Il Natale in quanto nascita della luce cosmica e ricorrenza della discesa dell’Avatar.

Non è un caso che la nascita di Gesù Cristo si colloca storicamente verso il solstizio d’inverno.

Nell’orologio perfetto in cui tutte le forze della natura si muovono ciclicamente, il passaggio delle stagioni  rappresentato dai solstizi e dagli equinozi, produce dei cambiamenti nell’aspetto della realtà. Ricordiamo che, nel momento del solstizio d’estate, la luce solare incomincia a declinare, divenendo sempre più fioca fino a raggiungere il punto più basso il ventuno dicembre.

In questo giorno, raggiunto il nadir della sua discesa, per così dire , il sole rinasce a nuova vita, iniziando la sua ascesa annuale che culminerà nel solstizio d’estate seguente. Ma questo è solo un processo fisico, in cui sono implicate delle forze prettamente naturali.

Dietro la realtà concreta e tangibile, agiscono sempre delle energie elevate di carattere spirituale, e dietro il sole concreto visibile ad occhio nudo, vi è un altro sole, invisibile alla vista ordinaria che la scienza esoterica  denomina col nome di “Vulcano”.

I pitagorici affermavano che esiste una “antiterra” al di la di quella che noi abitiamo, e quindi, vi è, in un'altra dimensione, un universo spirituale in cui questa antiterra ospita una vita divina in seno all’immortalità. E’ da questa quarta dimensione assoluta che in qualche modo influenza il nostro mondo a tre dimensioni, che provengono tutti i salvatori scesi  tra di noi lungo tutta la storia umana.

Gesù, che incarnò il Cristo, è quindi un Avatar, uno tra i tanti e sicuramente non l’ultimo. Il concetto orientale di Avatar, indica una incarnazione della divinità più alta che nasce tra la nostra umanità decaduta, per portare il messaggio della liberazione dalla bassa materialità, ma non solo: la sua presenza costituisce un importante stazione di trasmutazione di alte energie.

Un Avatar non si limita a parlare della salvezza, ma veicola quindi le  forze spirituali necessarie per attuare la rinascita interiore “dall’acqua e dallo spirito“, come è detto nel vangelo. Nelle tradizioni orientali, si parla di due porte cosmiche da dove devono passare tutte le anime. La prima è chiamata “deva-yana”, ovvero la via degli dei. L’altra è denominata “petra-yana”, la via degli antenati.

Terminato il ciclo terreno dell’incarnazione terrestre, un’anima, secondo il suo stato effettivo di coscienza, deve passare per una di queste due vie, poiché non ne esiste una terza od eventualmente una quarta. La via del deva-yana introduce l’essere che la percorre fuori dalla ruota delle reincarnazioni, quella del petra-yana immette il microcosmo invece di nuovo nella ruota del samsara, poiché, essendo ancora immaturo, deve passare per una nuova incarnazione fisica.

Abbiamo introdotto questi concetti  nel nostro articolo che sembrano differire dal tema proposto, per una ragione specifica: ogni Avatar autentico discende tra di noi per la porta del deva-yana, durante il solstizio d’inverno, quindi a differenza delle anime comuni umane legate da milioni di anni alla ruota delle reincarnazioni, nasce in un corpo puro con una coscienza già libera dal karma e, come dire, non legato ai doveri tipici di chi gira nella ruota delle reincarnazioni.

Lo scopo primario di un Avatar è quindi di creare un ponte tra il nostro universo tridimensionale retto dalle leggi duali  tipiche della materia, e quello della sua patria di origine, l’universo quadridimensionale da cui proviene. Non a caso Gesù cristo afferma nel vangelo che “il  mio regno non è di questo mondo”, volendo sottolineare proprio che proviene da un altro livello di esistenza.

L’antico mito del regno di Agharta, cui si giunge soltanto attraverso i “sette passaggi sotterranei di Shamballa”, indica chiaramente che, oltre ogni limite del nostro cosmo materiale, al di là di tutti i livelli energetici ed astrali che compongono il nostro  complesso universo, vi è un “antiterra” perfetta, dove vive un umanità divina che Jan van Rijckemborgh  dichiara essere  composta dai tanto mal compresi e denigrati Heloim originali.

Nell’antica mitologia nordica, è detto che l’eroe, colui che combatte  nel campo delle vicende della vita, dopo aver deposto il corpo fisico, giunge nel Valhalla, per vivere eternamente con gli dei. Coloro che fossero morti invece nel proprio letto per malattia, ovvero che vissero debolmente la loro vita terrena senza sforzarsi troppo  nel combattere, sarebbero stati trascinati loro malgrado nel tetro ed abissale Niflheim.

Queste antiche leggende indicano per l’appunto le due vie sopra citate, e  sottolineano il fatto che l’uomo è chiamato a ridivenire un dio solare. In questo contesto, le parole del Cristo “siate miei imitatori”, indicano alla perfezione il modus operandi del vero cristiano: accogliere in sé la luce del Cristo Cosmico, con il cui aiuto combattere nel campo di battaglia della vita, per tornare nel regno divino, nel Valhalla, dopo aver portato felicemente a termine le dodici fatiche ercoline ed esser così definitivamente usciti dalla ruota delle reincarnazioni.

Nel giorno del solstizio d’inverno, dietro il rinnovamento della natura e la rinascita del sole fisico, si cela un nuovo impulso proveniente da Shamballa, atta a risvegliare nei cuori degli uomini, la particella divina latente della stessa fattura  divina del Cristo Cosmico Solare.

La forza cristica deve nascere in noi, quindi la natività deve divenire un fatto concreto nel più profondo della nostra anima. Nella stalla caotica del nostro cuore, a fianco del bue di una volontà egocentrica e l’asino della nostra completa ignoranza fondamentale, il figlio della  divinità deve trovar posto nella mangiatoia.

In nessun altro luogo del sistema umano può nascere il redentore, poiché proprio nel cuore giace in latenza il seme che l’Altissimo a deposto in noi per permetterci la rinascita evangelica dall’acqua e dallo spirito. La festa del natale è quindi un avvenimento che ci ricorda un fatto macrocosmico, ma che essenzialmente deve attuarsi in noi a livello microcosmico.

Come disse bene Angelus Silesius “se Cristo fosse nato mille volte a Betlemme ma non in voi, non di meno sareste perduti”. Il natale quindi, non è un’occasione per festeggiare e bere a più non posso, ma essenzialmente uno stimolo a divenire “vergini “ come Maria, stato che indica velatamente  la giusta disposizione d’animo per accogliere  in seno il seme della divinità.

Di sfuggita facciamo notare che, l’antico culto solare di Mitra, indica che il dio nasce il ventuno dicembre, giorno del solstizio d’inverno. Per altri Avatar storici la data di nascita si situa proprio nello stesso periodo in cui si dice sia nato Gesù di Nazareth, e questo è indubbiamente non un caso che consolida pienamente quello da noi scritto.

La nascita del redentore del mondo è annunciata dalla stella cometa. Ciò simboleggia che , tutto il meccanismo del nostro universo retto dalle leggi del destino, trova una giusta armonizzazione. Ricordiamo che, nell’antico sistema gnostico, Cristo incarna il tredicesimo elemento che si installa perfettamente nel centro del cerchio dodecuplice dello zodiaco. Allo stesso modo, quando il Cristo diviene pienamente attivo in quanto perno centrale del microcosmo, chiama a sé i dodici discepoli, subordinandoli al suo insegnamento proveniente da un altro universo.

Ma questi sono elementi posteriori al mistero della natività  e per ora ci fermiamo qui, consci di aver dato solo minimi indizi per svelare il mistero del natale, mistero oramai quasi dimenticato da tutti gli esseri umani, che approfittano di questi giorni solo per festeggiare e divertirsi.

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Articolo pubblicato il 22/12/2017