La linea Minniti inizia a fare acqua.

L’Onu bolla l’accordo con la Libia “disumano”, l’Europa prende tempo...

Che il problema presto sarebbe emerso era lapalissiano.

Lo capii quando Minniti si presentò a Torino per la Festa dell’Unità, era metà agosto, e nonostante il vasto consenso che si poteva percepire da parte dei simpatizzanti Pd, un capannello di manifestanti di estrema sinistra si scagliò contro il Ministro, reo d’aver siglato con le autorità libiche un accordo “criminale”. 

 

Proprio ciò fu al centro del discorso che tenne Minniti quella sera: per limitare gli sbarchi l’Italia aveva firmato con il capo del Governo libico Fajez el Serray un accordo: noi istruiamo la vostra Guardia Costiera, la potenziamo, vi paghiamo cibo e medicinali per i rifugiati, cerchiamo di fornire la massima assistenza, ed in cambio voi cercate di porre fine alle partenze verso le nostre coste.
Una soluzione, quella che ricorda il salviniano “aiutiamoli a casa loro”, che ha portato subito i primi frutti: in agosto i migranti sono drasticamente calati, da 20.000 nel 2016 a poco più di duemila nello stesso mese dell’anno in corso.


Lo stesso Minniti, a fine luglio, ha sottoposto alle Ong che operano nel Mediterraneo un codice di 13 punti per regolarne l’operato: l’obiettivo era evitare che tali organizzazioni non governative lucrassero sui migranti fungendo da scafisti, come era emerso da alcune intercettazioni e come il blocco dell’imbarcazione Iuventa aveva confermato.

Su dieci Ong , cinque firmarono.

Questo pugno duro ha consentito a Minniti di godere di un consenso bipartisan, forse più accentuato a destra che non a sinistra, da cui sono giunte non poche critiche. Gino strada l’ha definito provocatoriamente “sbirro” e Crozza ha modellato un Ministro degli Interni in salsa mussoliniana, giocando tra le altre cose sulla stessa (non) pettinatura.


Quindi problema risolto? Macchè…
L’altra, sanguinosa, faccia della medaglia dell’operato italiano, che è emersa con prepotenza nelle ultime ore, riguarda il trattamento degli aspiranti migranti: negli ultimi due mesi i Cie libici hanno visto triplicare i propri “ospiti”, dai settemila di inizio settembre ai quasi ventimila odierni.


Ieri è arrivata la bordata da parte dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, il principe giordano Zeid Raad al-Hussein, che ha definito “inumano” il trattamento il patto firmato da Europa e Libia per arginare i flussi. «La politica dell’Unione europea di sostegno alla Guardia costiera libica perché intercetti i migranti e li consegni alle terrificanti prigioni in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità. Il sistema di detenzione per migranti è irrecuperabile: una situazione già disperata è diventata catastrofica». L’Alto commissario ha chiesto la depenalizzazione dell’immigrazione irregolare perché «solo le alternative alla detenzione possono salvare le vite dei migranti».


Il rapporto Onu è terrificante: una donna sub-sahariana ha raccontato di essere stata stuprata da tre uomini, di cui uno una Guardia Costiera, altre testimonianze parlano di botte e violenze solo chiedendo cibo e medicine.

Stupri e violenze accompagnano i migranti fin dall’inizio del loro viaggio, ricorda l’Onu: «Sono già stati esposti a rapimenti, torture, lavori forzati, sfruttamento, gravi violenze fisiche, fame e altre atrocità nel corso dei loro viaggio attraverso la Libia nelle mani dei trafficanti». Una donna della Costa d’Avorio ha raccontato: «Durante il viaggio uomini armati hanno scelto sei donne, quando mi sono rifiutata sono stata schiaffeggiata e mi hanno puntato una pistola alla testa. Quattro uomini mi hanno stuprata. Ero all’inizio di una gravidanza, ho sanguinato molto, penso di aver perso il bambino».


Minniti ha aggirato la questione rivendicando che “Se l’Unhcr ha potuto visitare i centri in Libia, lo si deve anche all’impegno del nostro Paese”.
Per il resto, dalle parti di Bruxelles tutto tace.

L‘Europa per ora si è goduta il risultato degli sbarchi in diminuzione girandosi dall’altra parte, facendo finta che il problema umanitario non la riguardasse.
Ma è una situazione che non può durare per sempre.

 

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Articolo pubblicato il 16/11/2017