Torino, la proposta elettorale di Marco Rizzo e del suo rinato Partito Comunista

Intervista al segretario generale del partito, candidato sindaco per la compagine comunista

Novità nelle liste elettorali per queste amministrative 2016. Nell'elenco dei numerosi partiti e candidati a cui si può dare la propria preferenza per eleggere colui (o colei) che saranno i nuovi sindaci di Torino, si aggiunge anche il rinato Partito Comunista.

Tra le sue fila è presente Marco Rizzo, già eletto alla Camera nel 1996, 1998 e 2001 e nel 2004 al Parlamento europeo nelle file di Rifondazione Comunista.

Attualmente ricopre la carica di segretario generale del partito ed è candidato sindaco per la compagine del nuovo Partito Comunista.

Nato a Torino, classe 1959, Rizzo aspira alla carica di primo cittadino spiegando il ruolo del suo partito e delineando con fermezza la sua proposta elettorale.

"Stiamo ricostruendo il partito comunista anche a Torino così come nelle grande città del calibro di Roma, Milano e Napoli nelle quali presenteremo le liste per queste elezioni amministrative. Faremo un operazione di propaganda basata sulla verità politica. Ad oggi i sindaci non hanno praticamente alcun potere perché sono vincolati alla gabbia voluta dall’Unione Europea. Tutte le promesse in campo economico, sociale ed urbanistico sono false in quanto non ci sono risorse sufficienti per esaudirle".

"Per questo motivo- continua Rizzo-  il primo punto del nostro programma è quello di far saltare questo ruolo di capo-fiscali che hanno i sindaci e quello di non accettare il cosiddetto patto di stabilità fortemente voluto dalla UE per bloccare sia gli stati sia gli enti locali. Tantopiù quelli di una grande città come Torino. Siamo l'unica forza politica a portare avanti questa battaglia, non c'è nessun altro".

"La proposta elettorale che presentiamo- prosegue Rizzo- prevede dei punti programmatici imprescindibili quali il lavoro e la critica totale al modello Fiat: ad esempio noi puntiamo ad una produzione non di inquinanti SUV per ricchi ma bensì ad  una politica di produzione di piccole utilitarie elettriche che consentirebbero uno snellimento del traffico. Siamo inoltre contrari al servizio Uber e tutte le privatizzazioni, in quanto crediamo nell' aumento delle qualità dei taxi Noi siamo per la requisizione delle case sfitte solo ed esclusivamente in mano a grandi enti immobiliari che fanno speculazioni".

Per quanto riguarda invece il futuro della città, Rizzo afferma che "Torino non può vedere nel turismo la propria vocazione principale. Qualunque Stato o nazione che gioca il suo pil sul turismo sa che non può superare il 10-12 percento di quella voce. L’Italia non ha materie prime, è un Paese matufatturiero e quindi deve avere un discorso fondamentale improntato sulla programmazione economica. Torino deve ritornare alla vocazione industriale ma in un'ottica diversa, di tipo biosostenibile, che veda l’affidamento ai lavoratori della gestione delle grandi fabbriche e di chi costruisce la ricchezza del Paese di poter decidere quanto, dove e come produrre".


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Articolo pubblicato il 15/03/2016