Palazzo Carignano a Torino: un gioiello barocco che ci ricorda la colonizzazione del Canada

I mascheroni grotteschi dei nativi pellerossa sono un omaggio all’impresa del Reggimento Carignan-Salières

La storia del Palazzo dei Principi di Carignano a Torino, comunemente noto come Palazzo Carignano, è ampiamente nota e supportata da una ricca documentazione in merito.

Tuttavia un particolare sembra non essere sufficientemente approfondito e pubblicizzato e cioè il significato della presenza dei “mascheroni grotteschi”, decorazioni-fregi simboleggianti riferimenti peculiari dei nativi pellerossa canadesi, in ricordo della spedizione militare del Reggimento Carignan-Salière nel lontano 1665. 

La spiegazione di questo” binomio-correlazione”, apparentemente banale, in realtà implica una conoscenza approfondita degli eventi storici di quell’epoca, sullo scenario del selvaggio continente nord americano e nello stesso tempo delle complesse vicende dello stesso Reggimento Carignan-Salière.

In merito, occorre precisarlo, circola troppa “letteratura” fantasiosa che, come sovente succede, riesce a deformare in modo negativo il vero significato della portata storica degli eventi in causa.

In sintesi possiamo affermare che il Reggimento Carignan-Salière, dopo un avventuroso viaggio attraverso l’oceano atlantico ed una altrettanto presenza operativa sul territorio della colonia francese del Quèbec canadese, riuscì a stabilizzare la sicurezza dei coloni stessi, garantendo una pace effettiva con gli indigeni irochesi. 

Con questo obiettivo, sostanzialmente  raggiunto, si pose il problema del futuro del Reggimento stesso. A parte i circa 250 soldati morti in questa terribile spedizione, 400 restarono con i coloni, molti dei quali si unirono in matrimonio con le “filles du Roi”, ma circa 550 ritornarono avventurosamente a casa.

Così avvenne, stando alle cronache del tempo ed alla letteratura condivisa.

Inevitabile pertanto non pensare alle narrazioni impressionanti e fantastiche di questi militari (in particolare alle relazioni ufficiose-ufficiali dei religiosi e dei funzionari al seguito) che avranno potuto ragionevolmente contaminare le fantasie creative degli artisti di quest’ epoca barocca.

Il grande architetto Guarino Guarini ne è una prova inconfutabile con la testimonianza dei mascheroni (fregi dei copricapi) dei nativi indigeni canadesi.


In ogni caso l’approccio a questo intricato argomento offre l’occasione per rivisitare la storia del Reggimento Carignan-Salière e le sue ricadute artistico-letterarie, attraverso una ricerca supportata da una solida documentazione d’archivio.

Quanto sopra riportato è ampiamente sviluppato nell’articolo di Armi Antiche 1994 – Accademia di San MarcianoTorino che ripropongo integralmente:


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Dal Ducato di Savoia al Canada Avventura  e ragioni politiche del Reggimento Carignan-Salière nella Nouvelle France

 Guido Amoretti e Valeria Dotto


Le celebri finestre  del Palazzo  dei Principi di Carignano in Torino, con stilizzate figure dei pellerossa che decorano gli architravi, costituiscono lo spunto per trattare in dettaglio l’origine del Reggimento Carignan-Salière e per descriverne le vicende al di qua e al di là dell’Atlantico1.

Occorre quindi risalire al 1642 quando, il 14 giugno, ebbe ufficialmente termine – con apposito e lunghissimo trattato – la guerra civile detta “dei Cognati”, rappresentati da Cristina di Francia, Duchessa di Savoia, vedova e reggente dello Stato sabaudo durante la minorità di Carlo Emanuele II, e dai due fratelli dello scomparso Duca di Savoia, Vittorio Amedeo I, i Principi Maurizio di Savoia, Cardinale, e Francesco Tomaso di Savoia-Carignano.

L’atto di riconciliazione fu firmato a Torino, capitale del Ducato sabaudo, occupata dal settembre del 1640 dalle truppe francesi, alleate della Duchessa Cristina. Il trattato fu firmato – se così si può dire – all’ombra delle armi francesi e sotto i cannoni della cittadella, ben presidiata dalle truppe di Luigi XIII.

A ciò occorre aggiungere che ogni passo del complesso accordo tra i Cognati fu guidato, approvato o voluto dalla lunga mano del cardinale Armando du Plessis de Richelieu, l’onnipotente primo ministro di Francia.

Il suo rappresentante a Torino, cardinale Giulio Mazzarino, fedelissimo esecutore delle direttive del Cardinale ministro, seppe con grande abilità e diplomazia comporre le molte divergenze e le pretese dei principi e della reggente  e giungere finalmente  alla firma della pace, dopo tre anni di un conflitto che aveva impegnato duramente le potenze di Francia e di Spagna, sostenitrici dei contendenti, e che costò infiniti lutti e lacrime ai popoli del Ducato.

Il principe Tomaso di Savoia-Carignano, principale protagonista della guerra civile dal lato della Spagna, si sarebbe trovato in una posizione difficilissima e molto critica nei confronti della Francia se, in quei frangenti, non si fosse sottoscritto un contemporaneo accordo fra la Francia e Tomaso per cui questi venne nominato generale al servizio del Re Cristianissimo. Con tale nomina, egli ebbe il comando delle truppe francesi in Italia e di quelle ducali alleate e ne avrebbe diretto le operazioni contro gli Spagnoli, nella pianura del Po.

A Tomaso, in seguito all’accordo di Torino, venne riconosciuta la Luogotenenza generale delle città e province di Ivrea e di Biella e, nel quadro dinastico, egli, come il fratello Maurizio, avrebbe sottoscritto ogni atto importante emesso dalla cognata Cristina. Entrambi i fratelli avrebbero avuto il diritto di intervenire nel Consiglio ducale.

Nei territori di sua competenza Tomaso avrebbe potuto tenere in armi truppe nostrane o svizzere, a piedi e a cavallo, di sua scelta, e la Duchessa di Savoia gli avrebbe versato il soldo per 2500 uomini.

Questi, in sintesi, i termini degli accordi riferentesi a Tomaso di Carignano che, per la prima volta dopo tante lotte, si incontrò con Cristina nei pressi di Torino nel luglio 1642.

La guerra contro la Spagna (che era scoppiata nel 1635) continuò con alterne vicende: Tomaso, nello stesso 1642, riportò, nel suo nuovo incarico, numerosi successi e conquistò vari paesi.

Fu questo l’anno, 1642, secondo gli storici canadesi, in cui Tomaso avrebbe costituito un nuovo reggimento, che ebbe il nome di “Carignano”.

Secondo  altre fonti l’anno di costituzione sarebbe il 1644. Non è escluso – secondo versioni non suffragate da documenti – che il corpo fosse già in armi sotto il comando del Signor (poi Barone) de la Val d’Isère (Valdisera, di nobiltà savoiarda), le cui compagnie, rinforzate da altre, avrebbero formato la nuova unità.

Un reggimento nato nell’ambito della Casa di Savoia-Carignano, quindi, non alle dipendenze della Corte di Torino. Una costituzione “anomala”, resa possibile dagli accordi da poco sottoscritti, in base ai quali si riconosceva a Tomaso il diritto di avere delle forze armate in proprio.

Non era la prima volta, tuttavia, che il Principe di Carignano costituiva delle unità sue proprie, sia a piedi, sia a cavallo. Tra queste vi fu anche un “reggimento loreno” che ebbe breve vita.

Un’altra ipotesi – da non trascurare, come riferisce l’eccellente archivista Augusta Lange – è che il reggimento di cui parliamo fosse stato dato al figlio quattordicenne di Tomaso, Emanuele Filiberto “il Muto”, dal Re Luigi XIII, pagato dalla Francia, reclutato in Piemonte. E’ assodato che il nuovo corpo passò entro breve tempo dal comando del padre a quello del figlio Emanuele Filiberto.

Il “Muto” era un giovane intelligentissimo, di bell’aspetto, profondamente incline agli studi. La natura , che lo aveva privato della voce e dell’udito, aveva elargito al primogenito di Tomaso altre preclare doti.

Nato nel 1628 a Parigi, nell’Hotel de Soissons, Emanuele aveva dimostrato, fin da giovanissimo, una forte attrattiva per le questioni militari ed aveva ben presto seguito il padre nelle sue imprese.

Per il giovane Principe fu un emozionante dono diventare proprietario e comandante del reggimento di Carignano (uno dei primi che adottasse una vera uniforme), un corpo divenuto presto famoso, come dimostra la sua partecipazione al noto combattimento del Faubourg St. Antoine, presso la Bastiglia di Parigi, nel luglio del 1652. Fu uno degli ultimi atti della Fronda dei Principi.

Allorché nel gennaio 1656 Tomaso morì, a 60 anni, nel suo palazzo di Torino, il reggimento di Carignano si trovava nelle valli del Delfinato, sopra Oulx, al servizio reale. Il corpo era stato ceduto temporaneamente alla Francia che lo utilizzava nelle frequenti operazioni di guerra o per altre imprese.

Nel 1659 il “Carignano” venne rafforzato dalle compagnie residue del reggimento “de Salière”, così chiamato dal nome del suo comandante. Il Marchese di Salière divenne il comandante effettivo della nuova unità, che fu chiamata “Carignan-Salière”, mentre la titolarità del reggimento continuò ad essere quella del Principe di Carignano, Emanuele Filiberto.

L’abbinamento dei nomi fu iniziativa molto valida, sia per il comandante, sia per il Corpo. Il Marchese de Salière acquisiva lustro nell’aver ereditato un nome tanto famoso; il reggimento, pur gratificato dalla presenza di un comandante di prim’ordine, conservava un titolo noto in tutta Europa.

Nel 1664 il Reggimento partecipò in Ungheria alla famosa battaglia del San Gottardo contro i Turchi e l’inverno successivo stabilì a Fort Barraux, nel Delfinato, il quartiere d’inverno. Là fu raggiunto dall’ordine di Luigi XIV che ne richiese l’immediata partenza per una spedizione nel lontano Canada contro le tribù indiane, alleate degli Inglesi, nemiche della colonia francese.

A questo punto della ricerca le fonti manoscritte ci portano ad allargare l’indagine, ponendo nuovi interrogativi.

Quali ragioni hanno potuto spingere il Re di Francia, Luigi XIV, che da soli quattro anni aveva assunto il potere, a stornare più di un migliaio di soldati dagli intrecci politici e militari da cui era difficile districarsi in Europa, per mandarli a sostenere la difesa della Nouvelle France, composta da poco più di 3000 persone, situata nel lontano Nuovo Mondo?

Con quali mezzi quei pochi coloni analfabeti, sostenuti da alcuni religiosi e dall’Intendente generale riescono a convincere la monarchia francese dell’importanza del controllo di quelle immense regioni nel nord del continente americano?

Le richieste di aiuto della colonia vennero sostenute da più parti: Pierre Bouchet, governatore di Trois Rivière, presentò una documentazione, sotto forma di libro, piena di suggestioni, in cui decantava il Québec come regione ricca di risorse naturali, non solo miniere foriere di chissà quali ricchezze, ma persino di vigne e quindi produttrice di vino eccellente! Un’ottima prospettiva, quella offerta dal Canada, che contrastava con la difficile situazione economica europea2. Anche la Chiesa, soprattutto attraverso l’opera dei Gesuiti missionari in Canada, seppe suggerire, con l’auspicio della diffusione della cristianità in un mondo di crudeli selvaggi, ragioni molto convincenti3 .

Si aggiunga al coro di richieste anche l’aspetto economico, sostenuto dalla Compagnia dei Cento Associati che aveva avuto dal ministro Richelieu la concessione del controllo del commercio4. Vi era inoltre il bisogno della Francia di affermare il suo ruolo di grande potenza anche nella conquista del Nuovo Mondo senza competere troppo direttamente con le altre nazioni.

Mentre gli Inglesi e gli Olandesi, armi alla mano, si stavano affrontando lungo l’Hudson, la Francia vide l’opportunità per rafforzare la sua presenza nelle regioni più a nord, lungo il fiume San Lorenzo, dove era già fiorente e lucroso il commercio delle pellicce5.

Dopo un accurato esame sulle allettanti prospettive della Nuova Francia, il Re decise che era arrivato il momento di controllare direttamente la situazione della colonia: creò un Consiglio speciale, composto dall’Intendente Talon, dal Governatore Courcelle, dal comandante delle truppe Tracy, ai quali affidò pieni poteri nell’amministrazione, nella giustizia, nell’ordine pubblico e nel commercio.

Si riconobbe inoltre l’imperiosa necessità di sconfiggere le tribù Irochesi ed ottenere una pace duratura che consentisse lo sviluppo dei possedimenti francesi d’oltreoceano6.


La parte militare della missione venne affidata al Reggimento Carigna-Salière che fu fatto partire da Fort Barraux alla volta di La Rochelle. Ma qualche capitano delle compagnie cedette alla paura dell’ignoto e lasciò ad altri ufficiali il comando di truppe già fortemente provate dalla lunga guerra e numericamente esigue7.

Il viaggio verso La Rochelle, porto di partenza verso il Nuovo Mondo, fu lungo e travagliato: la mancanza di approvvigionamenti organizzati e la diffusa penuria di cibo provocarono conflitti tra la popolazione e i soldati che furono accusati di violenze8. Il comportamento delle truppe non ebbe conseguenze perché il Re si affrettò a dimostrare magnanimità nel concedere il suo perdono ed impedire che i soldati colpevoli fossero perseguiti, purché potessero raggiungere con tutti gli altri la destinazione prevista9.

A La Rochelle fu l’Intendente generale Talon ad accogliere e organizzare la partenza dei “militari”, molti dei quali arruolati poco prima della partenza da Barraux o durante il viaggio. Egli aveva una chiara strategia per la difesa e il rafforzamento della colonia: assecondare lo spirito di avventura di quei giovani ufficiali e soldati proponendo loro di insediarsi stabilmente nel Québec, con la promessa della concessione di ampi terreni e della possibilità di ottenere anche la signoria su di essi10.

Questa offerta fu molto convincente in un’epoca in cui le frequenti guerre in Europa, le carestie e le epidemie, affamando larghe masse di contadini, rendevano molto precarie le condizioni economiche dei paesi e scarse le possibilità di trovare nuove risorse; solo i più arditi si spingevano verso nuovi confini e alla ricerca di altri centri di commercio.

Le fonti documentarie dell’epoca che raccontano la spedizione sono costituite principalmente dalla corrispondenza ufficiale del ministro Colbert, al quale tutto era riferito dettagliatamente, dall’Intendente Talon e dal Marchese di Tracy, comandante generale. Non meno importanti, per la ricchezza di particolari e per il diverso intento di chi le scrive, sono le relazioni dei Gesuiti ai padri Superiori e le lettere delle Religiose, come Marie de l’Incarnation, che avevano scelto il difficile compito di fare le missionarie a sostegno degli infermi e per l’educazione delle donne e dei fanciulli11.

Queste due fonti si completano e permettono anche un’interpretazione dei fatti, perché in entrambe si descrive una realtà di propaganda, che ha lo scopo di tener vivo l’interesse della monarchia per la situazione della colonia, sollecitare interventi difensivi, ottenere attenzione, benemerenze e privilegi.

Nella primavera del 1665 si radunarono a La Rochelle un migliaio di soldati del Reggimento di Carignano e altre quattro compagnie comandate dal marchese di Tracy, che arrivavano dalle Antille: in tutto erano 1200 uomini. Fino a maggio, però, non riuscirono a partire per le cattive condizioni del tempo, ma anche in seguito il viaggio si rivelò avventuroso per tutti, soprattutto per le truppe imbarcate sul “S. Sebastian”, che arrivarono a Québec solo a settembre, dopo 117 giorni di traversata12.

Per affrontare un viaggio transoceanico occorreva molta audacia e una grande disperazione da lasciarsi alle spalle; lo stesso comandante generale Tracy arrivò a Québec molto provato, tanto da non essere in grado di assistere ai festeggiamenti in suo onore. Va detto, per veridicità di cronaca, che una donna non più giovane come la religiosa Marie de l’Incarnation fece, per sua scelta, questo lungo viaggio ben cinque vote per portare direttamente le sue suppliche in Francia e organizzare le spedizioni delle merci necessarie alla colonia.

Al fine di comprendere le capacità in tema di navigazione è risultata particolarmente interessante la visita ad alcuni musei militari del Québec in cui sono raccolti reperti e documenti sulla storia della marineria nel ‘600, con ampi riferimenti e informazioni sulle carte geografiche, sui metodi e gli strumenti di navigazione, sul sistema di individuazione delle rotte, sulla struttura dei vascelli e il loro tonnellaggio e le conoscenze geografiche e ambientali.

Nonostante le difficili condizioni di vita sul battello, per il cattivo stato del mare e le vettovaglie scarse e spesso inutilizzabili, le prime compagnie, appena sbarcate, senza potersi riposare vengono inviate immediatamente lungo il San Lorenzo a costruire strutture difensive13.

Era d’altra parte impensabile che l’arrivo di un migliaio di soldati, maschi ovviamente, potesse essere sostenuto da una colonia che contava su 3000 persone per lo più sparse nelle campagne. Quando le 24 compagnie furono tutte finalmente giunte a destinazione, prese corpo la strategia militare di M. de Courcelle che, nonostante i pareri contrari, diede l’ordine di partenza a 500 uomini per una spedizione punitiva contro gli Irochesi.

Le campagne invernali, in particolare in Canada, non furono certamente facili e questa, organizzata senza nemmeno attendere l’arrivo delle guide indiane, si concluse con un nulla di fato nei confronti dei nemici, ma con numerose perdite tra i soldati (in 60 morirono per incidenti, per fame o freddo).

Risulta che tra le ragioni della scelta del reggimento Carignano fosse anche il fatto che, provenendo da una regione pedemontana, i soldati erano ritenuti adusi a freddo. Ma l’abbigliamento con cui arrivarono a destinazione era largamente al di sotto del minimo richiesto dalle rigidissime temperature invernali; in particolare le scarpe risultarono inconsistenti, nonostante l’ammirazione che le truppe del reggimento avevano suscitato per la divisa che indossavano. La conclusione della prima spedizione proprio per questo fu disastrosa e dimostrò il livello di ignoranza delle condizioni ambientali in cui si operava e la manifesta arroganza del comandante.

L’anno decisivo sarà quello successivo; anche se non si faranno scontri diretti e sanguinosi con gli Irochesi, e le spedizioni assumeranno il carattere di inseguimenti e di ritorsioni sui villaggi abbandonati, i risultati militari della primavera del 1666 saranno determinanti  per convincere gli indiani alla pace, che sarà mantenuta poi per circa vent’anni.

La documentazione sulle vicende del Reggimento si arricchisce di un’altra fonte, oltre a quelle già citate: il diario scritto dal marchese di Salière, comandante del Reggimento di Carignano, che annotò con dovizia di particolari le difficoltà di ambientazione dei soldati, i contrasti netti tra il Comandante del Reggimento e il Comandante generale della colonia e gli aspetti salienti di quel nuovo modo di fare la guerra che era richiesto dalla scarsa conoscenza dell’immensa regione, dalla straordinaria mobilità e capacità di nascondersi nella foresta da parte delle tribù indiane.

L’arrivo in Canada delle truppe ha ampliato la portata della ricerca, che ha individuato altri filoni d’indagine rivolti alla definizione dell’ambito sociale in cui si è sviluppata la colonia, ai rapporti con le tribù indiane amiche e alleate, alle vicendevoli “contaminazioni” nella cultura della sopravvivenza in un ambiente  così ostile, al ruolo fondamentale svolto dalle “filles du Roi”, fanciulle, per lo più orfane e povere, che accettarono di andare in Canada con una dote promessa dal Re per rafforzare  negli uomini della colonia il senso della famiglia e dissuadere i soldati ivi stanziati dal ritornare in Europa o dal diventare cacciatori di pelli nelle foreste, lasciando il paese nuovamente sguarnito e indifeso.

Per verificare se l’opera di persuasione che l’Intendente Talon non aveva mai smesso di portare avanti, con il beneplacito del Re, è sufficiente sfogliare il Dizionario toponomastico del Québec per individuare immediatamente tanti paesi e località che hanno un nome che risale al Reggimento di Carignano (due paesi “Carignano” lungo il fiume Richelieu, un paese Salières) o ai suoi ufficiali e soldati (Berthier, Carillon, Chambly, La Fredyère. Loubias, Lislois, Rougemont, Salvais)14.

Mentre a Torino si raccontano aneddoti e storie fantastiche sulle vicende  del Reggimento di Carignano nel Nuovo Mondo collegandole ai mascheroni indiani con cui il Guarini aveva ornato le finestre del Palazzo Carignano, residenza del Principe Emanuele Filiberto, comandante “onorario” del Reggimento, in Canada, ma nel Québec in particolare, le imprese militari contro gli Irochesi negli anni 1665-1668 venivano raccontate dando la massima importanza  al ruolo svolto da queste truppe, dando però per “scontato” che “le Régiment de Carignan” (così viene quasi sempre citato) fosse francese.

E’ naturale che i coloni pensassero che in loro aiuto fossero venuti dei compatrioti, e, d’altro canto, i soldati parlavano un idioma molto simile!

Soltanto recentemente in Canada sull’origine del Reggimento è stato sollevato un dubbio, proposto in modo interrogativo, per non urtare la sensibilità dei quebecchesi a proposito delle loro origini, dal professor Villata, studioso italiano, professore all’Università Concordia di Montréal15.

Partendo dalla lettura dei nomi dei soldati, contenuti nei volumi scritti dai maggiori studiosi della storia del Québec (B. Sulte, R. Roy, G. Machelosse), egli rileva che già tre risultano piemontesi, come esplicitamente  scritto dagli autori, mentre un’analisi dettagliata degli altri nomi porta alla conclusione inequivocabile sull’origine sabaudo piemontese di molti altri16.

Tenendo conto del fatto che il Ducato di Savoia era costituito dalla Savoia, una parte del Piemonte, Nizza e una piccola parte dell’odierno cantone svizzero del Vaud, e che tra il 1536 e il 1559 il Ducato era stato incorporato dalla Francia e soltanto il valore militare di Emanuele Filiberto lo aveva restituito ai Savoia, non deve stupire né la grafia francese dei nomi, né i soprannomi tipici piemontesi che molti soldati portavano17. Pertanto si può affermare che il Reggimento che arriva in Canada non è composto solo da francesi e che comunque la sua origine è piemontese e rimanda, per un ulteriore approfondimento oltre all’analisi linguistica dei nomi, anche ai sistemi di formazione dei reggimenti, all’arruolamento dei soldati, anche stranieri, al forte problema della diserzione e ai criteri usati nelle riforme militari.

La ricerca fin qui delineata vuole rappresentare, a giudizio degli autori, un invito a condurre una più approfondita indagine in Europa e nel Québec su questo “atipico” Reggimento e sul ruolo che i soldati “effettivamente piemontesi” hanno svolto nella difesa e nello sviluppo della colonia canadese fin dal lontano 1665.

In particolare è emozionante constatare quanti ricordi, a distanza di oltre tre secoli, siano ancora vivi nelle famiglie franco-canadesi che affermano con orgoglio la loro discendenza diretta (anche attraverso i cognomi) da quei coraggiosi saldati.

Note:

1)- Lange A., Disegni e documenti di Guarino Guarini, Torino 1970

2)- La Nouvelle France era divisa in tre governatorati: Québec, Trois Rivières e Montréal. Il Governatore Generale risiedeva a Québec e aveva un rappresentante negli altri governatorati. Il 28 ottobre 1663 venne concesso a Pierre Bouchet il governatorato di Trois Riviéres da parte del Governatore Generale Mézy. Archives Nationales du Quèbec, Québec: Insinuations du Conseil Souverain.

3)- Pére Le-Jeune avverte Luigi XIV che, se non verrà in aiuto della colonia minacciata dalle incursioni irochesi, “perderà un gioiello della sua corona”; Relation de ce qui s’est passé … 1660-61.

4)- La Compagnia dei Cento Associati, fondata nel 1627, si scioglierà nel 1663 proprio a causa delle difficoltà create dalla distruzione della nazione Hurona da parte degli Irochesi.

5)- Ancor prima  che la Nouvelle France fosse stabilmente insediata in Canada, si disegnavano già fra Inglesi, Olandesi e Francesi tensioni territoriali ed economiche, che produssero un’alleanza che sarebbe durata nel tempo: contro gli Irochesi, che avevano stabilito rapporti commerciali con gli Olandesi e poi con gl’Inglesi, La Francia prese le parti di Montagnesi, Huroni e Algonchini, che erano i suoi intermediari nella tratta delle pellicce.

6)- Nel 1663 Luigi XIV fa del Governatore il suo rappresentante personale, dandogli prestigio e autorità, ma restringendone il potere al campo della guerra, alla diplomazia e ai rapporti esterni. L’Intendente diventa invece il responsabile di tutta l’amministrazione civile e il tesoriere, tanto che il Governatore dipende da lui per i finanziamenti.

7)- Archives de la Guerre: Lettre à M. de Saliére, t. 191

8)- Archives publiques du Canada, Ottawa: Mélange de Colbert, 1664-1668.

9)- Archives de la Guerre: Lettre à M. de la Galissonnière, 27.

10)- Archives publiques du Canada, Ottawa: Correspondance échangée entre la cour de France et l’Intendent Talon, 1664-1668, in “Bulletin de l’Acadeémie Delphinale”, tomo VI, 1935.

11)- Le lettere, scritte ad intervalli di tempo regolari, quasi in forma di diario, arrivavano solo tra maggio e ottobre, quando partiva l’ultimo battello per la Francia.

12)- Marie de l’Incarnation, Lettre à son fils, Québec, 30 settembre 1665.

13)- Verney, The good regiment etc, cit. in bibliografia.

14)- Dictionnaire illustré etc, cit. in bibliografia

15)- Villata B., cit. in bibliografia.

16)- Roy et Malchelosse, cit. in bibliografia.

17)- Amoretti G., cit- in bibliografia.

 


A titolo informativo-integrativo segnalo anche il Link :

http://www.lavaladdo.it/images/documenti/DEF_Carignan-Salires_ITA.pdf

 

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Articolo pubblicato il 16/05/2017