Il caso Mancini

Troppe persone si sono sentite autorizzate ad emettere giudizi.

Nelle sua complessità l’episodio di Fermo è stata un’occasione ghiotta, colta al volo da alcuni commentatori, per giustificare l’ingiustificabile atto di violenza perpetrato dal Mancini.

Varrebbe la pena di rispondere semplicemente rammentando a costoro che un episodio grave come quello in cui un uomo perde la vita meriterebbe anzitutto un po’ di cautela e di umana pietà, soprattutto quando le indagini sono ancora in corso e i testi presenti al fatto o sedicenti tali hanno fornito versioni che richiedono un’attenta valutazione sulla loro veridicità e attendibilità, così come prescrive il nostro codice penale.

E’ questa una attività delicata che il giudice deve esercitare nell’interesse dell’imputato e dei famigliari della vittima e, in definitiva, dello stesso stato di diritto.

Questa affermazione impone, per coerenza, di non scendere allo stesso livello di quei commentatori ai quali prima accennavo e dunque di evitare risposte superficiali o, addirittura, capziose tanto quanto lo sono quelle di chi avventatamente tifa per l’aggressore sulla sola base di convincimenti politici spesso ai confini dell’irrazionale.

Si possono però fin d’ora porre semplicemente in evidenza alcune di queste dichiarazioni ai limiti dell’assurdo.

Come ad esempio quella secondo la quale se, all’insulto becero ricevuto dal Mancini, Emmanuel Chidi Namdi e sua moglie si fossero allontanati facendo finta di nulla, l’episodio non avrebbe avuto seguito.

E che sarà mai ?!...In un paese in cui ci si accapiglia rovinosamente per un dito medio alzato o per un vaffa sentirsi dare della scimmia è veramente cosa da poco, soprattutto se si è di pelle nera e se si arriva dopo traversie e tragedie famigliari di ogni genere dalla Nigeria !

Qualcuno ha sostenuto che in realtà il Mancini non sarebbe imputabile di omicidio (a prescindere per ora dall’accertamento sul concorso di circostanze attenuanti peraltro tutte da dimostrare e da valutare, esattamente come per le testimonianze) perché il suo pugno micidiale avrebbe provocato soltanto una lesione alla bocca di Emmanuel Chidi Namdi: questi infatti, ricevuta la mazzata, sarebbe deceduto per essersi colpevolmente lasciato cadere all’indietro battendo la testa sul selciato!

Con ciò dimenticando volutamente le più elementari regole sul rapporto fra causa ed effetto!

In ogni caso difficilmente si potrà sostenere che sussista una vera e propria colpa dell’aggressore, essendo chiaro a tutti che la responsabilità non è del ragazzo di Fermo, noto a tutti per il suo buon cuore e per la sua immacolata esistenza precedente allo sfortunato episodio in questione, bensì delle istituzioni e in particolare di alcuni partiti politici che non avrebbero fatto nulla  per evitare che la gente esasperata vada in giro insultando e -se del caso-  menando fino alle estreme conseguenze questi tracotanti invasori!

Che i nostri rappresentanti istituzionali abbiano colpe gravissime in tema di immigrazione è tesi senz’altro condivisibile ma che ciò giustifichi il comportamento tenuto dal Mancini tanto da esentarlo da ogni responsabilità è aberrante oltre che stupido.

In ultimo però occorre dare a Cesare quel che è di Cesare e a Mancini quel che è di Mancini!

Il fermato ha fatto sapere per il tramite del suo legale (probabilmente su suggerimento di quest’ultimo) che intende donare i suoi beni alla vedova del nigeriano per soccorrerla economicamente in questo frangente così drammatico.

Ebbene, a parte il fatto che tale dichiarazione è molto simile ad un riconoscimento di colpevolezza, il gesto sarebbe da applaudire se non sorgesse il dubbio che tale sbandierato proposito rientri effettivamente nelle reali intenzioni del Mancini e che dunque altro non sia se non un mero espediente difensivo volto soltanto a confutare fin d’ora la propria immagine di personaggio balordo e violento in vista di un probabile futuro processo.

Processo nel quale, come ben sanno il fermato e il suo difensore, si discuterà anche dei danni morali, materiali ed economici sofferti dalla vedova!

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Articolo pubblicato il 14/07/2016