo scrittore e giornalista romano, nominato Senatore a Vita trenta giorni prima della sua morte, ha attraversato i due secoli che hanno trasformato il mondo, pungendo con la sua satira i mali che affliggevano l'Italia, dalla corruzione al fascismo. Proprio con il regime di Mussolini ebbe un rapporto controverso: senza mai prendere la tessera di partito, mantenne rapporti pudenti che gli permisero di continuare la sua opera satirica indirizzata contro alcuni noti gerarchi. Pare che, in punto di morte, le sue ultime parole siano stae "mo' me ne vado". In questa poesia, composta agli inizi della Grande Guerra, Trilussa si scaglia contro i potenti del mondo che tanto l'avevano voluta e che in nome di un Dio "che nun se vede" avevano coperto i loro interessi, scatenando il più grande bagno di sangue della storia d'Europa. Per poi tornare, come sempre, amici come prima. Un tema mai attuale come oggi, dall'occidente al Medio Oriente.

 

 

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!



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Articolo pubblicato il 18/01/2015