Khadiga Shabbi

Corte di Cassazione: legittimo l’arresto della ricercatrice libica per istigazione al terrorismo internazionale.

Sul caso della libica Khadiga Shabbi, ricercatrice presso l’Università di Palermo si è espressa in questi giorni la Corte di Cassazione che, accogliendo le richieste della Procura di Palermo, ha consentito il nuovo arresto della donna (v. mio intervento del 30/12/2015 su questa rivista!).

L’epilogo di questa vicenda era pressochè scontato perché le motivazioni del Gip del Tribunale di Palermo, Dott.  Fernando Sestito, che lo avevano indotto a non convalidare il fermo della donna arrestata una prima volta nel dicembre dell’anno scorso, erano già state ritenute inaccettabili dal Tribunale del riesame di Palermo, sulla base delle investigazioni della Digos.

Il caso non meriterebbe tanta attenzione se non avesse confermato ancora una volta che nella nostra magistratura esistono a volte incongruenze e differenze di valutazione tanto rimarchevoli da accendere non soltanto una forte perplessità negli stessi addetti ai lavori ma, soprattutto, una comprensibile preoccupazione nei cittadini.

Con un corollario che appare ancora più inquietante della diatriba fra giudici: in questi sei mesi in cui è stata libera di agire Khadiga Shabbi avrà potuto continuare nella sua attività di collegamento con le  milizie islamiche collegate all’Isis (insediatosi in parte del territorio libico dopo gli smacchi militari subiti nelle ultime settimane in Siria) al fine di indottrinare e raccogliere nuovi adepti nel mondo occidentale soprattutto giovanile o avrà soltanto adempiuto diligentemente alla sua attività di ricercatrice in economia presso l’Università?

E’ auspicabile che la Digos abbia attentamente vigilato in questi mesi sulle attività della donna (cosa sulla quale non nutriamo peraltro alcun dubbio) ma è altrettanto auspicabile che nel frattempo sia stato nominato un altro Gip presso il Tribunale di Palermo.

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Articolo pubblicato il 30/06/2016