Se la nave affonda Venezia

Berengo Gardin ha “arpionato” le balene da crociera che violentano la Laguna

Non sarà il vibrione del colera evocato nel romanzo di Thomas Mann, ma sempre un virus, stavolta gigantesco, che s’insinua nelle arterie del sistema circolatorio di un corpo già fragile, debilitato e lo infesta: fuor di metafora, quei colossali mostri marini chiamati navi da crociera che transitano nei canali e agli approdi di Venezia. Mortificandola.

 

Così almeno la vedono i soliti idealisti illusionisti ambientalisti “spiriti elevati”, cui palesemente difetta sinderesi ovvero praticità.

 

L’occasione di ribadire l’indignazione eco-cultural-chic contro tali itineranti non-luoghi nel luogo per eccellenza, megacondomini galleggianti ch’affonderebbero la Laguna, poiché “orribili bestioni, alti come palazzi” – per citare l’immancabile Celentano -, la offre il Fai (Fondo Ambiente Italiano), che ospita presso Villa Necchi Campiglio, a Milano, l’esposizione (anzi, mostra) di una trentina di stampe di scatti che l’ormai ottantenne celebratissimo fotografo Gianni Berengo Gardin (di padre appunto veneziano ed egli stesso per anni residente in città) ha effettuato dal 2012 al 2014, appostandosi dall’alba a caccia di stupefacenti immagini, “oltre scala, assurde, da sembrare modificate con photoshop, eppure reali”, relative al singolare fenomeno, cui sette progetti di “soluzione” – ad oggi restati sulla carta – non han saputo trovar rimedio, stranamente... considerando gli interessi in ballo. Posti di lavoro e dividendi, ossia speculazione non proprio filosofica, da un lato; salvaguardia di arte e paesaggio, Bene dell’Umanità, dall’altra: chi pensate l’avrà vinta?

 


 

Sulla sensibile pellicola di Berengo Gardin, fedele al tradizionale procedimento chimico-analogico e alle infinite, infinitesimali sfumature del bianco-e-nero, nient’affatto grigie, s’impressiona e ci impressiona, noi sedicenti anime-belle dall’ingenua predilezione per i valori eterei ed edificanti dell’esprit de finesse, la madornale sproporzione delle mastodontiche imbarcazioni (gli aggettivi accrescitivi si sprecano) che, meglio del famelico pescecane o capodoglio di Pinocchio e di Giona, paiono divorarsi in un sol boccone gli esili campanili, le cupole, le guglie frastagliate e addirittura i pedoni su pontili e ponti di fronte ai multi-ponti delle interminabili fiancate candide di MSC, Royal Carribean, Costa-Carnival (nome in tema col luogo), che tanti inchini e tante soddisfazioni danno ai vari (avari) Arison, Ofer, Aponte, Onorato, loro principali azionisti. Vabbuo’!...

 

Invece di lamentarsi, perché non promuovere con coraggio turismo e occupazione, anche quella della gloriosa cantieristica italica, superando i limiti degli arenili e magari, con un colpetto all’ingombrante leone stilita, deflorando il bacino di San Marco sino al centro della piazza, per scaricarvi gli arlecchinovestiti passeggeri globali, lì a inseminare stormi di milioni di piccioni piuttosto pasciuti, però voraci, che li aspettano ad ali aperte?

 

Insomma, “del domàn non v’è certezza”: magnificamente o spregiudicatamente spremiamo, sfruttiamo e mangiamoci tutto adesso, subito. Lasciamo il nulla.

 

Enrico Laterza

 

 

Gianni Berengo Gardin

Mostri a Venezia

Fino al 28 settembre

FAI - Villa Necchi Campiglio

Via Mozart, 14 Milano

Info: 02-7634012102-76340121 

www.fondoambiente.it

 

 

Nelle immagini di Gianni Berengo Gardin, i “mostruosi” giganti da crociera che invadono la Laguna: la Celebrity Silhouette allo sbocco del Canale della Giudecca nel Bacino di San Marco, tra l’Isola di S. Giorgio e la Punta della Dogana; una grande nave della MSC all’attracco di S. Marco; impressionante “sfida” tra ponti a Venezia, 2013, foto b/n © G. Berengo Gardin / Contrasto - courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

 

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Articolo pubblicato il 08/08/2014