Favola e fiaba indicano due diverse modalità espressive e non sono quindi sinonimi.

Il termine fiaba e favola, anche se sono usati per indicare lo stesso genere di racconto generalmente ideato per i più piccoli, non sono però uguali nel significato recondito di base.

Premettendo che con queste parole si indicano sempre dei racconti fantasiosi che hanno un lieto fine e che includono elementi benefici in contrapposizione con altri malvagi, lo scopo didattico, se così possiamo esprimerci, varia nelle due modalità espressive.

Le fiabe  infatti racchiudono sempre uno schema di sviluppo interiore che parte da uno stato di cattività in cui l’anima si ritrova, per sfociare in una sorta di ritorno ad uno stato regale perduto e presente in latenza all’inizio del racconto.

In realtà, gli anonimi scrittori delle fiabe autentiche, erano tutti dei partecipanti coscienti ed attivi a dei cenacoli esoterici di stampo gnostico. Quindi, tali iniziati antichi, trascrissero attraverso trame fiabesche, gli insegnamenti spirituali che cercavano di realizzare nella vita quotidiana.

Una fiaba è una storia dai profondi insegnamenti spirituali, quindi destinata a tutti e non solo ai bambini. La fonte da cui scaturiscono è il regno di gloria delle dimensioni superiori, luoghi ameni dove la dualità bene-male non esiste come invece accade nel nostro mondo tridimensionale.

Facciamo solo un esempio per chiarire quello appena affermato: Biancaneve  riceve dalla strega cattiva, la mela avvelenata per tre volte di seguito. La protagonista della storia deve quindi affrontare una triplice prova durissima da superare, tanto che in apparenza muore per tre volte.

Salta all’occhio attento del lettore, il fatto narrato nei vangeli in cui Gesù,  prima di divenire il portatore del Cristo Cosmico Solare, viene tentato nel deserto proprio tre volte da Satana, il principe di questo mondo chiamato anche “dio mammona”.

Di sfuggita ricordiamo che anche il Bhudda storico viene tentato tre volte da Mara, sinonimo di maligno, prima di raggiungere l’illuminazione definitiva sotto l’albero della bodhi.

Biancaneve è inoltre una persona candida nell’essenza, segno chiaro di un “candidato” iniziato al cammino della seconda nascita interiore. Anche i nani non sono sette solo per puro caso. Questi simpatici lavoratori, indicano il sistema complesso dei chakra che lavorano nella miniera del mondo, per estrarre dalla dura roccia della realtà,  pietre preziose e tesori, ad indicare con ciò delle forze superiori da utilizzare a favore dell’anima candida.

Le fiabe autentiche quindi racchiudono  nel loro nocciolo interiore, sempre degli insegnamenti superiori di stampo esoterico.

Una favola in realtà, è solo una imitazione artistica di questi veri manuali di rinascita alchemica. In apparenza sembrano fiabe, ma non lo sono, poiché gli autori non erano degli iniziati, anche se in possesso di notevoli doti animiche naturali.

Le avventure che i protagonisti delle favole devono affrontare, sono sempre surreali, astratte, poiché si svolgono nei mondi onirici, conosciuti anche come sfere astrali del pianeta. In questi livelli energetici-vibratori, si possono fare interessanti esperienze, a volte anche significative, ma in ogni caso non mirano ad uscire dallo stato di cattività in cui vive l’anima nella sua vita in seno alla ruota delle reincarnazioni.

La favola è quindi un racconto che veicola solo insegnamenti etici e morali, non certo spirituali ed esoterici. Possiamo ben distinguere queste due modalità espressive nell’opera dei fratelli Grimm e in quella di Andersen: i primi hanno prodotto quasi esclusivamente delle favole, mentre i racconti del secondo sono quasi tutti delle fiabe nel senso da noi spiegato precedentemente.

Si può ben dire che, l’ultima vera fiaba autentica apparsa in occidente, sia quella di Pinocchio. Dopo Collodi, nessun altro scrittore è riuscito a creare dei racconti che affondassero realmente nella tradizione atemporale ed imperitura dell’esoterismo originale.

Oggigiorno si potrebbe dire che esiste, nei migliori dei casi, una produzione a metà strada tra la fiaba e la favola. E’ il caso di alcuni scrittori di genere fantasy, quali Tolkien. Da  sottolineare anche il grosso lavoro di Michael Ende, forse l’unico che si è avvicinato al vero spirito delle fiabe autentiche.

Possiamo osservare che, inevitabilmente, la rottura con le sane dottrine spirituali tipica dei tempi moderni, non può avere altro come conseguenza,  che la creazione di una società onirica, paradossale, astratta, quindi favolistica.

I miti cinematografici, gli eroi dei fumetti, i personaggi dei cartoni animati, sono tutti dei moderni simboli favolistici, forse anche simpatici e divertenti, ma non dei veri candidati alla regalità suprema come Biancaneve. E’ più semplice e remunerativo visitare infatti per l’uomo moderno, “il paese delle meraviglie“ del piano astrale, che morire piuttosto della triplice morte mistica narrata nelle fiabe di stampo iniziatico…..

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Articolo pubblicato il 11/12/2017