Gardone Riviera (BS) 82 anni ad oggi, moriva Gabriele D’Annunzio

Un’influencer d’altri tempi

Nato nel 1863 da un’agiata famiglia borghese, moriva il primo marzo di 82 anni fa a Gardone Garda, Gabriele D’Annunzio, scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano. Indimenticabile simbolo del Decadentismo. Studiò in una delle scuole più aristocratiche del tempo e fu una celebre figura della Prima guerra mondiale.
Soprannominato “il vate” cioè “il poeta sacro, profeta”. Cantore dell’Italia umbertina, o anche detto “l’Immaginifico”.

La sua arte fu così determinante per la cultura di massa, che influenzò usi e costumi nell’Italia – e non solo- del suo tempo: un periodo che più tardi sarebbe stato definito appunto “dannunzianesimo”.

Esteta raffinato e di animo nobile fu un grande amatore, un poeta incorruttibile e senza alcun dubbio fu il primo dandy italiano.

Suscitò scalpore e ammirazione tra il popolo romano attraverso la sua attività di reporter di costume, estremamente evocativa e di grande genio stilistico.

L’arte della parola e le sue minuziose attenzioni nel descrivere la mondanità romana e le mode culminarono nell’opera Il Piacere, che esaltò a pieno il suo senso estetico e il suo vivere inimitabile alla costante ricerca del piacere.

Nasceva così lo straordinario stile di D’Annunzio che divenne modello e ispirazione dei salotti mondani della capitale e della moda dell’epoca.

Il suo appellativo “animale di lusso” era chiaro nel guardaroba del poeta, dotato d’impeccabile eleganza e ricercatezza. Anche nel campo della moda, creò uno stile nuovo, di pregiata sartoria italiana, che pose le basi del futuro Made in Italy.

Centinaia di camicie e pigiami di seta, cravatte, cappelli, vestaglie e saio in stile Balzac, smoking, divise militari, paletot a tre bottoni e scarpe di cui sceglieva personalmente i pregiati pellami.

Amava particolarmente la seta, un tessuto etereo che al Vate ricordava la voluttà, il sogno, la sensualità.

Fece realizzare molti fastosi foulard e “vesto magiche” per le sue numerose amanti. Donne mondane, disinibite, raffinate e di sensualità estrema.
Per D’Annunzio vestire le sue “femme fatale” era un vero e proprio rituale di piacere. Curava con attenzione maniacale dettagli, accessori e abiti preziosi con i quali dovevano mostrarsi al suo cospetto.

Era in grado di trasformare donne ordinarie, normalissime, in donne fatate.

Inoltre, esigeva che le sue amanti profumassero di Chanel n.5 e indossassero calze di seta purissima.

Una sola tra loro non accettò questa dittatura del piacere. Si chiamava Eleonora Duse, e incarnava perfettamente l’ideale di donna del grande D’Annunzio.
Nella vita del poeta, fu proprio lei la donna più importante.

Civico20News vuole ricordarlo così oggi, primo marzo, a 82 anni di distanza dal giorno della sua scomparsa: oltre che come grande artista, come l’elegantissimo uomo che fu.

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Articolo pubblicato il 01/03/2020