Roberta Ragusa – l’assenza del cadavere non indebolisce l’accusa, bensì rafforza il fatto che il marito l’abbia uccisa celando l’omicidio.

La Corte d’Assise d’Appello ha ricostruito l’omicidio - Depositate le motivazioni della sentenza -

Il 31 luglio scorso, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Firenze, hanno depositato le motivazioni della sentenza di condanna a 20 anni di reclusione inflitta ad Antonio Logli, accusato di avere ucciso la moglie, Roberta Ragusa.

 

I giudici sono giunti alla conclusione che gli elementi indiziari a carico di Antonio Logli, sono complementari e convergenti, tali da condurre a risultati di confortante certezza sulla sua colpevolezza.

 

I testimoni sono stati ritenuti attendibili e, in sintesi, decisivi, ai fini della sentenza di condanna a 20 anni di reclusione

Il castello accusatorio regge nella sostanza e, aggiunge la Corte, nella sua relazione dispositiva, che era del tutto illogico e fantasioso pensare a un allontanamento volontario di Roberta Ragusa.

 

Qui non c’è alcuna alternativa di una costruzione diversa della vicenda che possa escludere la responsabilità del Logli, così concludono le 81 pagine del dispositivo. Il movente è di natura economica. La storia con la ventenne Sara Calzolaio, ancora sconosciuta a Roberta, stava generando l’azione legale di divorzio tra i coniugi, ma Antonio ne avrebbe patito le conseguenze, sia di carattere personale che lavorativo, perché molti dei beni, autoscuola compresa, sono di comune proprietà.

Su questo caso e sulle motivazioni della sentenza, sono state fatte interessanti osservazioni, qui di seguito riportate:

 

Enrico Maria Gallinaro (legale famiglia Ragusa): Leggendo la sentenza, si comprende che la Corte d’Assise d’Appello, ha evidenziato, in modo chiaro e limpido, quello che da sempre, è stato l’impianto accusatorio e non solo, ha aggiunto dei passaggi: il movente economico era il movente dominante ma a pagina 80 della sentenza, c’è proprio scritto chiaramente che, comunque sia, non è contestata la premeditazione ma non è detto che questa possibilità di uccidere non si fosse già presentata in precedenza, rispetto al fatto commesso.

 

Non esistendo una condanna giusta o ingiusta ma quella che la Corte ha ritenuto tecnicamente applicabile, a seguito della richiesta, da parte della difesa, del rito abbreviato, in sentenza è stato precisato che non sono state concesse le attenuanti generiche che avrebbero abbassato la pena, riconoscendo il dolo d’impeto che avrebbe lenito la gravità dell’omicidio. Non è stata contestata la premeditazione ma sicuramente, ha detto la Corte, è probabile che ci sia stato un piano organizzativo antecedente al fatto e questo è un aspetto importante, perché rafforza tutto l’impianto accusatorio.

 

Quanto al silenzio del Logli, la Corte parla anche del silenzio, dicendo che il silenzio è un diritto per l’imputato ma la Corte ha titolo per valutarlo.

 

Andrea Biavardi (direttore del settimanale Giallo): Ritengo che se ci fosse stato un dolo d’ impeto, il reo sarebbe stata preso, il cadavere sarebbe stato trovato, ma il cadavere non si trova, non sappiamo che fine abbia fatto e questo ci fa pensare davvero, che ci potrebbe essere stata la premeditazione.

 

Flaminia Bolzan (criminologa): C’è una problematica nella configurazione in senso giuridico della premeditazione. Siccome non sappiamo come sia morta, perché non c’è un corpo, l’elemento ideologico, ossia se Lolli avesse pensato di uccidere la moglie con determinate modalità, non è stato possibile contestarlo: sostenerlo in una motivazione di sentenza sarebbe stato un vulnus. Quindi, la Corte è stata molto attenta nello scrivere la motivazione, escludendo la premeditazione.

 

Elisabetta Cametti (scrittrice): Dimostrare la premeditazione è difficile, ma Logli può anche averci pensato più volte a quella conclusione.

La sua relazione con la Sara Calzolaio è iniziata nel 2004, quindi molti anni prima ma, soprattutto, Roberta Ragusa aveva scoperto la relazione e voleva separarsi ma non sapeva ancora chi fosse l’amante di suo marito.

Che l’abbia scoperto proprio la sera in cui è stato uccisa? Quella sera stava stilando la lista della spesa, una lista della spesa con molte cose e che è stata scritta con due penne di due colori diversi e con una grafia molto nervosa nella seconda parte.

 

Roberta, non avrebbe abbandonato i suoi figli perché lei li amava e non può essere scappata di notte, in pigiama, con le ciabatte, senso cellulare, senza soldi e senza documenti. La sua vita è stata scandagliata e non è emersa nessuna relazione extraconiugale che, in qualche modo, l’avrebbe potuta aiutare a fuggire o a crearsi una vita parallela. 

 

Per quanto riguarda il luogo in cui cercare il corpo, certamente è stato cercato in molti posti.

L’ ipotesi forse più probabile, è che sia stato distrutto in un forno crematorio. Forse addirittura nel forno crematorio del cimitero di Pisa, perché sappiamo che ci fu un consumo di gas anomalo presso quel cimitero, proprio quando era in disuso e proprio nelle ore consecutive alla scomparsa di Roberta.

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Si attenderà quindi, la decisione della Cassazione cui la difesa si rivolgerà a breve per un ricorso, continuando a insistere sull’ipotesi dell’allontanamento volontario, in quanto il corpo non è ancora stato rinvenuto.

All’opposto, le motivazioni della sentenza d’Appello, dicono proprio il contrario:

l’assenza non indebolisce, bensì rafforza il fatto che il marito l’abbia uccisa per celare l’omicidio.

Antonio Logli, intanto, continua lavorare, come amministrativo, presso il Comune di San Giuliano Terme, perché ha vinto una causa civile e quindi è stato riassunto e intanto segue il figlio Andrea presso l’autoscuola.

 

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Articolo pubblicato il 11/08/2018