Trento - Alle Gallerie Piedicastello una mostra per ricordare gli orrori della prima guerra mondiale

I terribili fantasmi di ferro e fuoco presentati senza retorica e nel rispetto silenzio

Questa mostra:”FERRO FUOCO E SANGUE” aveva già visto la sua apparizione a Palazzo Chiericati di Vicenza, ora viene ospitata alle Gallerie  Piedicastello  a Trento, fino al 6 gennaio 2019. La rassegna è piena  di emozioni, di verità, che fanno realmente “vivere la Grande Guerra”, che fra tre mesi, finalmente, ci appresteremo a celebrare, la fine di questa carneficina di vite umane che ha  trasformato una “epopea”, conosciuta dai più solo attraverso i libri di storia.

Il progetto espositivo:”FERRO FUOCO E SANGUE”, ad ingresso libero curato da Mauro Passarin, viene documentato con reperti di fotografie di Giuliano Francesconi,  ed è accompagnato da un catalogo edito da Silvana Editoriale, oltre ai saluti istituzionali il testo riporta il saggio di presentazione della mostra dello storico Mauro Passarin (pp.137 ill. ni colori€ 28.00.

 Scrive nel volume il sindaco di Vicenza Achille Variati:“La tragedia di migliaia di uomini e di intere popolazioni toccò livelli così alti che quel ricordo divenne, negli anni successivi, patrimonio di una tradizione che ha assunto caratteri di immortalità”.

Attraverso le fotografie  di Giuliano Francesconi la mostra parla di paura, di fango, di fame, di sete, di freddo, degli orrori vissuti da milioni di uomini scaraventati in prima linea a scoprire un mondo severo e ignoto.

Maschere antigas, matasse di reticolati, spuntoni, tubi esplosi dalla nitroglicerina, un cucchiaio formato da un proiettile, pinze per tagliare i reticolati, gli occhialini contro il riverbero della neve, vecchie suole di scarponi, baionette, elmetti deformati, una fila di piccole bottiglie che il fuoco nemico non ha rotto  ma piegato, oggetti di guerra presentati a grandissime dimensioni, che portano il visitatore in un mondo di potenti, terribili “fantasmi” di ferro e fuoco  che conducono a un comune denominatore:”Sangue”. Ma vediamo quante vite è costata questa carneficina della grande guerra.

Le cifre assolute e proporzionali, tanto enormi  quanto incontrollabili, variamente disaggregate e combinate tra vittime, dispersi e feriti, non cessano di lasciarci attoniti. Nessuno saprà mai con precisione quanti sono i soldati caduti nella prima guerra mondiale.

La cifra convenzionale dei nove milioni di morti sugli oltre 70 milioni di uomini mobilitati è puramente indicativa delle dimensioni della catastrofe.

Sono caduti quasi 2 milioni di tedeschi, 1 milione e quattrocento mila francesi, un milione e ottocento mila russi, 1 milione e 200 mila austro-ungarici, 650 mila italiani, 900 mila inglesi, 58 mila belgi, 300 mila romeni, 350 mila serbi, 700 mila turchi, 87 mila bulgari, 115 mila statunitensi, 230 mila australiani, canadesi, indiani. Una media di 5750 morti al giorno. Ogni giorno per tutti i quattro anni del conflitto.

I materiali presentati nella mostra formano un insieme di dolorosa poesia dove la capacità “documentaria” delle immagini non scivola mai nel retorico e nel luogo comune, ma invita qualunque si avvicini alla visita viene invitato al silenzio e alla riflessione.

Paolo Rumiz giornalista e scrittore :” Capire l’Europa del 1914-1918 è indispensabile per intendere  quella del 2018. Non è possibile capire, se cammini eretto là dove loro sono andati strisciando come vermi. Non puoi , se porti scarpe asciutte e vestiti puliti”.

La prima guerra mondiale fu dunque uno straordinario condensato di modernità che tuttavia, o forse proprio per questo, innescò un’autentica esplosione di antimodernità, dove la tecnologia  fu uno dei fattori della meccanizzazione del processo di sterminio, una frattura decisiva nel nostro tempo. Per oltre quattro anni gli Stati moderni e civili dell’Europa , allora centro del pianeta , hanno portato avanti una politica di mattatoio industriale, hanno assuefatto le menti alla violenza di massa.

Il Vice Sindaco e Assessore alla Crescita Jacopo Bulgarini d’Elci scrive:”Attraverso le immagini proposte - nella mostra e nel catalogo- si intende scrivere una pagina importante di arte e storia, per spingere  a guardare in faccia, senza eufemismi, quella tremenda forza di pulsioni di odio trasformata nella realtà spaventosa della “guerra europea”.

Informazioni: Tel. + 39 0461 230482; fax + 39 0461 237418.

 

 

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Articolo pubblicato il 31/07/2018