La Gioconda non è Monna Lisa

Una rivelazione a dir poco sconcertante

A fare questa affermazione è stato un notissimo critico dell'arte e forse il più qualificato conoscitore delle opere e della vita di Leonardo Da Vinci: Carlo Pedretti.

Nonostante le affermazioni del Vasari, che per molti critici non sarebbe stato poi così affidabile, Il dipinto presente al Louvre di Parigi potrebbe non essere identificato con Monna Lisa Gherardini, moglie di Francesco Gherardini del Giocondo, noto mercante di seta fiorentino.

I dubbi di Pedretti nascono dal fatto che la Gioconda avrebbe dovuto essere stata dipinta da Leonardo intorno al 1513, al contrario il Vasari sostiene che la atazione del dipinto avrebbe dovuto essere anteriore alla Battaglia di Anghiari, quindi precedente il 1503.

Calcolando che ci sono voluti circa quattro anni per la realizzazione, la Gioconda avrebbe dovuto essere stata dipinta tra il 1500 e il 1504.

Vasari, dobbiamo dirlo, non conobbe mai Leonardo e non vide mai la Gioconda, però nel suo famosissimo Testo  "Le Vite de' più eccellenti pittori, scultori ed architettori", parla di una Testa, quindi non di un vero e proprio ritratto, che Leonardo dipinse per Monna Lisa, in occasione del suo matrimonio con Francesco del Giocondo e, cosa importantissima, che tale soggetto sarebbe stao dipinto a Firenze tra il 1504 e il 1506.

Per motivi di cui non si conoscono le cause quella "Testa", andata probabilmente perduta, divenne il ritratto di Monna Lisa oggi esposto a Parigi.

Nel gennaio del 2007 si sparse la notizia del ritrovamento della tomba di Monna Lisa, nella chiesa di Sant'Orsola a Firenze. La Gherardini morì il 15 luglio 1542 all'età di 63 anni. Quindi la Gioconda risultava essere nata nel 1479 e avrebbe avuto 21 anni nel 1500 e 34 nel 1513.

Anche se sembrerebbe più verosimile considerare l'età della donna ritratta al Louvre più vicina ai 21 anni che ai 34, tale prova non costituisce certezza.

Forse in futuro le tecniche dell'ingegneria genetica ci permetteranno di dare un volto concreto a colei che riposa a Sant'Orsola, vedremo se assomiglierà alla donna che chiamiamo La Gioconda.

Carlo Pedretti esprime i propri dubbi analizzando anche la tecnica di Leonardo e soprattutto entra nel merito dell'interpretazione stilistica:

"La Gioconda, si sa ha fatto versare i proverbiali fiumi d’inchiostro. E’ un quadro vittima di troppa erudizione, troppa filosofia, troppa psicologia, troppa insofferenza e, tutto sommato, troppa incomprensione. Resta lo stile. E quello ci conduce alle ultime opere di Leonardo dopo il 1510: gli studi francesi – nero su nero 1517-1518 – pei drappeggi della Vergine nel quadro della Sant’Anna e ai disegni di paesaggio a Windsor che gli corrispondono, che sono del 1510 e 1511, oppure a quelli dell’Adda del 1513, ed altri paesaggi schizzati su fogli di studi geometrici del 1514 e 1515. Ma il richiamo più impellente è quello al carattere, se non allo spirito, del disegno a Windsor di donna in piedi in un paesaggio che s’intravvede appena nella nebbia. E’ una donna che ha il corpo, le vesti e perfino il sorriso della Gioconda, e che indica col gesto della mano una lontananza simbolica nello spazio e nel tempo: la lontananza che ci separa dalla mente di Leonardo".

Una svolta decisiva si ebbe nel 2012, quando Roberto Zapperi scrisse che Leonardo, dialogando con Antonio De Beatis a Cloux il 10 otobre del 1517, disse che il dipinto (di cui stavano parlando) rappresentava una Madonna fiorentina e che il quadro gli era stato commissionato da Giuliano De Medici, Duca di Nemours (1474-1516). Dal momento che Leonardo partì da Milano il 24 settembre del 1513 per raggiungere Firenze e in quel preciso periodo anche Giuliano De Medici si trovava nella medesima città si potrebbe supporre che proprio a Firenze gli venne commissionata la celebre Opera. Resta evidente che se il dipinto venne realizzato dopo il 1512 non coinciderebbe con la "Testa" presente al Louvre e descritta dal Vasari. A complicare le cose, attraverso la lettera di un segretario, scopriamo che Leonardo, durante un suo soggiorno a Clos Lucé, in Francia, ricevette la visita del cardinale Luigi d'Aragona. Al cardinale, Leonardo, avrebbe mostrato solo tre tavole dipinte, di cui una sicuramente quella esposta al Louvre. Leonardo avrebbe confessato al cardinale che l'opera gli era stata commissionata da Giuliano De' Medici, e che, secondo lo storico Roberto Zapperi, dovrebbe raffigurare Pacifica Brandani, una delle numerose amanti di Giuliano, con il quale ebbe Ippolito, un figlio naturale poi legittimato a Roma, poco prima che lei morisse.

Anche Carlo Pedretti è di questo avviso, ed era sua convinzione che il dipinto rappresentasse Pacifica Brandani da Urbino, amante di Giuliano De Medici, morta di parto. Il dipinto sarebbe stato terminato nell'aprile del 1515.

Scoperte di questo genere possono apparire destabilizzanti: in un mondo dove crollano le certezze anche un fatto di minor importanza potrebbe creare una crisi sociale... Ben altra crisi la crerebbe l'ipotesi di cambiare il nome al quadro esposto al Louvre... non voglio neppure immaginare un cartellino posto vicino al dipinto che riportasse il nuovo nome:        ---  LA BRANDANA di Leonardo Da Vinci  ---

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 21/11/2018